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Il Mugello che trema e l’impatto su Barberino: l’analisi del geologo Luigi Paoli

MUGELLO – “Si riscontra una frequenza sismica che, considerate le caratteristiche di sismicità della zona, è relativamente normale”: lo dice Luigi Paoli, geologo mugellano, mentre dà un’occhiata al tabulato delle scosse che in queste ore si stanno susseguendo. E ammette: “Certo non è così comune rispetto agli eventi che si sono verificati negli ultimi anni, perlomeno nella percezione della popolazione. Stavolta ci sono state scosse di minore magnitudo che hanno anticipato quella più forte. Prima infatti della scossa principale, quella con magnitudo 4.5 ci sono state perlomeno nove scosse con magnitudo superiore a 2. Dopo quella  di magnitudo 4.5 le scosse cosiddette di assestamento sono normali. Un evento di magnitudo non estremamente elevata ma comunque rilevante, determina una serie di scosse successive “.

Ma cosa è accaduto sotto di noi? “La tipologia del fenomeno -spiega Paoli- si inquadra nella sismicità in Mugello sia per meccanismo focale che è di tipo normale, cioè legato a movimenti e rotture di faglie dirette, sia rispetto alla profondità ipocentrale che si attesta sui 7-9 km, tipica della nostra zona, una profondità non proprio superficiale ma certamente non accentuata. Comunque i dati al momento disponibili non consentono di individuare con certezza la struttura sismogenetica che ha generato questa serie di eventi, che possono essere ricondotti presumibilmente al sistema di faglie di Ronta. Si tratta di un sistema che delimita verso nord il bacino del Mugello, e a questo sistema di faglie  sono riconducibili anche gli eventi recenti di magnitudo analoga che si sono verificati in zona nel 2008 e nel 2009”.

Ma si sta andando verso un esaurimento del fenomeno? “Questa domanda non può avere risposta certa perché la lettura della sequenza non è univoca. Siamo in una fase di una sequenza che presumibilmente vedrà ancora scosse di assestamento. La sismicità del Mugello è nota, e ci si può attendere eventi, ma questo in linea generale, con tempi di ritorno ultracentenari, di magnitudo fino a 6.5  Quello del 1919 fu stimato a 6.38”.

Quindi il suggerimento rimane quello di sempre… “Sì, prima di tutto -nota il geologo mugellano- vanno adottati comportamenti corretti e in primo luogo occorre avere la giusta conoscenza dell’edificio nel quale uno abita, ovvero se ha sufficienti resistenze. Altro aspetto è legato alla natura del terreno, all’ubicazione dell’edificio. I maggiori danni che si sono verificati a Barberino, oltre alla maggiore vicinanza alla area epicentrale, probabilmente sono dovuti al fatto che quella barberinese è una situazione morfologica e sismostratigrafica più amplificante, ovvero l’onda sismica si amplifica in relazione alla profondità del substrato, delle caratteristiche dei sedimenti presenti, dello spessore, quelli cioè che si chiamano effetti locali. Barberino ha una struttura complessa di sottosuolo, c’è la roccia a profondità variabili ma minori rispetto alla situazione che si può avere a Borgo, che ha oltre 200 metri di sedimenti prima di arrivare alla roccia e che gode quindi di una minore amplificazione”.

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 dicembre 2019

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