MUGELLO – La prossima settimana il Parlamento esaminerà un decreto recante norme sul sisma che ha divorato Amatrice e decine di comuni tra il Lazio, le Marche e l’Umbria. L’occasione per ricordare a ciascuno di noi che viviamo in una zona sismica e che i terremoti ci hanno spesso svegliati di soprassalto. Nel ‘500 il castello di Scarperia venne quasi interamente distrutto di fronte a un pellegrino stupitosi per aver visto un carro di fuoco in pieno cielo quasi annunciasse la tragedia. Non era ubriaco. Era solito, nel dramma, scorgere fenomeni leggendari che narravi a corredo di un fatto inspiegabile. Per non rischiare un secondo sisma, Cosimo I pensò bene di punire duramente bestemmiatori e sodomiti, ritenuti responsabili della collera divina. La riprova che al tempo la religione prevaleva nettamente sulla scienza. Nel ‘600 la stessa sorte toccò a diverse comunità indigene, e così nel ‘700 e nel secolo successivo.
Il terremoto che devastò, epicentro Vicchio (nono grado della scala Mercalli), la bassa valle della Sieve risale al giugno 1919. La metà delle case fu distrutta, l’altra metà dichiarata inagibile, i feriti furono 400, i morti un centinaio (almeno il doppio nell’intera zona). Anche Borgo e Dicomano furono travolti. Il Mugello si ridusse a una landa desolata, colpito come fu, oltre che dal terremoto, dalla ‘spagnola’ e dagli effetti nefasti della guerra.
Un anno terribile, il 1919. E meno male che i soccorsi furono rapidi se parametrati ai mezzi del tempo. Furono montate tende da campo, ricollocate le famiglie in luoghi di fortuna, le Misericordie lavorarono alacremente per rimuovere le macerie, assistere i feriti ed evitare la potenziale pestilenza. Decisivi furono, ieri come oggi, l’esercito e il Genio. Tuttavia, fu nella ricostruzione che il Mugello superò se stesso. Per fare in fretta, si affidò a tre blocchi di cooperative: la Rossa, la Bianca, la Verde. Socialisti, popolari, liberali. Una tripartizione da manuale Cencelli, a tavolino, che coinvolse le maestranze di ogni colore politico. La legge aveva maglie più larghe e non c’era nessun Cantone di sorveglianza. Quanto al codice appalti, poi, chi se ne frega. Sta di fatto che le abitazioni furono ricostruite a tempo di record, e così i ponti e le strade. Non solo. Furono applicati anche innovativi criteri di costruzione antisismici.
Immaginati succedesse domani mattina. Le patrie galere traboccherebbero di politici e di cooperatori in quattro e quattr’otto. Già, ma la politica non era così disprezzata. Oddio, qualche segnale si manifestava anche allora. Guarda un po’ cosa si pubblicava su Lacerba: ‘Accidenti alla democrazia impero delle bestie da soma, orchestra di miasmi, concerto di sputi, lurida, sudicia…’. Anni bui bussavano alle porte.
Dimmi la verità: quell’attacco alla democrazia cosa e chi ti ricorda? Cose recenti, naturalmente. Il Ventennio è fin troppo ovvio.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 maggio 2019