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“L’espressione dell’anima”: quattro chiacchiere con lo scultore Massimiliano Generini

BORGO SAN LORENZO – Massimiliano è un ragazzone dai modi molto semplici, sempre con il sorriso sulle labbra e sempre con la battuta pronta. Massimiliano è un’anima diversa, che nel ventunesimo secolo, dopo essere entrato nel mondo del lavoro, ha avuto la forza di rimettersi in discussione, studiare in una delle accademie d’arte più importanti del mondo e diventare un giovane artista. Massimiliano è un pittore, uno scultore ma prima ancora un appassionato del mondo dell’artigianato, di quei mestieri un po’ datati che con maestria ha saputo riconsegnare a Latera ed ai suoi abitanti con una serie di bassorilievi che raccontano proprio quei mestieri (articolo qui).

Come nasce Massimiliano Generini come artista? Perché la carriera che avevi scelto alle superiori era diversa… “Esatto, alle superiori ho studiato per diventare geometra al Giotto Ulivi. Ma fin dalle elementari mi piaceva tantissimo disegnare, e alle medie, mi ricordo, avevo un compagno di classe con il quale competevo per i disegni, ci sfidavamo al disegno più bello. Poi però l’adolescenza, che ti porta un po’ fuori dagli schemi, e anche il gruppo di amici che avrei rischiato di perdere nel caso avessi scelto la scuola d’arte a Firenze, mi portò ad optare per lo studio da geometra a Borgo. A fatica ho portato a termine le superiori, ma nel momento in cui ho finito la scuola, la voglia di disegnare, che non mi aveva in realtà mai abbandonato, è tornata fuori ancora più prepotentemente. La svolta avvenne quando entrò a far parte del gruppo con il quale all’epoca uscivo una ragazza che frequentava l’istituto d’arte, e che voleva fare l’Accademia a Firenze. Le feci vedere i miei disegni, e lei mi spinse ad iscrivermi all’Accademia con lei”.

Tu però in quel momento lavoravi già giusto? “Si, io lavoravo come giardiniere a Latera da Giacomo Tatti. Un altro input grosso a tornare a disegnare me lo diede il pittore Giuliano Paladini, durante un corso al quale partecipai presso la Casa di Giotto. Mi fece veramente tanti complimenti, e anche lui mi incoraggiò a lanciarmi in questo mondo. Stimolato da questa nuova prospettiva e da questo fuoco dentro che mi era tornato, mi buttai. Senza molte aspettative affrontai i test d’ingresso, in quanto l’Accademia è un’università a numero chiuso, e, insperatamente, entrai subito. Per me fu una rivoluzione”.

Da quel momento la strada è stata più in discesa? “Assolutamente no. Il primo anno andavo a scuola ma avevo mantenuto anche il lavoro. Però, conscio che quella era la mia strada, ho affrontato tutto in maniera diversa, anche se nel secondo anno ero entrato un po’ in crisi con la pittura. Ma fortunatamente seguivo altri corsi oltre quello principale di disegno,, che mi hanno cambiato la vita. E devo ringraziare per questo soprattutto il professor Bianchini, con il quale ho fatto il corso di Fonderia”.

Giusto, perché tu sei pittore ma anche scultore “Io sono laureato alla triennale dell’Accademia di Firenze in Pittura. Ma l’Accademia permette di seguire tanti altri corsi, dalla scenografia alla scultura, ed io, che ho sempre avuto una predilezione per le materie manuali e pratiche, mi fiondai subito sulla Scultura e poi su questo corso di Fonderia, nel quale sono entrato anche un po’ fortunosamente, in quanto era già completo, ma un mio compagno di corso mi diede il suo posto. Da lì mi si è aperto un mondo, mettendo insieme le due cose per me fondamentali: l’arte e la manualità. E quel che stavo studiando mi ha affascinato talmente che una volta laureato, mi sono detto: e se provassi ad entrare all’Accademia di Carrara? Così è stato, ho avuto l’accesso ed ora sto facendo la specialistica lì”.

E poi? Quale sarebbe il tuo sogno? “Il mio sogno artistico è quello di continuare ad indagarmi, a cercare chi sono e ad esprimerlo attraverso la mia arte. Per quanto riguarda la mia professione, mi piacerebbe diventare un professore accademico, così avrei modo di confrontarmi quotidianamente con persone che si devono formare ma anche persone che hanno formazioni ed esperienze diverse dalla mia, per continuare a crescere nel mio percorso artistico”.

Andrea Pelosi (foto: Antonio Annoni)
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 dicembre 2019

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