SCARPERIA E SAN PIERO – La fondazione delle “terre nuove” fu senza dubbio il simbolo inconfutabile della politica di espansione cittadina intrapresa nel territorio a nord di Firenze all’inizio del XIV secolo.
Dopo l’estenuante lotta contro gli Ubaldini e l’Acquisto del loro castello di Montaccianico fu avviata la costruzione di Castel San Barnaba nel luogo detto “la Scarperia,” secondo una concezione civica che ricalcava apertamente l’identità cittadina.
Nelle prime decadi del Trecento, insieme al Palazzo dei Vicari, iniziarono a comparire nel castello altre strutture indispensabili al futuro della comunità. Di rimpetto al Palazzo del Vicario, sul lato opposto della piazza, nasceva nel 1324 il Convento degli Agostiniani intitolato a San Barnaba.
Edificato per concessione pontificia il cenobio degli eremitani fu da subito apprezzato per la sua opera di carità popolare e soprattutto per le molteplici affinità che quell’Ordine aveva con la politica fiorentina.
Il 27 luglio del 1324, Fra Ventura agostiniano di San Barnaba, istituiva la Compagnia della Madonna di Piazza sotto il titolo della Natività di Maria, organismo laico rimasto attivo fino alle soppressioni leopoldine avvenute nel 1748.
La Compagnia accoglieva iscritti da ogni strato sociale ed operava in modo armonico secondo principi di grande solidarietà sociale e cristiana. Oltre l’assistenza spirituale per gli associati defunti le peculiarità del sodalizio volgevano alla distribuzione delle elemosine e del pane ai poveri, l’assegnazione delle doti e l’istruzione dei fanciulli, l’assistenza costante di un medico per i popolani indigenti.
Alla Compagnia di Piazza era affidata inoltre la gestione dei due “hospitali” posti appena fuori le mura del castello, ormai riferimento sicuro dei pellegrini che percorrevano la strada diretta in Appennino o verso Firenze.

Il sodalizio aveva sede in un modesto oratorio ancor oggi presente sul lato meridionale della Piazza dei Vicari, sull’angolo con Via San Martino. Un edificio dalle dimensioni contenute ma di grande importanza per la comunità, al suo interno infatti, si svolgeva la cerimonia solenne per l’investitura dei Vicari ai quali giuravano fedeltà ed obbedienza i Podestà del Vicariato.
Attualmente la facciata dell’edificio mostra caratteri estetici di gusto rinascimentale, con due portali laterali e finestrone centrale dotato di inferriata, un aspetto probabilmente ben diverso da quello originale. Tracce ancora presenti all’interno della piccola aula e studi compiuti da storici del nostro tempo condurrebbero a considerare una struttura primitiva chiusa sul fondo e munita di una loggia a tre campate aperta sulla piazza secondo l’uso cittadino, probabilmente proposta come spazio pubblico destinato non solo alla pratica religiosa ma anche a finalità di carattere civico.

Per questo semplice luogo di culto dalle molteplici funzionalità i confratelli ebbero necessità di procurare un’immagine sacra da collocare sopra l’altare. Un’antica leggenda narra di un dipinto raffigurante la Madonna in trono con il Bambino ritrovato sul fondo del pozzo un tempo presente al centro della piazza davanti all’oratorio. In realtà, l’opera ancora visibile sul piccolo altare della cappella sembra identificarsi nei canoni estetici della cultura figurativa fiorentina del periodo, un’immagine di grande intensità emotiva tesa a stimolare profondamente la devozione popolare.
Le qualità assistenziali profuse in ogni attività amplificarono progressivamente il prestigio ed i valori del sodalizio moltiplicandone il numero degli iscritti.
Nel 1448 ad esempio, accanto all’ hospitale per i pellegrini detto “di sotto o di fuora” perché esterno alla Porta Fiorentina, gli huomini della Compagnia avevano eretto un piccolo tabernacolo, poi munito di un’immagine a fresco della Madonna col Bambino. Il luogo divenne metà di grande sacralità dopo il terremoto del 1542, in seguito agli eventi miracolosi attribuiti all’immagine mariana che custodiva. E fu ancora la Compagnia di Piazza a provvedere per l’ampliamento di quel luogo di preghiera che poi avrebbe preso il nome di Oratorio della Madonna dei Terremoti, ancor oggi simbolo di rifugio e protezione per tutti i popolani di Scarperia.
A celebrare la magnificenza e l’opera della Compagnia contribuì anche il grande Andrea del Castagno che attorno il 1446 dipinse a fresco, sopra la porta del Palazzo dei Vicari, una “Carità ignuda molto bella,” già perduta però appena un secolo più tardi.
Nel 1484 si iniziarono radicali lavori per la ristrutturazione dell’oratorio della Madonna di Piazza. L’edificio fino a quel momento costituito da un unico ambiente a terreno fu munito del piano superiore, indispensabile per la dimora di un custode. La facciata ebbe un nuovo aspetto per il tamponamento della loggia a tre campate sostituite ora dalla grande finestra con inferriata e dalle tre bifore al piano superiore.
Altri interventi conservativi furono necessari dopo il terremoto del 1542 che aveva danneggiato seriamente le volte a crociera della cappella.
Il decreto granducale emesso da Pietro Leopoldo nel 1748 determinò l’epilogo delle congregazioni religiose in tutta la Toscana e da quel momento l’oratorio della Madonna di Piazza fu annesso all’adiacente propositura dei SS. Jacopo e Filippo.
Caduti dunque gli scopi originali di assistenza, l’oratorio è rimasto fino ai nostri giorni uno dei luoghi più amati dai paesani, uno spazio di preghiera fruibile in ogni momento della giornata, tutore pregevole di un frammento significativo della storia di Scarperia.


La piccola aula ha forma rettangolare allungata coperta da tre volte a crociera con vele completamente affrescate da Urbano Tedesco e ormai in forte deperimento.
Un’elegante struttura in pietra di gusto tardogotico, sorretta da colonnette tortili, accoglie l’immagine sacra che ha dato il nome all’oratorio.
Ad un primo esame può sorprendere la collocazione anomala del manufatto addossato alla parete lunga dell’aula, ma la sua posizione perfettamente contrapposta alla finestra aperta sulla piazza offre un chiaro esempio del costume e dell’uso devozionale di un tempo che offriva l’opportunità di uno sguardo o di una prece anche dall’esterno.

All’interno del tabernacolo si colloca una raffinata cornice in bassorilievo realizzata per accogliere la splendida tavola trecentesca della Madonna in trono con il Bambino. Il pregevole manufatto marmoreo si caratterizza per gusto estetico e qualità di esecuzione che richiamano decisamente ai modi e allo stile dei maggiori scultori fiorentini attivi nella seconda metà del Quattrocento.



Particolarmente eleganti i due vasi di gigli laterali al di sopra dei quali prende forma una sequenza di cherubini che sale fino a cingere la colomba dello Spirito Santo posta nella chiave dell’arco. Nella lunetta sottostante è la figura del Padre Eterno benedicente ed in basso, sulla predella, i simboli di Giovanni e Marco Evangelisti.
Al centro di questo candido scrigno, un tempo probabilmente decorato ad oro, si colloca il celebre dipinto della Madonna di Piazza.
Considerata inizialmente di scuola giottesca e prossima allo stile di Taddeo Gaddi, l’opera nuovamente studiata è stata attribuita definitivamente a Jacopo del Casentino che l’avrebbe dipinta tra il 1347 ed il 1349. Poco dopo attorno al dipinto fu costruito un primo tabernacolo sostituito più tardi da quello attuale a baldacchino.


Nella parte inferiore, sui lati esterni alla cornice di marmo, sono le figure a fresco di due angeli dipinti da Urbano Tedesco nel 1484.
Nelle prime decadi del Novecento l’edificio è stato munito del livello più elevato cui sono seguiti periodici interventi conservativi e di restauro gli ultimi dei quali hanno interessato il ripristino del paramento esterno e degli strati di copertura.
Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 febbraio 2025
1 commento
Ancora un bellissimo documento.
Complimenti