Maurizio Vigiani, operaio mugellano e senatore
BORGO SAN LORENZO – È una storia d’altri tempi, forse anche di altra umanità. Protagonista è un operaio nato a Borgo San Lorenzo più di un secolo fa, nel maggio del 1905. Si chiama Maurizio Vigiani.
Era un bambino quando l’Italia colonialista sbarcò sulle coste di “Tripoli, bel suol d’amore”, ed era ragazzo quando l’Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale. Era un giovane quando il fascismo prese il potere, e molte vicende avrebbe dovuto ancora affrontare nella vita, come tutta quella generazione di italiani.
All’inizio dello scorso secolo il Mugello era contadino e mezzadrile, e Vigiani si formò secondo i principi dell’educazione cattolica. La passione civile e sociale lo coinvolse fin dalla giovinezza. Il fermento del mondo cattolico dopo le prime encicliche sociali stava generando all’indomani della conclusione della Grande Guerra una nuova spinta verso un impegno diretto ed organizzato dei cattolici in politica, e Vigiani volle esplorare questo nuovo sentimento civile partecipando a qualche iniziativa fiorentina del Partito Popolare fondato da don Luigi Sturzo.
Nelle elezioni del 1921, quando Vigiani aveva 16 anni, i Popolari raccolsero nel Mugello un consenso significativo, superiore alla media del collegio fiorentino. Si pensi che a San Piero a Sieve i Popolari ottennero il 48% dei voti, a Scarperia il 46%, a Barberino di Mugello quasi il 45%.
Ma appena un anno dopo il fascismo s’impose in Italia con la marcia su Roma, e per la famiglia Vigiani iniziarono non pochi problemi a causa della loro identità cattolica e antifascista. Maurizio insieme alla nascente passione politica si interessava sempre più al mondo del lavoro, al movimento sindacale, alle cooperative. Una predilezione che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita.
Alla fine degli anni Venti Vigiani si trovò nella condizione di dover trovare un’occupazione: le necessità della famiglia e sue personali imponevano di portare a casa qualche soldo. Così, grazie all’intervento dei padri Domenicani, trovò lavoro a La Spezia presso la Odero-Terni-Orlando, e non tornò a Firenze che nel 1935 quando riuscì ad entrare alle Officine Galileo.
Il fascismo stava portando l’Italia nella guerra in Etiopia e nella Seconda Guerra Mondiale. Maurizio Vigiani però la sua scelta di campo l’aveva già fatta. Si tenne in contatto con gli ambienti della resistenza antifascista fiorentina, del mondo sindacale e politico cattolico, tanto da partecipare alle prime iniziative della Democrazia Cristiana appena nata in clandestinità, delle ACLI sorte nel 1944, e del sindacato unitario della CGIL all’interno della quale l’operaio di Borgo San Lorenzo si collocava nell’ambito della corrente cristiana.
Gli anni tumultuosi della Liberazione e della fine della guerra segnarono il definitivo impegno politico e sindacale di Vigiani. Insieme al lavoro alle Officine Galileo si aggiungeva sempre più il lavoro nella DC, nelle ACLI e nel sindacato, tanto che nel 1948, nelle prime elezioni politiche della nuova Repubblica, Vigiani si candidò per la DC al Parlamento nel collegio senatoriale di Firenze III, che comprendeva tutto il Mugello e parte della città di Firenze.
La battaglia elettorale del 18 aprile 1948 fu combattuta da Vigiani in una terra che si rivelava sempre più ostile alla Democrazia Cristiana. Ma il ’48 fu un’ondata che travolse tutto, la DC di Alcide De Gasperi vinse nettamente il confronto con il Fronte social-comunista, e Vigiani divenne senatore della Repubblica. Da operaio a senatore.
Il significato storico di quella elezione non deve essere dimenticato. Il Senato è l’assemblea che ha svolto un ruolo speciale nella secolare storia italiana. Nell’antica Roma la sua autorevolezza garantì la sua continuità in tutti gli ordinamenti che nei secoli si sarebbero succeduti (regno, repubblica, impero). Nel Regno d’Italia, dopo il Risorgimento ottocentesco, il Senato veniva nominato dal Re ed era composto da aristocratici, da alti magistrati, dalle alte sfere dell’esercito. Fu con la Repubblica che il Senato divenne elettivo, e che un operaio del Mugello avrebbe potuto farne parte.
Ecco perché la vicenda di Maurizio Vigiani, operaio e senatore, è una testimonianza che merita la nostra memoria.
Francesco Butini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 febbraio 2019