“Muoio per te”, l’ultimo libro di Riccardo Nencini dedicato a Matteotti
BORGO SAN LORENZO – Lunedì 22 luglio si è tenuta, alla biblioteca di Ronta, la presentazione dell’ultimo libro di Riccardo Nencini, “Muoio per te”, dedicato a Giacomo Matteotti.
Il libro fa seguito ad un primo testo, “Solo”, edito nel 2021 sempre da Mondadori, che ha come protagonista lo stesso leader socialista, ucciso per mano fascista un secolo fa, il 10 giugno 1924. La serata è stata molto partecipata e avvincente, anche per la passione con la quale Nencini, stimolato anche dalle domande del conduttore Matteo Lucii, ha illustrato questo suo lavoro di ricerca, passando in rassegna anche alcune donne, compagne di esponenti politici di spicco che come Velia, la moglie dello stesso Matteotti, sono state dimenticate dalla storia.
Mi riallaccio all’articolo circostanziato di Cosetta Chiavacci (articolo qui), che ben descrive i contenuti della serata, per focalizzare su due dei tanti stimoli che l’autore ha dato durante la sua trattazione. Il primo, da mugellana e da appartenente a un gruppo che sta approfondendo anche quel periodo storico nell’ambito di un progetto finalizzato a celebrare l’80’ anniversario della liberazione dal nazifascismo (articolo qui), riguarda proprio la considerazione di Nencini sulle origini di quella violenza di regime che si riversò su Matteotti, come su tante persone meno note.
Questo, infatti, ci riporta al sanpierino Francesco Giunta, convinto fascista della prima ora, che fu inviato da Mussolini a capo del partito di Trieste, dove nel luglio del ‘20 fu incendiato l’hotel Balkan, considerato il primo atto squadrista organizzato. Giunta, che poi vestirà i panni di segretario del PNF, e di parlamentare, era figlio del dr Antonino, per tanti anni medico condotto di San Piero a Sieve, e molto vicino alla contessa Marianna de Cambray Digny, proprietaria della tenuta agricola di Schifanoia.
Proprio dalla villa di quest’ultima, il 10 dicembre 1920, partì una squadra fascista proveniente da Firenze, per dirigersi ai poderi di Pianvallico, con lo scopo di sedare la rivolta dei contadini che per protesta avevano issato la bandiera bianca, freddando con un colpo di pistola l’anziano Giovanni Sitrialli, uno dei primi morti ammazzati a seguito di spedizioni punitive. Una violenza dunque, quella perpetrata su Matteotti, che era in atto da anni, e che aveva avuto come teatro anche il Mugello.
Poi, proprio sul finale della presentazione, una domanda su quale sia il messaggio che dalla figura di Matteotti possono trarre oggi i più giovani, ha ben sollecitato la risposta: un esempio di uomo convinto delle sue idee e disposto a lottare fino in fondo per sostenerle, non per se stesso, ma per difendere i valori democratici di un intero popolo. E, com’è stato per lui, se il pensiero è lucido, e forte la convinzione di stare dalla parte giusta, essere fuori dal coro talvolta e’ condizione necessaria.
Elisabetta Boni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 Luglio 2024