Propositura dei Santi Jacopo e Filippo
SCARPERIA – L’attuale propositura dei Santi Jacopo e Filippo era, fino al 1808, la chiesa conventuale agostiniana di San Barnaba. Proprio in quell’anno, in seguito alle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi, gli agostiniani furono allontanati e l’edificio religioso assunse il titolo e la funzione di chiesa parrocchiale intitolata ai santi Jacopo e Filippo, trasferiti dalla vicinissima antica sede, poi trasformata in oratorio della Compagnia della Trinità. Dunque, la chiesa dei Santi Jacopo e Filippo viene fondata, assieme all’attiguo convento, intorno al 1324 dagli agostiniani sotto il titolo di San Barnaba, con l’intento di procurarsi, all’interno del borgo di Castel San Barnaba (poi divenuto Scarperia), fondato dai fiorentini solo qualche anno prima (1306), con l’intento di procurarsi una tappa intermedia nel percorso tra Firenze e Bologna ai frati che si spostavano tra le due città, sedi di altrettanti, importanti conventi agostiniani. Durante i secoli, il convento e la chiesa di San Barnaba ospitarono numerosi importanti esponenti degli agostiniani e furono oggetto di donazioni da parte dei cittadini di Scarperia. La chiesa è stata ampiamente restaurata e ristrutturata nel corso del tempo, soprattutto negli anni 1870-71, ad opera dell’architetto Mario Falciani e, successivamente, nel 1929-1932, quando, tra l’altro, ebbe una nuova facciata ed un nuovo campanile in stile purista e neogotico. L’interno, malgrado gli interventi otto-novecenteschi, mantiene, nel complesso, la pianta originaria, ad aula predicatoria, priva di transetto, conclusa da un grande coro centrale, caratterizzato da una volta a vele costolonate, di chiaro impianto gotico, affiancato da due cappelle laterali. All’esterno, è ancora oggi leggibile il profilo di una finestra ogivale (forse una bifora), tamponata, che si apriva nell’abside gotica della chiesa. Purtroppo, all’interno, il grande vano della chiesa non mostra più l’originaria decorazione pittorica che doveva ricoprirne le pareti, secondo il principio della “Biblia pauperum”, vale a dire l’uso delle chiese degli ordini mendicati di decorarle con cicli di affreschi con storie sacre, destinate ad essere mostrate e commentate ad edificazione dei fedeli, molto spesso analfabeti, con la logica della educazione per mezzo delle immagini. Degli affreschi che dovevano illustrare le pareti della chiesa, resta attualmente visibile solo un piccolo frammento sulla parete destra. A destra della facciata, un breve andito introduce nel vasto chiostro dell’antico convento agostiniano, circondato da un arioso loggiato, il cui lato verso la chiesa è sorretta da quattro colonne con capitelli fogliati e figurati, di gusto trecentesco. Interessante è il primo capitello da destra, i cui angoli presentano una testa mostruosa con mitria episcopale: potrebbe trattarsi di una raffigurazione volutamente polemica da parte degli agostiniani nei confronti dell’episcopato accusato di corruzione. I restanti tre lati del chiostro presentano dei capitelli ionici di squisito gusto quattrocentesco, analoghi a quelli riscontrabili in analoghi edifici fiorentini come il chiostro di sant’Antonino nel michelozziano convento di San Marco.
Contatti
Via San Martino 28, Loc. Scarperia – Scarperia e San Piero 333 3100273 – 055 8430099 (don Francesco Chilleri)
Opere
Affresco – Bicci di Lorenzo (sec XV)
Crocifisso del Sansovino (sec XV)
Madonna col Bambino di Benedetto da Maiano (sec XV)
Tabernacolo di Domenico Rosselli (sec XV)
Madonna Annunciata (sec XV – XVI)
Altare con dipinto di Mirabello Calori (sec XVI)
Altare con dipinto del Cosci (sec XVI)
Crocifisso (sec XVI)
Altare con dipinto di Matteo Rosselli (sec XVII)
Altare e tela di Matteo Rosselli (sec XVII)
Balaustra (sec XVIII)
Foto interni ed esterni
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