BORGO SAN LORENZO – L’Ing. Fausto Giovannardi apre un altro cassetto dei suoi lavori, e dà un interessante contributo alla storia locale, nell’ottica particolare dell’architettura e dell’edificazione di spazi pubblici in Mugello. Stavolta ci parla della Pretura in via Aldo Moro, e ricorda anche l’ingegnere borghigiano Giancarlo Margheri.
Parlare della Pretura di Borgo San Lorenzo, mi fa sempre piacere … è un ricordo che profuma di gioventù. Ero infatti un giovanissimo ingegnere, quando fui chiamato dal sindaco Bruno Panchetti a dirigere l’Ufficio tecnico di Borgo San Lorenzo, ed uno dei primi lavori in cui fui coinvolto fu il completamento della Nuova Pretura.
Borgo San Lorenzo, dall’unità d’Italia, era sede di Pretura, che allora si trovava in Piazza del Popolo. Franco Roberti, che nel 2013 diventerà Procuratore Nazionale Antimafia, era il Pretore e gli succederà Emma Cosentino, primo pretore nella nuova sede.
L’edificio era al grezzo delle strutture e tamponato ed il mio lavoro fu portalo a completamento, ma senza meriti particolari.
Le strutture erano state collaudate dall’ing. Vasco Banchi di Scarperia, con verbale del 27 luglio 1976. L’edificio è formato dall’unione di due parallelepipedi rettangolari, incastrati per metà del rispettivo lato corto e con diversa altezza totale e d’interpiano. Quello a nord ha il piano terra a pilotis, caratterizzato, oltre che per la presenza dei pilastri di forma circolare, dalle travi che, incrociandosi, formano un tema a “losanga” sull’intradosso del solaio sovrastante. Al piano primo si accede da una scala esterna, in struttura metallica, ubicata sul lato est.
Il progetto, redatto a partire dal 1962 era del mio predecessore: l’ing. Giancarlo Margheri di Borgo San Lorenzo. Rimasi subito sorpreso da questo grande solaio a losanga, che lasciava libero tutto il piano della sala udienze, con i pilastri tondi di calcestruzzo bianco. Segni di un progettista di un alto livello. Fu così che presi contatto con il lavoro di Giancarlo Margheri, di cui poi sono diventato amico.
Terminati i lavori, l’inaugurazione ufficiale si tenne sabato 17 gennaio 1981 e 17 saranno gli anni in cui rimarrà aperta, perché con il D.L. 19 febbraio 1998, n. 51, la Pretura di Borgo San Lorenzo venne abolita e la sua competenza territoriale passò alla Sezione di Pontassieve, divenuta con lo stesso Decreto Sezione distaccata del Tribunale di Firenze. Sono le riforme, il nuovo che avanza, la modernità, la globalizzazione.
L’edificio era vuoto. Il Comune, doveva trovargli una destinazione. Dopo varie vicissitudini vi hanno trovano posto una scuola materna, la Protezione Civile ed infine, al piano primo, la Scuola per infermieri. Quando la Protezione Civile si spostò in una sede più adeguata, il Comune decise di chiudere il porticato ed ampliare la scuola materna. Siamo nel novembre 2006 e fui incaricato dal Comune di Borgo San Lorenzo della progettazione e relativa Direzione dei Lavori del progetto di “Ristrutturazione e Ampliamento della Scuola Materna, Ex Pretura, di Via Aldo Moro”.
Erano gli anni successivi al terremoto che portò al crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 bambini e una maestra ed all’emissione delle Ordinanze della Protezione Civile per la verifica sismica degli edifici esistenti. Preso atto che l’edificio era stato oggetto di una preliminare verifica della vulnerabilità sismica, limitata all’esame della resistenza dei materiali ed alle caratteristiche sismiche della zona, con mio figlio Enrico, ingegnere sismico pure lui, appena entrato nello Studio Giovannardi e Rontini, decidemmo pertanto di cercare la possibilità di un miglioramento sismico dell’edificio. Riuscimmo a farlo utilizzando accuratamente i fondi disponibili ed il ribasso d’asta della gara. Ma andiamo per ordine.
Il progetto riguardava le opere di ampliamento della scuola materna “Collodi”, attraverso l’utilizzo dello spazio a pilotis e degli spazi del piano terra precedentemente utilizzati dalla Protezione Civile, che decidemmo di realizzare con tamponature con pareti a secco (cartongesso e cappotto) che non interferivano nel comportamento strutturale dell’edificio, e l’esecuzione dei lavori per il miglioramento sismico dell’intero edificio. Considerate le caratteristiche dell’intervento generale e la situazione al piano primo in cui le pareti esterne risultano essere poste all’esterno delle maglie dei telai, si è individuata come una buona soluzione quella di un miglioramento sismico attraverso l’utilizzo di controventi dissipativi: una tecnologia all’avanguardia che permette di fare interventi poco invasivi e reversibili, operando quasi a secco e quindi con la possibilità di intervenire sull’edificio per poco tempo.
Questo tipo di intervento, uno dei primi in Italia, ha suscitato forte interesse come valida alternativa ad interventi mento di tipo tradizionale e combina efficacemente gli effetti benefici prodotti da differenti strategie di protezione sismica: i vantaggi dell’impiego del controvento metallico (leggerezza, rigidezza, duttilità, facilità di montaggio e reversibilità dell’intervento) sono infatti uniti a quelli del dispositivo viscoso (incremento della capacità dissipativa con conseguente riduzione del danno sismico). Ne consegue un sistema in grado di rispondere ai requisiti essenziali della progettazione sismoresistente: elevata resistenza per terremoti medio-deboli, elevata duttilità per terremoti catastrofici. La dissipazione energetica consiste nell’inserimento, in apposite posizioni della struttura, di dispositivi (dissipatori), in grado di “attrarre” e concentrare su se stessi gran parte della dissipazione dell’energia trasmessa alla struttura dal sisma (trasformandola in calore). Dissipazione che in assenza di essi, viene attuata dagli elementi strutturali con il conseguente danneggiamento o addirittura collasso degli stessi.
L’intervento ha previsto l’inserimento in otto telai di cemento armato, ad ogni piano, di controventi metallici dotati di un sistema di dissipazione, progettati appositamente per il caso in oggetto e costruiti in officina. Mentre le piastre di base ed i diagonali sono del tipo tradizionale, il sistema di raccordo e dissipazione superiore è stato progettato per il caso specifico. Ogni carter contiene 2 dissipatori Jarret BC1GN (acquistati negli USA), posti ai lati opposti della piastra centrale del controvento, per agire nei due sensi.
La verifica numerica è stata fatta applicando al modello matematico l’azione di 7 accellerogrammi e la risposta è stata valutata mediante analisi dinamica con integrazione al passo, in campo lineare e non lineare.
Le travi sono risultate tutte verificate, mentre vi erano 5 pilastri non verificati a pressoflessione deviata, che sono stati riportati in campo elastico, senza alterazione significativa della rigidezza, rinforzandoli con una incamiciatura in acciaio, con angolari metallici posti a tutta altezza agli spigoli, opportunamente calastrellati ed ancorati con connettori , ottenendo con ciò anche una positiva azione di confinamento.
Il progetto principale è stato approvato nell’agosto 2009. I lavori hanno avuto inizio nel luglio 2010 e sono terminati dopo un anno, nel luglio del 2011.
A fine lavori si è avuta la conferma dell’economicità e velocità di esecuzione di questa soluzione, il cui costo è risultato pari a meno del 50% del costo medio delle soluzioni tradizionali. È stato comunque il lavoro di squadra che ha permesso di ottenere questi risultati. In particolare vanno ricordati il RUP ing. Emanuele Grazzini e gli ingg. Giancarlo Fianchisti e Luca Gori dirigenti dell’Ufficio del Genio Civile di Firenze, che hanno creduto in questa soluzione originale.
Nel concludere mi piace ricordare di nuovo Giancarlo Margheri (1929-2021) a cui questo lavoro piacque molto, “…gli avete messo gli ammortizzatori”, perché rispettava il suo progetto adeguandolo ai tempi moderni e garantendogli un futuro.
Giancarlo si era laureato nel 1955 a Pisa ed uno dei primi lavori che fece furono le strutture del “grattacielo” di suo padre e dei suoi nove fratelli della ditta Margheri, dove ha abitato per tutta la sua vita. Disegnava a mano libera e progettava con classe ogni cosa a cui lavorava. Non si fidava dei calcolatori e voleva sempre verificare con il suo “senso statico” se i risultati tornavano realmente o erano solo numeri …
Tanti sono i suoi progetti ed il suo grande archivio, che i figli Andrea ed Angela, stanno sistemando. Qui voglio solo ricordare la sede della Heron Parigi a cui lavorò con Paolo Parigi.
Fausto Giovannardi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – Settembre 2023