I restauri agli affreschi dell’oratorio di Santa Cristina a Bordignano
FIRENZUOLA – Come già segnalato il 7 agosto scorso su Il Filo, in occasione della prima domenica del mese il parroco di Bordignano, don Giorgio Badiali, ha organizzato una festa liturgica nel piccolo oratorio di Santa Cristina per condividere l’inizio dei restauri atti a recuperare i lacerti di affresco conservati all’interno del piccolo edificio di culto che gode di una certa rinomanza. Alla presenza del sindaco di Firenzuola e di centinaia di fedeli ed appassionati, è stata presentata la prima parte del recupero e reso noto il programma degli interventi successivi che saranno curati dalla restauratrice Loredana Di Marzio della ditta La Fenice di Imola sotto la tutela della Soprintendenza unica di Firenze, con i contributi della Fondazione della Cassa di Risparmio di Firenze e il coordinamento di Emilio Prantoni, studioso esperto del territorio e promotore dell’iniziativa.
Il piccolo fabbricato, risalente al secolo XIV, conserva ancora buona parte della sua muratura originaria e due monofore con arco a sesto acuto. Grazie ad un pronto intervento effettuato nel 2016, furono rinvenuti parti affrescate sulla parete absidale centinata in grave stato di degrado e scalfiti da martellature per far aderire nuovi intonaci. Raffigurano al centro una Crocifissione e ai lati delle monofore due figure, la più integra delle quali è una Madonna. Mentre il Cristo risale con ogni probabilità agli inizi del Quattrocento, e quindi seguente alla costruzione, la figura di Maria risulta su uno strato di intonaco ancora posteriore; mostra di fatto elementi stilistici fra Cinque e Seicento evidenti nelle pieghe mosse e abbondanti delle vesti.
In questa prima fase è inoltre emersa la sezione superiore di un volto, all’altezza di quella della Vergine e ad un livello di intonaco pari a quello della Crocifissione. Ciò indicherebbe la presenza di altre figure quattrocentesche ed ha spinto la Soprintendenza, in accordo con la Curia arcivescovile, a chiedere l’asportazione dei lacerti cinque-seicenteschi mediante lo strappo e il rimontaggio su nuovi supporti. Tale azione non solo può preservarne la leggibilità ma potrebbe abbellire le pareti laterali interne dell’oratorio, rimaste ormai prive di qualsiasi elemento decorativo.
L’obiettivo è quello di arrivare a comprendere meglio l’immagine voluta dall’ignoto pittore della Crocifissione che domina l’abside, ma che presenta una particolare curiosità, e cioè quella di una scena incompleta. Infatti, durante la pulitura della superficie pittorica sono stati notati intorno alla base della Croce i segni di ampie pennellate che terminavano sopra l’intonaco originario; e ancora, in basso e all’altezza delle braccia del Cristo sono presenti quattro zone chiare prive del ‘morellone’ usato come sfondo preparatorio per la coloritura azzurra del cielo. Queste ‘ombre’ potrebbero corrispondere alle sagome mai eseguite delle consuete figure dei due dolenti, Maria e san Giovanni, e a quelle di due angeli che raccolgono in coppe il Sangue che sgorga dalle ferite.
Così, l’opera in fieri del Nostro pare aver avuto uno sviluppo partendo dal centro e dai lati della parete, come evidenzia la testa femminile emerso in corso d’opera, coperta di un velo eseguito con la stessa tecnica del perizoma di Gesù: colore bianco dato in trasparenza e con dettagli decorativi punteggiati. Tuttavia, solamente i risultati delle indagini stratigrafiche, fotografiche e a raggi UV potranno confermare le ipotesi finora fatte e sostenere le difficili decisioni da prendere per completare i lavori e rendere fruibili queste antiche e suggestive testimonianze.
Una diagnostica corretta potrà anche restituire informazioni più puntuali sull’ambito artistico. L’approccio formale e il particolare della trasparenza della fascia intorno al corpo del Cristo rimandano all’ambito giottesco, attivo, come è ben noto, a Rimini dopo il soggiorno del maestro. Ma di fronte alla forza del modellato delle gambe e del torace e ai piccoli ma evidenti preziosismi sulla bordatura della stoffa è lecito pensare ad un artista attivo qui ed in altri luoghi della Romagna Toscana all’inizio del Quattrocento con influssi non del tutto toscani. La ricerca continua…
Jennifer Celani
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio
per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.
(Foto di Loredana Di Marzio)
© Il Filo – Arte e cultura dal Mugello – 10 agosto 2018