Bianca Bianchi (Vicchio, 1914 – Vicchio, 2000)
Bianca Bianchi, insegnante, politica, scrittrice e, per hobby, pure pittrice, nasce a Vicchio il 31 luglio 1914 da Adolfo e Amante Capaggi. Nel paese mugellano, di cui è originario il padre – un fabbro di idee socialiste molto attivo a livello politico locale – trascorre i primi anni della sua vita, fino a quando, morto prematuramente il genitore, si trasferisce a Rufina, dove vivono i nonni materni. La scomparsa del padre, che avviene quando Bianca ha appena sette anni, rimarrà un evento traumatico che lascerà a lungo il segno nell’esistenza di questa donna combattiva. E’ lei stessa a ricordare che “crebbi cercandolo ovunque. Per anni ho creduto di poterlo incontrare improvvisamente in una qualunque strada. […] Ogni sera fissavo dentro di me la sua immagine perché avevo paura di non riconoscerlo fra tanta gente se fosse passato del tempo e io avessi dimenticato come era fatto. […] In una breve stagione mio padre mi aveva regalato secoli d’amore” ; non solo, ma gli aveva trasmesso anche la passione per la politica e per il socialismo che, spiega alla figlia, vuol dire “amare i più poveri e fare qualcosa per loro”.
Bianca mostra fin da bambina una grande passione per lo studio, che, con il passare del tempo, concepisce sempre più come un modo per allargare i propri orizzonti mentali e superare i limiti del ristretto ambiente provinciale; in questo, prezioso è l’incoraggiamento del nonno materno. Compie così in modo brillante il suo percorso scolastico fino al diploma magistrale, conseguito alla Scuola Superiore “Gino Capponi” di Firenze e successivamente alla laurea in Pedagogia e Filosofia, presso la Facoltà di Magistero dell’Ateneo fiorentino con una tesi su Il pensiero religioso di Giovanni Gentile; relatore è il grande pedagogista Ernesto Codignola, che del pensiero religioso fu appassionato studioso e del filosofo neoidealista prezioso collaboratore.
Conseguita la laurea nel 1939, in piena epoca fascista, Bianca Bianchi inizia la sua attività di insegnante, prevalentemente nel nord Italia, Genova, Bolzaneto, Cremona. Siamo in piena epoca fascista e negli anni immediatamente successivi all’emanazione delle leggi razziali e la giovane insegnante desta subito più di una preoccupazione nelle autorità scolastiche – e non solo – per la sua attività didattica improntata all’insegna della libertà e dell’indipendenza: ad esempio, dà spazio nel corso delle sue lezioni alla storia, alla cultura ed alla civiltà ebraica, rigorosamente espunte dai programmi ministeriali. L’esclusione, per tali ragioni, dall’insegnamento la spinge ad accettare, nel dicembre 1941, la proposta di andare ad insegnare lingua italiana, presso l’Istituto Italiano di Cultura in Bulgaria, dove rimane circa sei mesi. Nel giugno 1942 rientra in Italia, prima a Rufina poi a Firenze, e all’indomani della caduta di Mussolini (luglio 1943), inizia la sua attività politica antifascista, che si concretizza in particolare nel promuovere azioni clandestine di volantinaggio, nel portare le informazioni ai diversi reparti partigiani, nel mantenere un minimo di contatto tra i combattenti alla macchia e le loro famiglie, nel rifornire di armi e munizioni i resistenti. A liberazione avvenuta si iscrive al PSIUP e collabora a giornali di carattere politico, come La difesa, Iniziativa socialista, Il socialismo toscano, del quale, nel 1947, ricopre anche la carica di direttore.
In occasione delle elezioni del 2 giugno 1946 si presenta nel collegio di Firenze-Pistoia e viene eletta all’Assemblea costituente, riportando uno straordinario successo in termini di consenso e andando così a far parte del ristretto gruppo delle 21 donne deputate, su un totale di 556 membri. Il contributo che Bianca dà in fase costituente è particolarmente prezioso sui temi della scuola – riguardo ai quali tenace è la sua battaglia a favore della scuola pubblica e contro la parificazione tra scuole pubbliche e private -, dell’occupazione e delle pensioni. Nel gennaio 1946, in occasione della scissione di Palazzo Barberini, segue Giuseppe Saragat e aderisce alla nuova formazione politica nata dalla scissione di Palazzo Barberini, il Partito dei Lavoratori Italiani (PSLI), poi, dal gennaio 1952, Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI). Alle elezioni del 18 aprile 1948, viene eletta nel collegio di Catania e, come deputata, sottoporrà al dibattito e al voto del Parlamento proposte di legge sulla tutela giuridica dei figli naturali e sul riconoscimento della paternità, sui servizi assistenziali dei figli illegittimi.
Con la conclusione della I Legislatura, Bianca Bianchi pone termine alla sua attività parlamentare, dedicandosi allo studio dei problemi relativi all’educazione ed alla scuola, avanzando idee ed esperienze sperimentali ed innovative. Sempre di scuola si occuperà in Occhio ai ragazzi, una rubrica dedicata all’educazione che cura sul quotidiano fiorentino, La Nazione. Negli stessi anni dà vita alla “Scuola d’Europa”, un centro educativo di sperimentazione didattica per ragazzi in età di scuola elementare e media, ispirato ai principi e al metodo Pestalozzi.
Dal 1970 al 1975 torna ad occuparsi di politica, ma questa volta a livello locale; in quella legislatura viene infatti eletta consigliere comunale di Firenze nelle liste del PSDI e ricopre la carica di vicesindaco e di assessore alle questioni legali e affari generali nella giunta presieduta dal democristiano Luciano Bausi.
Finito il mandato amministrativo, non si ricandida e si dedica alla scrittura, con opere soprattutto di carattere autobiografico, ed alla pittura. Torna ad abitare nel Mugello, a Vicchio, che considera, lo ha scritto lei stessa, “eterno, unico, paese dell’anima, casa mia” , e dove muore il 9 luglio 2000, all’età di 86 anni.
(scheda a cura di Bruno Becchi)
Bibliografia delle opere di Bianca Bianchi
Il problema religioso in Giovanni Gentile, Firenze, La Nuova Italia (Problemi filosofici, 5), 1940;
Parole alle donne, la vita nel socialismo, Firenze, Libreria Editrice Socialista, 1946;
Il Partito socialista e la scuola. Discorso pronunciato all’Assemblea costituente nella seduta del 22 luglio 1946, Roma, Tip. della Camera dei deputati, 1946;
Figli di nessuno, Milano, Ed. di comunità, 1951;
Non più figli di N.N., a cura dell’Ufficio stampa e propaganda del Partito socialista democratico italiano (Quaderni di propaganda. Partito socialista democratico italiano, 5), 1951;
Il sistema educativo di Maria Montessori, Firenze, Le Monnier, 1952;
Lineamenti di metodologia, Torino, Paravia (Il maestro), 1954;
Il fanciullo e il suo mondo di fantasia, in Problemi della letteratura per l’infanzia in Europa. Atti delle Giornate Europee tenute in Firenze dal 27 al 30 maggio 1954, Firenze, Centro didattico nazionale di studi e documentazione, 1955, p. 44-54;
Amicizia per i nostri figli, Roma, Opere nuove (Esperienze didattiche e pedagogiche, 1), 1962
L’esperienza di un’educazione nuova alla Scuola d’Europa, Roma, Opere nuove (Esperienze didattiche e pedagogiche, 2), 1962;
Milinkata, Firenze, Il fauno, 1973;
Il sole nero, Firenze, Il fauno, 1974;
Il tempo del ritorno, Selci Umbro, Stabilimento tipografico Pliniana, 1976;
Al di là del muro, Cronaca di un viaggio in Ungheria, Poggibonsi, Lalli (Scrittori italiani contemporanei),1981;
La politica e la donna, in Le donne e la Costituzione, atti del convegno promosso dall’Associazione degli ex-parlamentari, Roma, 22-23 marzo 1988, Roma, Camera dei deputati, 1989, p. 229-231
Il colore delle nuvole, Firenze, Firenze libri, 1993;
Principessa, Firenze, Firenze libri, 1994;
Io torno a Vicchio, Firenze, Giorgi & Gambi, 1955;
Vivrò ancora, Firenze, Morgana, 1997;
La storia è memoria, ti racconto la mia vita, Firenze, Giorgi & Gambi (I fiorentinissimi, 1), 1998;
Il seme della terra, Firenze, Giorgi & Gambi (I fiorentinissimi, 2), 1999;
Firenze, un amore incondizionato, in Ottanta voglia di raccontare, Firenze, Giunti, 1999, p. 30-34,