MUGELLO – Non è un libro recente, quello di cui parla stavolta Elisabetta Boni. Lo ha scritto Massimo Certini, e Boni vi ha trovato una cosa preziosa. Non è infatti soltanto uno dei tanti libri di storia locale. “Questo libro è infatti molto di più, è la voce di chi ci ha vissuto e vi ha trascorso gli anni più belli della sua vita, quelli che lasciano una traccia incancellabile. È una dichiarazione d’amore al luogo che ci ha coccolati ed aiutati a crescere, a una comunità semplice, eppure così evoluta nel coltivare il rispetto per il lavoro, per la terra, per gli altri.”
Un libro che avevo aperto appena ricevuto dalle mani dell’autore, nel 2013, incuriosita soprattutto dalle foto, che ritraggono luoghi di quella che è stata anche la mia infanzia. Il posto della scuolina elementare, che ricordo come sospesa nel tempo, avvolta in un silenzio interrotto soltanto dal cinguettio degli uccelli, dallo stormire delle foglie al vento.
Un libro che ho riletto ora, non so perché – ma so che niente è per caso – , che mi ha lasciato un’emozione che voglio custodire, risvegliata da ricordi relegati in un angolo dall’incedere della vita. Ed è bastato questo libro a farli riemergere: un libro che, allora, forse ho cercato, che ho scelto fra tutti gli altri, proprio adesso.
Quello che Massimo trasmette nel volume non è soltanto la sapiente descrizione della storia di un luogo – di un “popolo”, come sottolinea nel titolo – , la ricerca delle sue origini, del significato di quel toponimo, Tagliaferro, allo stesso tempo onorificenza per i condottieri più valorosi, e termine riferito ad opere artigianali funzionali alla lavorazione dei metalli.
E non è neanche soltanto il fatto che questo excursus vada ad evidenziare come, proprio il minuscolo agglomerato stretto nella zona mediana della Val di Carza, abbia costituito punto di riferimento in epoche lontane per la viabilità fra l’Appennino e il capoluogo toscano. Che sia stato sede amministrativa di una “Lega”, comprendente i popoli di Vaglia e San Piero a Sieve. Che proprio qui vi operasse un “ospitale” e un’osteria, per l’accoglienza dei viandanti. Che, in epoca più recente, vi si sia insediata un’ampia fattoria, con tante coloniche abitate da famiglie che si occupavano del terreno e degli animali, donando alla campagna un aspetto curato, pieno di vita. Che ha saputo superare il passaggio della guerra, tornando in un certo senso più forte di prima, affiancando all’agricoltura anche altre attività. Ed autosufficiente in tutto, con una bottega di alimentari ben fornita, e la consegna giornaliera del latte ad ogni famiglia.
Questo libro è infatti molto di più, è la voce di chi ci ha vissuto e vi ha trascorso gli anni più belli della sua vita, quelli che lasciano una traccia incancellabile. È una dichiarazione d’amore al luogo che ci ha coccolati ed aiutati a crescere, a una comunità semplice, eppure così evoluta nel coltivare il rispetto per il lavoro, per la terra, per gli altri.
“Luoghi semplici quelli di Tagliaferro – scrive infatti Certini – , luoghi d’incanto perfettamente organizzati e altrettanto vivibili; luoghi che arricchiscono l’animo e aprono la mente attraverso lo spirito di gente umile che non brama poteri, ma un vivere sereno”.
Ed è tutto qui il senso, che non è nostalgico ripercorrere un passato ormai “sbiadito dalla patina del tempo”, ma un regalo per tutti noi: per chi questi tempi e certe atmosfere li conosce per averli vissuti, e per i giovani che possono solo immaginarli dai racconti.
Ed è, anche, un messaggio da ascoltare attentamente, un invito di speranza che guarda al presente: “Paesaggio dove uomo e natura hanno stipulato un patto di perfetto equilibrio, un luogo dove ancora è possibile vivere, non solo abitare”.
Elisabetta Boni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – febbraio 2024