San Gavino al Cornocchio (Scarperia), quando il degrado vince la storia
SCARPERIA E SAN PIERO – In uno dei luoghi più belli in assoluto del Mugello, in una fantastica posizione panoramica ai margini della piana che si distende armoniosa tra Scarperia e Sant’Agata sorge la chiesa di Sant’Agata al Cornocchio. Nominata in antico come S.Gavinus al Cornicchium è ricordata nelle carte dal 1282 e appartenne ai signori Da Cignano e anche ai Cavalcanti. Adornata da un bellissimo loggiato a quattro colonne di cotto con basamento e capitelli corinzi in pietra e da tracce di giardino sul retro della canonica, un tempo il corpo base si presentava più elegante e sobrio, mentre adesso è appesantito da alcune unità coloniche ammassate all’edificio. Il campanile è in mattoni, a vela, con due campane; all’interno, sull’altar maggiore, c’era un tempo un dipinto di pregevole fattura raffigurante il Martirio di San Gavino, ma oggi non so dirvi perché l’edificio è chiuso da tempo. Chiuso e fatiscente dico io ma, fino ad alcuni anni fa, qualcuno con un minimo di senso civico cercava almeno di tenere puliti i dintorni dell’edificio che conservava in quel modo perlomeno in apparenza una certa dignità e un suggestivo silenzio. Io ne ho goduto davvero, con soddisfazione. Poi un giorno ho visto arrivare dei migranti che sono stati alloggiati lì; non so dirvi a chi è venuta l’idea e quanto aveva capito quello che stava per fare, e in realtà poco m’importa, avrà avuto delle buone ragioni. Sta di fatto che dopo un certo periodo di tempo gli ospiti se ne sono andati e tutto è tornato come prima. Come prima, magari, vi piacerebbe vero? E invece non ci sperate perché adesso si è aggiunto degrado al degrado e l’abbandono, unito ai resti di quel soggiorno precario, é più che evidente. Erba alta e macchie di rovi per ogni dove, vegetazione selvaggia e, quel che è peggio, sporcizia a ogni angolo, masserizie mischiate a macerie; potete trovare persino in bella vista qualcosa di unico e raro, un fantastico stanzino di due metri per due che è servito (e forse serve ancora) a qualche poveraccio come cucina, camera e bagno tutto concentrato nel medesimo 2×2. Una delizia per lo sguardo, per l’olfatto e per la mente, una visione paradisiaca che rasserena e conforta il viandante o il visitatore. Nelle mie foto, vi assicuro, mi limito a mostrarvi gli scatti che fanno meno schifo, quelli che offendono il meno possibile la sensibilità del lettore, ma non sono comunque immagini piacevoli. Se crediamo davvero che basti l’autodromo, un pugnello di pale eoliche messo a caso sui crinali e qualche pista ciclabile per rendere migliore e più vivibile il mondo del mugellano moderno sbagliamo di grosso. Se non riusciamo a trasmettere alle nuove generazioni valori importanti come l’arte, la cultura, la storia, il senso civico e quello delle nostre radici e tradizioni commettiamo un errore imperdonabile. Perché il Mugello é ancora, orgogliosamente, una terra carica di arte e storia nonostante le tante ferite del progresso. Perché il Mugello è ancora un luogo rammentato per la bellezza del paesaggio e la nascita di Grandi protagonisti come Giotto, Beato Angelico, Mons.Della Casa, Ottaviano Ubaldini, Il Clasio, Angelo Gatti. Speriamo davvero che in futuro non si venga invece rammentati, non come la valle dove sono nati i Grandi, ma come la valle dov’é morta precocemente la dignità e il decoro.
Fabrizio Scheggi © Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 31 Agosto 2021