SCARPERIA E SAN PIERO – Nel pomeriggio di lunedì 29 giugno, a San Piero a Sieve, a partire dalle 18.00, si è tenuta l’inaugurazione della collocazione dell’Annunciazione del Maestro Antonio Berti all’interno del Tabernacolo ristrutturato del ponte sul Sieve, che pure ne costituisce la sua originaria collocazione.
La cerimonia non si è svolta in un giorno qualsiasi, ma proprio in quello del S. Patrono del Comune di Scarperia e San Piero, San Pietro che, insieme a San Paolo, viene appunto festeggiato il 29 giugno. L’occasione, del resto, meritava un simile ricorrenza, se si guarda al suo valore ed al significato per la cittadinanza. Si è trattato, infatti, di dare riconoscimento ad un lavoro di molti anni condotto dal Comitato 2012, nato per la valorizzazione dei beni culturali e architettonici del paese in vista del millennio della prima citazione, in un documento ufficiale, della Pieve dedicata a San Pietro. L’importante anniversario è stato festeggiato nel 2018 con tutti gli onori, e con una macchina organizzativa eccezionale, nella quale questo Comitato, voluto e presieduto da Gianfranco Grossi, ha affiancato quello specifico per il Millennio, il Comune ed altre associazioni sanpierine, che hanno molto contribuito a restaurare e riscoprire tesori per mille motivi trascurati. Un ottimo lavoro di squadra e di comunità, che ha preso le mosse molto prima della ricorrenza, e che sta proseguendo raccogliendo i frutti di quanto seminato.
La deposizione dell’Annunciazione, scultura del Maestro Antonio Berti, nato a San Piero a Sieve nel 1904, rappresenta infatti il compimento felice di un lavoro certosino, portato avanti in prima persona da Gianfranco Grossi, affiancato dal Comune, dalla Parrocchia e dalla Soprintendenza. L’Annunciazione, realizzata da Berti nel 1947, ha sempre avuto una vita difficile. Dalle sassate ed altri spregi patiti dall’originale in terracotta, ora custodita nel museo di Sesto Fiorentino dedicato all’artista, ai diversi trafugamenti delle versioni in bronzo, fino ad arrivare a quella attuale, realizzata grazie appunto agli sforzi della popolazione e dell’Amministrazione, con metodologie innovative. San Piero a Sieve non poteva infatti rimanere orfano di questo dono fattogli da un suo illustre cittadino nel dopoguerra, come simbolo di rinascita. Ce l’hanno fatta tutti insieme, uniti da una sola intenzione, quella di restituire al paese un elemento importante per la sua stessa identità.
L’attuale scultura è stata custodita per molto tempo nella corte della Pieve, al sicuro, in attesa che il gruppo di lavoro, insieme alle autorità competenti, valutasse come poterla restituire in totale sicurezza alla sua collocazione originaria, presso il Tabernacolo del ponte. E ieri la soluzione progettata con la Soprintendenza, con una griglia in ferro sulla parte posteriore ed uno schermo in plexiglas a mo’ di teca su quella a vista, è stata mostrata orgogliosamente alla cittadinanza, insieme alla ricollocata opera. Protagonisti della presentazione lo stesso Gianfranco Grossi ed il Sindaco Federico Ignesti, il figlio del Maestro Berti, Giovanni, il Parroco Don Luca Carnasciali ed altri rappresentanti dei due Comitati e degli Alpini, di Mani di Donna, della Misericordia e dell’Amministrazione comunale stessa. Grossi, dal quale ci attendiamo al più presto uno scritto ben più circostanziato, visibilmente emozionato per l’evento, ha ripercorso la storia, le vicissitudini ed il significato originario della scultura, inaugurata la prima volta in un tempo lontano ma per qualche verso simile all’attuale, dove un simbolo di rinascita può fare la differenza. Anche il Sindaco Ignesti ha avuto parole di soddisfazione e di riconoscenza per il bel risultato ottenuto, che rende giustizia ad un’opera che ha valore in sé ed anche un significato simbolico, e che è tornata al suo posto, pronta ad accogliere il viandante che si trova a passare di lì. Infatti da qualche tempo, complice la Via degli Dei, molte sono le persone che la incrociano camminando a piedi; un bel biglietto da visita, auspicio di un luogo di pace e armonia. Dopo aver ringraziato la cittadinanza e i presenti, senza trascurare nessuno e segnalando anche la presenza di Alfredo Lowenstein, proprietario del castello di Cafaggiolo, Ignesti ha dato la parola a Giovanni Berti, uno dei figli del Maestro. Con riferimento al periodo attuale, nel quale sembra diventato di moda distruggere o imbrattare le sculture, Berti ha trasmesso ai presenti come per lui trovarsi a inaugurare la ricollocazione di questa Annunciazione avesse ancor più significato. Rilevando inoltre come le sculture siano tutt’altro che elementi statici, ma opere vive che vengono a dialogare con il territorio, e San Piero a Sieve ne è la dimostrazione, si è chiaramente percepito come la sua presenza fosse lì anche a rappresentare il padre, che sarebbe stato sicuramente felice che i suoi compaesani, pur dopo una lunga attesa, abbiano finalmente capito e protetto con amore il suo dono sincero. Antonio Berti infatti, se l’era presa molto per quegli atti vandalici e per i vari trafugamenti dell’opera, come se ai sanpierini non importasse molto. E invece ieri un grande evento, che rende dignità a questa sua scultura. Infine, dopo la benedizione del Parroco, con gli Alpini sugli attenti, sono stati intonati spontaneamente tre canti religiosi dedicati a Maria. E allora sembrava davvero di aver fatto un salto indietro nel tempo, e di esser ritornati a quando certe cantiche si sentivano intonare dalle donne affaccendate, le cui voci risuonavano dalle finestre delle case, armonizzandosi perfettamente con la quiete delle giornate…
Adesso dunque la bella Annunciazione è lì per tutti, nel suo tabernacolo con sullo sfondo il verde dei campi e l’azzurro del cielo, perché così l’ha voluta il suo autore, e quando vi si passa davanti, non dimentichiamo il classico saluto di una volta, anch’esso ricordatoci ieri da Gianfranco Grossi: ‘Ti saluto Maria, saluta Gesù da parte mia’.
Elisabetta Boni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 Giugno 2020