Sarà pubblicato il Cronicon di Don Stefano Casini
FIRENZUOLA – In occasione dei festeggiamenti del millennio della pieve di Cornacchiaia, abbiamo deciso di trascrivere ed eventualmente pubblicare il Liber Cronicon del periodo in cui fu pievano don Stefano Casini. Questo Cronicon fu redatto a partire dal 1905, in seguito all’ordine impartito da Monsignor Mistrangelo, Arcivescovo fiorentino: Habeant parochi instar diarii librum, in archivio asservandum, in quo, quidquid in dies memoria dignum acciderit fideliter exaretur; opus historiae et successoribus. Per la stesura, Don Stefano, si avvalse di uno scrivano che attinse le informazioni da un quaderno manoscritto nel quale aveva segnato tutte le spese e gli avvenimenti più significativi del suo ministero; solo dal 1908, Don Casini, riprende a scriverlo di suo pugno.
Al momento dell’investitura trovò una chiesa nella quale gli antichi splendori erano solo un ricordo; il suo predecessore, Don Teodoro Cavini, nel 1885 aveva abbandonato, a causa della scomodità e dall’isolamento del luogo, preferendo diventare parroco della più piccola ma più comoda Prioria di Tirli. Don Stefano, dopo un anno come vicario alla chiesa di Gricignano, prese possesso della Pieve di Cornacchiaia il primo dicembre 1885, su ordine dell’Arcivescovo Cecconi. Come primo suo atto risistemò, ad abitazione, parte dell’antica Compagnia, che da molto tempo veniva utilizzata per seccare i marroni, allo scopo di metterci un pigionale, essendo solo in questo luogo e lontano dalle abitazioni del borgo.
Il nostro pievano fu un instancabile costruttore, risistemò la canonica, ingrandendola, e la chiesa, riportandola alle misure dell’antico edificio medievale, dopo la demolizione settecentesca dell’abside. Fece eseguire anche molte decorazioni e pitture murali all’interno dell’edificio restituendogli dignità e bellezza. Eseguì anche lavori di sistemazione idraulica e manutenzione di strade.
Fu anche pastore accorto e attento alle necessità spirituali del suo popolo, e non ultimo uomo di cultura. Scrisse diversi testi tra cui ricordo quelli riguardanti le badie di Moscheta e Razzuolo, quello sul seminario firenzuolino e il corposo dizionario di Firenzuola, importante e unica fonte di notizie storiche sul paese e sul suo territorio. Scrisse anche un libro di poesie intitolati I miei riposi, e una raccolta intitolata Persecutori e martiri, dedicata a personaggi della Chiesa dei primi secoli.
Il Cronicon è un interessante spaccato sulla vita di una parrocchia di montagna fra ottocento e novecento, un borgo povero in un territorio povero: chiuso in quel suo profondo vallone cupo di castagni, con intorno quella corona di poggi a ridosso, quel suo borgo nero e scalcinato pressappoco come lo dovettero aver lasciato gli Etruschi. Era comunque una comunità nella quale, nonostante il duro lavoro, si trovava il tempo da dedicare alle cause comuni e agli altri, e in cui l’isolamento appariva come un modo per preservare il popolo dai mali del mondo, in cui ci si contentava di questo ambiente ristretto e dove si rimaneva attaccati alla Chiesa e alle tradizioni. Era meglio o peggio di oggi? Non lo so, certamente oggi stiamo assai meglio materialmente ma forse non abbiamo più convinzioni ma opinioni che vacillano.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 24 Novembre 2024
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