Il terremoto del 1960 vissuto e raccontato da Don Milani a Barbiana
VICCHIO – Nei giorni immediatamente successivi al terremoto qualcuno ha riportato alla luce una lettera di Don Lorenzo Milani da Barbiana, scritta nel 1960, scritta all’indomani di una scossa. È una lettera molto bella, e vale la pena farla conoscere.
Barbiana, 23.11.1960
Cara signora,
ho ricevuto la sua lettera e la ringrazio d’aver tremato per il tremito del Mugello. Qui da noi tutto bene a parte il fatto che da un mese in qua si dorme per modo di dire, cioè con gli orecchi tesi e un occhio aperto. I danni gravi sono stati dall’altra parte della Sieve dove gran parte della popolazione è ancora fuori dalle case né si vede come ci potrà mai tornare. Nessuno avrà voglia di rifare le case a contadini che già ora non ci volevano più stare e che ora tanto meno torneranno.
La nostra casa ha retto fino a pochi giorni fa abbastanza bene. Ha resistito cioè alle grosse scosse. Ha cominciato a dar segni di stanchezza in questi ultimi giorni: intonaci che cascano, cretti che crescono. Da un mese in qua non abbiamo ancora passato una notte senza scosse. Sono piccole scosse orizzontali, ma così lunghe e han seguitato da tanti giorni che piano piano sgretolano anche i muri migliori.
Bisogna tutto l’anno ricordarsi che Dio è grande, ma quando prende in mano tutta una valle con le due catene di monti che la chiudono e scuote ogni cosa con un ritmo così veloce di vibrazione, dà una tale impressione di robustezza che è difficile non aver paura di lui. Abbiamo dovuto tutti ridurre i nostri peccati proprio allo stretto necessario. Nessuno fa più peccati inutili. Dicono che perfino i preti si siano messi a vivere in grazia di Dio.
Un saluto affettuoso, suo
Lorenzo Milani
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 dicembre 2019