Un tempio del neolitico sul crinale Villore-Corella?
MUGELLO – È indubbio che il territorio di Villore e ancor più quello di Corella sia stato per millenni (e sicuramente più di oggi) uno dei luoghi ideali per l’insediamento umano. La presenza di fondovalle paludoso e soggetto a continue inondazioni sconsigliava ai nostri antenati etruschi e romani abitazioni “strutturate” in pianura. Nel contempo, poco agevoli erano pure gli insediamenti in altura considerati gli scarsi mezzi di locomozione del tempo.
Ecco che allora la collina rappresentò per tutte le nostre campagne il luogo ideale per avviare le prime attività agricole e di pastorizia; ecco spiegato il motivo di ritrovamenti e tracce d’insediamenti etruschi e romani in zone come quella di Corella. E i monti sovrastanti furono sicuramente sacri per questi antichi popoli e ospitarono rustici edifici di preghiera. Ecco spiegata pure la scelta degli stessi luoghi anche nel successivo grigio periodo medievale, quando i feudi guideschi di Ampinana e Belforte con i loro robusti manieri diventarono potenti e temuti; persino Andrea del Castagno nel XV secolo si rifugiò da queste parti sentendosi al sicuro.
Ma esistono tracce ben più remote che spingono a guardare con occhi sognanti verso i bei crinali tra il Giogo di Villore e di Corella, sui boscosi rilievi panoramici oggi chiamati Poggio di Prete e Ceppa Tonda presi di mira per l’installazione delle pale eoliche, in quelle stesse zone dove gli orgogliosi residenti di un tempo che fu assalirono e sconfissero il conte di Landau e i suoi mercenari. Il mio amico Marco mi ha, infatti, mostrato un indizio significativo, vale a dire una grossa pietra che ha rinvenuto poco tempo fa proprio intorno a Corella e su cui sono incisi alcuni segni davvero misteriosi ed enigmatici, come delle montagne con davanti animali stilizzati (vedi foto). Raffrontando questa incisione con una di quelle preistoriche più famose della Valcamonica le somiglianze sono a mio modo di vedere addirittura sorprendenti; ci sono gli stessi segni usati per raffigurare gli animali e gli stessi triangoli che, nel caso del ritrovamento “ufficiale”, hanno dei pali perché rappresenterebbero capanne su palafitte.
Ecco perciò che l’incisione sul sasso mugellano potrebbe riferirsi all’insieme di capanne di un villaggio locale (dove le palafitte non servivano) con un minimo di vita intorno (forse era “l’antica Corella”?). La pietra, se si rivelasse autentica, ritengo possa risalire al Neolitico e non solo per lo stile dell’incisione; va infatti ricordato che fu proprio in quell’era di svolta che si passò all’agricoltura e all’allevamento, in cui si cercarono luoghi idonei per costruire i primi villaggi stabili, in cui apparvero vasi, anfore, megaliti e una scrittura per immagini, le cosiddette “incisioni rupestri”.
Ripeto, le mie sono solo ipotesi, però non è certo fuori luogo pensare che anche nel Neolitico si siano venerati proprio sulla sommità del bel crinale immacolato sopra Corella gli dei della fertilità, dell’abbondanza, il sole, la luna e soprattutto Lei, la Grande Madre. E tutto questo in un tempio primitivo del Neolitico, il periodo in cui l’uomo iniziò per la prima volta a pensare alla preghiera costruendo i primi edifici di culto.
Fabrizio Scheggi
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 giugno 2021