1910, al Covigliaio si inaugura il trasporto pubblico in auto dal Mugello a Bologna
MUGELLO – Abbandonata definitivamente l’idea di una ferrovia che da Firenze portasse alla Romagna passando dalla valle del Santerno, e inaugurata la Faentina che oltrepassava l’Appennino dalle parti di Marradi, si pensò di riqualificare la vecchia via granducale della Futa che metteva in comunicazione il capoluogo toscano con Bologna, e che aveva perduto molta della sua importanza con l’apertura della ferrovia Porrettana. Si dette peso al fatto che fosse la via più diretta tra i due capoluoghi regionali e che questa zona dell’Appennino si stava trasformando in un luogo di villeggiatura assai frequentato.
Il 28 agosto del 1910 una gran folla si era riversata davanti all’albergo del Covigliaio fin dalla mattina presto. Il proprietario dell’albergo, signor Chiostri, controllava che tutto si svolgesse nel migliore dei modi, per quella che sarebbe stata una giornata da ricordare per il piccolo paese della montagna fiorentina.
Intorno si vedeva la gente più disparata: dai signori giunti con le loro fiammanti vetture, ai numerosi villeggianti vestiti di tutto punto, ai numerosi contadini con l’abito buono, venuti fin quassù per ammirare questi formidabili mostri moderni che viaggiavano senza l’aiuto dei cavalli.
L’avvenimento era storico; da quel momento i vecchi legni a trazione animale utilizzati per il trasporto pubblico andavano in pensione e lasciavano il posto a moderne vetture capaci di trasportare quindici persone, dodici all’interno più tre all’esterno. La giornata era iniziata a San Piero a Sieve quando, prima delle otto, era arrivato il ministro Ettore Sacchi, accompagnato dal suo capo di gabinetto Ruini, e accolto dal sindaco Antonio Gerini e dall’onorevole Gerino Gerini.
Un lungo corteo si era formato con automobili private e con le vetture nuove di zecca che l’indomani avrebbero iniziato il loro servizio. La colonna con alla testa la rossa automobile privata dell’onorevole Gerini, si mosse, prima fermandosi per una colazione offerta al palazzo comunale poi, per una sosta, a Barberino.
Verso le 10 le auto arrivarono al Covigliaio, località scelta per la cerimonia dell’inaugurazione. Subito le bande di Loiano, Baragazza e Firenzuola, che fino ad allora, con la loro musica, avevano intrattenuto il pubblico, attaccarono la Marcia Reale in onore del ministro.
Il Covigliaio era stato addobbato con festoni e bandiere lungo la strade e sulle facciate degli edifici. Il piazzale antistante l’albergo si era trasformato in un grande garage all’aperto in cui il fumo degli scarichi delle vetture toglieva il respiro alle tante signore presenti e impolverava i vestiti buoni degli intervenuti, ma questo non frenava la curiosità dei tanti che mai avevano visto un gran numero di mezzi a motore come in questa giornata.
I discorsi di rito si tennero in uno spiazzo erboso nei pressi dell’albergo, poiché le sue sale non avrebbero potuto contenere i circa duemila intervenuti. Dopo le parole dell’onorevole Gerini, che insieme al sindaco di Firenzuola Francesco Poli, fu tenace sostenitore del progetto, vi furono i discorsi del deputato Pini, del sindaco di Monghidoro e infine del ministro, che sottolineò l’importanza del servizio automobilistico in Italia, elencandone i successi, e anticipò un ambizioso piano di sviluppo del trasporto pubblico.
Alle 12 ebbe luogo, con grande gioia di tutti gli invitati, il banchetto, approntato in una grande capanna di legno, che fungeva da garage dell’albergo, e in un attiguo e ombroso pergolato.
Il menù, scritto in francese secondo la moda del tempo, fu il seguente:
Hors d’oeuvres varies Consommè Quenelles de semoule Moniyou (sic) de volatile glace Haricots verts au beurre Rostbeaf a l’Anglais Salade Russe Gateau Mok Dessert
Al pranzo parteciparono 180 persone. Al tavolo d’onore, oltre al ministro Sacchi, erano seduti: l’onorevole Enrico Pini, deputato eletto nel collegio di Bologna; l’onorevole Bacchelli, avvocato e deputato bolognese e padre dello scrittore Riccardo; il senatore Giacomo Filippo Novaro, professore di clinica chirurgica nelle università di Siena, Bologna e Genova, e proprietario dell’omonima villa alla Posta, nei pressi delle Filigare; l’onorevole Gerino Gerini, deputato del Mugello e proprietario del bel castello della Traversa; il commendator Alfredo Ferrara, commissario prefettizio del comune di Firenze.
Verso le 15 la manifestazione terminò e il corteo proseguì verso Bologna.
Alcune notizie tecniche
La linea automobilistica, ideata nel 1908 con la costituzione di un consorzio fra i comuni interessati, partiva dalla stazione di San Piero a Sieve e seguiva, nel primo tronco, due tracciati. Il primo percorreva l’itinerario della strada granducale della Futa, costruita dopo il 1752, passando da Cafaggiolo, Barberino, Montecarelli, Traversa, Covigliaio, Casetta.
Il secondo seguiva l’antica via del Giogo, aperta nel 1361, e attraversava Scarperia, Rifredo, Firenzuola e a Casetta si riuniva con l’atro tracciato; divenuto tratto unico proseguiva per La Mazzetta, Pietramala e Filigare; da qui iniziava il secondo tronco, tutto in territorio dell’Emilia Romagna, ed arrivava fino a Bologna. La lunghezza totale (le due varianti più il tratto unico) era di circa 120 chilometri, facendone una delle più importanti linee automobilistiche dell’epoca. Il percorso attraversava i comuni di San Piero a Sieve, Scarperia, Barberino di Mugello, Firenzuola, Monghidoro, Loiano, Pianoro e Bologna, e arrivava fino a quasi mille metri di altitudine con pendenze massime anche del 14 per cento. Le strade erano inghiaiate con uno spessore della massicciata di circa 25 centimetri; il pietrisco necessario per il mantenimento della carreggiata proveniva da cave circostanti salvo che per il tratto tra San Piero e le Maschere dove si ricorreva alla macinatura dei ciottoli provenienti dall’alveo dei torrenti Tavaiano, Sieve e Carza. Il servizio era affidato alla FIAT di Torino. Si utilizzavano 12 vetture coperte, ognuna gestita da due persone. Quattro vetture sono adibite al percorso San Piero a Sieve – Barberino – La Futa – Casetta; quattro nel tratto San Piero a Sieve – Il Giogo – Firenzuola – Filigare; quattro tra Filigare e Bologna.
Tra San Piero e Casetta il costo era di lire 3,40 e il tempo di percorrenza di circa un’ora e tre quarti; tra San Piero e Filigare occorrevano circa due ore e mezzo e lire quattro e venti di biglietto. Le corse erano due di andata e due di ritorno per tratta, con coincidenza a San Piero a Sieve col treno per Firenze.
Le lamentele sul servizio cominciarono subito. Come riporta il Messaggero del Mugello, citando un articolo dell’Avvenire d’Italia, nel primo giorno di servizio tre persone partite da Bologna alle sei e trenta, dovettero scendere a Filigare e fare a piedi i quattro chilometri che le separavano da Pietramala, aspettando fino alle sedici e trenta per poter prendere la vettura che li doveva condurre oltre l’Appennino. La lamentela fu subito presa seriamente, tanto che qualche giorno dopo si tenne, a Pietramala, un incontro tra i rappresentanti della FIAT, l’onorevole Gerini e il sindaco di Monghidoro cav. Campari dove si prese l’impegno di migliorare l’orario e le coincidenze in modo che i passeggeri non dovessero aspettare molto tempo per proseguire il loro viaggio.
La linea fu attiva fino agli anni ’30; dopo l’apertura della ferrovia direttissima Firenze Bologna perse d’importanza, e rimasero attivi alcuni tratti utilizzati per il trasporto locale.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 gennaio 2022
Pingback: Il Filo – notizie dal Mugello » 1910, al Covigliaio si inaugura il trasporto pubblico in auto dal Mugello a Bologna