“Apri la tua porta”. Una poesia di Bruno Becchi
VICCHIO –
Apri la tua porta,
accoglimi nelle tue stanze,
ho bisogno di bellezza.
Lo so che nelle nuove sere
i tuoi occhi hanno altri occhi da guardare,
le tue labbra volti diversi cui sorridere.
E so pure il sapore della nebbia che ha sul ricordo
questo lungo tuo silenzio.
Ho bisogno però che i colori della tua tavolozza
dipingano il grigiore di questo tempo,
e le stelle del tuo firmamento
illuminino la notte di questo cielo che ci sovrasta.
Ho bisogno di vederti volteggiante sulla soglia,
nella carezza morbida del tuo abito di lino
e, con la levità della bella Odette,
ricamare nell’aria eleganti arabesques.
Ho bisogno di tornare ad incantarmi
al movimento delle tue mani che,
come in un madrigale trecentesco,
accompagnano le note della tua voce.
A dire l’emozione allora mi mancheranno le parole,
ma sarà l’anima silente a vivere la sua avventura,
librandosi nell’azzurro con la maestà dell’albatro
che lascia sulla tolda la stolta superbia
di chi poc’anzi lo derideva.
Bruno Becchi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 2 Giugno 2024