All’esterno, l’edificio presenta una facciata policroma, con una galleria aperta sorretta da balaustre di mattoni. Sul lato sinistro, una scalinata porta verso l’alto, con un parapetto di piccole colonne sormontate da capitelli con motivi a foglia d’acqua, sebbene molti di questi siano ormai danneggiati. In cima alla facciata, un oculo circolare è incorniciato da piastrelle policrome intricate, dove il riflesso metallico crea effetti luminosi sorprendenti. Il piccolo atrio è pavimentato con piastrelle decorative, alcune delle quali sono disposte in file con motivi geometrici che ricordano lo stile di Galileo Chini. Le pareti dell’atrio sono adornate con decorazioni graffite monocromatiche, e accanto alla porta principale, incorniciata da un architrave sorretto da supporti medievali, la firma di Tito Chini e l’anno 1923 sono chiaramente visibili.
L’interno della cappella, una piccola sala di pianta rettangolare, colpisce soprattutto per la completezza della decorazione e degli arredi, che ne fanno uno degli ensemble meglio conservati integralmente della produzione delle Fornaci. Mentre l’ideazione del complesso decorativo, la direzione dei lavori e la realizzazione di numerosi componenti sono sicuramente attribuibili direttamente a Tito, è accaduto anche, come era prassi delle Fornaci, che, quando possibile, venissero utilizzati pezzi già in produzione da tempo, la cui ideazione potrebbe risalire anche a anni precedenti, con riferimento dunque a Galileo.
Il bellissimo pavimento in ceramica presenta diversi tipi di piastrelle, alcune decorate con piccoli motivi geometrici nello stile di Gustav Klimt, visibili anche nell’atrio. Altre piastrelle hanno disegni floreali, mostrando l’eccellente maestria artigianale tipica dello stile Liberty, una caratteristica distintiva di Galileo Chini. Sulle pareti dell’ingresso sono presenti due eleganti acquasantiere in stile rinascimentale, simili a quelle nell’Oratorio della Misericordia a Borgo San Lorenzo.
Le pareti della cappella sono dipinte con motivi di drappeggi falsi, che richiamano le tradizioni medievali, visti anche nel corridoio che porta alla scalinata a chiocciola di Villa Pecori Giraldi. Sopra i drappeggi, sono incise le parole “Ave Maria”. Sulla parete destra, accanto alla graziosa porta che conduce alla sacrestia, la firma di Tito Chini e l’anno 1923 appaiono ancora una volta. Le pareti sono decorate anche con fregi vegetali monocromatici, cherubini e un pannello centrale sulla parete di fondo con la Colomba dello Spirito Santo e simboli eucaristici (uva e spighe di grano). Il soffitto è dipinto per sembrare a cassettoni, mentre il piccolo altare è sostenuto da quattro piccole colonne con capitelli simili a quelli della scalinata esterna.
Forse l’elemento visivo che colpisce di più è la splendida serie di vetrate, che, nonostante alcuni pezzi mancanti, rimangono in eccellenti condizioni. L’oculo della facciata rappresenta un pellicano, simbolo medievale dell’Eucaristia e del sacrificio di Cristo, che si ferisce per nutrire i suoi piccoli. Il design ha una forte integrità strutturale e sembra riflettere direttamente la mano di Tito Chini.
Sulle due pareti laterali, ci sono quattro vetrate con motivi geometrici caratteristici legati all’arte di Gustav Klimt. Ogni finestra contiene un tondo con il simbolo di uno degli Evangelisti. Questi tondi sono caratterizzati da uno stile grafico potente, inequivocabilmente opera di Tito Chini.
Sulla parete di fondo, dietro l’altare, si trova una grande vetrata raffigurante la Madonna affiancata dai Santi Vincenzo Ferreri e Riccardo. Questo è il vero punto focale visivo della cappella, dove la Vergine, vestita con un lungo abito bianco, sta con le braccia leggermente distese. Lo stile di questa vetrata richiama alcuni aspetti del lavoro di Tito Chini per l’Ossario dei Caduti sul Pasubio (1926). La vetrata mostra l’eccezionale abilità tecnica delle Fornaci nella lavorazione del vetro, mescolando l’arte moderna con influenze medievali e rinascimentali. Il design dei capitelli sospesi, che evocano lo stile di Brunelleschi, riflette questa fusione.
Sulle pareti, la Via Crucis è illustrata con pannelli monocromatici blu all’interno di cornici circolari, in uno stile che è sia neo-rinascimentale che solenne, creato da Tolleri e Calori per le Fornaci.
Infine, gli elementi in legno originali della cappella sono stati realizzati dalla falegnameria Bini, situata in Viale della Repubblica, che ha prodotto numerosi arredi per le Fornaci San Lorenzo. All’esterno, sulla parete sud del giardino d’infanzia, una nicchia con una base piastrellata verde e nera presenta un rilievo della Madonna con il Bambino, eseguito in ceramica bianca. Questa opera, probabilmente creata dalle Fornaci intorno al 1923, è un omaggio vibrante alla grande tradizione artistica della bottega, arricchito dal tocco cromatico moderno dello sfondo verde.
The chapel was realized, together with the kindergarten destined for the children of the hamlets of Salaiole, Gricignano, Poggiolo of which it is part, by the duchess Maria Grazioli Lante della Rovere, whose original family, that of the Lavaggi marquesses, possessed property in the area. The duchessewanted to dedicate the small building to the memory of her two sons killed during the First World War, Vincenzo and Riccardo, whose saints, having the same names, are the titular saints of the chapel. Completed in 1923, from drawings by the village surveyor, Carlo Maggi, who obtained it from the old granary, the chapel was completely decorated by the San Lorenzo Furnaces with ideation, design and management of the young, but artistically valid, Tito Chini, whose name may be read together with the date 1923, in two places of the environment.
On the outside, the small building presents a polychromatic façade preceded by an open gallery supported by brick balusters. On the left side, a flight of steps climbs upwards, with a banister of small columns fitted with capitals of water leaves in stoneware, many of which are seriously damaged. In the upper part of the façade, a circular eye framed by a decoration with minute polychromatic tiles opens up, in which the presence of the metallic gloss creates efficient luminous effects. The small atrium has an interesting floor in tiles, some of which, arranged in rows, show decorations with small geometrical motifs, in accordance with a decorative typology very dear to Galileo Chini. The walls of the atrium have monochromatic graffito decorations, whilst on the right of the front door, provided with an architrave, held up by imitation medieval brackets, one may read the signature of Tito Chini and the date 1923.
The inside of the chapel, a small hall with a rectangular layout, impresses above all for the completeness of the decoration and the furnishings, which make them one of the best-preserved ensembles integrally due to Chini manufacturing, While the ideation of the decorative complex, the direction of the work and the realization of numerous components are certainly directly due to Tito, it also happened, as was the practice of the Furnaces that , where possible, pieces already in production for some time were used, of which the ideation could have been even years previously, and belonging to Galileo.
The splendid ceramic floor is composed of different types of tiles from the Furnaces. Some regard the decorative typology with small geometrical motifs of Klimtian taste, as we have already seen in the atrium, while others regard tiles with floral decorations of very fine, elegant and accurate manufacture, which belong to the purer Liberty taste and in which it is possible to recognize Galileo Chini’s hand. On the walls of the entrance there are two elegant imitation Renaissance wall-stoups, very similar to those belonging to the oratory of Misericordia in Borgo San Lorenzo. The walls of the chapel are painted, at the bottom, with false drapes, referring to a medieval habit, and also used, precisely at that time, in the hall leading to the spiral staircase of Villa Pecori Giraldi. Above the painted drapes there are the words of the Ave Maria. On the right wall, right next to the charming small door leading to the vestry, one may read the signature of Tito Chini and the date 1923 once again. The walls are completed by paintings portraying monochrome vegetable friezes, cherubs and, at the centre of the rear wall, a circular panel with the Dove of the Holy Spirit and the Eucharistic symbols of grapes and ears of corn. The ceiling bears a painted decoration of fake coffers, while the small altar is supported by four small columns with capitals similar to those of the external flight of steps.
The element of greatest visual fascination of the whole chapel is probably composed of the splendid series of stained-glass windows which, despite some missing parts, is in a good state of preservation. The eye of the façade depicts a pelican which wounds itself to nourish its young, a medieval symbol of the Eucharist and of the sacrifice of Christ, a work of great effect having a structural solidness which directly recalls the hand of Tito Chini. On the two side walls there are four stained-glass windows decorated with the characteristic geometrical motifs, peculiar to the activities of the Furnaces and linked to the art of Gustav Klimt. On each window there is a tondo figuring a symbol of the Evangelists. These tondos, characterized by an aggressive, powerful graphic system, appear to be unambiguously the work of Tito Chini.
On the rear wall, behind the altar, a large stained-glass window is to be found, portraying the Madonna between the Saints Vincenzo Ferreri and Riccardo. The real visual fulcrum of the environment is the stained-glass window representing the saints to which the chapel is dedicated on each side of the Virgin wearing a long white dress and with her arms down and slightly outstretched forward. The style of the window is approachable to some parts of the works of the Ossuary of the fallen on the Pasubio, completed by Tito Chini in 1926, and its decoration represents the technical capacity of the Furnaces at its highest level, also reached in the field of glass-making, and the versatility in assimilating and amalgamating, in perfect equilibrium, many cultural components of modern art with that of Middle Ages and the Renaissance. To the latter, for example, the splendid hanging capitals of exquisite brunelleschian flavour are inspired. Thus a remarkable synthesis capable of adapting its own characteristics to the religious destination of the manufacture is brought about. On the walls one may admire the splendid circular panels of the Via Crucis, illustrated in monochromatic blue, inside a circular classicizing frame, in a summarized style, solemnly and dramatically neo-Renaissance, owing to Tolleri and Calori, effected for the Furnaces.
Finally, the original wooden decoration of the small environments are worthy of note, realized from designs of Tito Chini, by the village carpentry Bini, in the workshop of which, in Viale della Repubblica, numerous furnishings were produced for the Furnaces. On the outside, on the South wall of the kindergarten, one may see a niche with the bottom in green and black tiles, and a relief in white ceramics with the Madonna with Child, certainly to be assigned to the Furnaces again around 1923, a conscious homage to the great artistic tradition of the workshop, to which the green bottom gives a vivacious, modern chromatic note.
La cappella fu fatta realizzare, assieme all’asilo infantile destinato ai bambini delle frazioni Salaiole, Gricignano, Poggiolo al quale è annessa, dalla duchessa Maria Grazioli Lante della Rovere, la cui famiglia di origine, quella dei marchesi Lavaggi, aveva possedimenti nella zona. La duchessa volle dedicare il piccolo edificio alla memoria dei suoi due figli caduti nel corso della prima guerra mondiale, Vincenzo e Riccardo, i cui santi omonimi sono i titolari della cappella. Compiuta nel 1923, su disegno del geometra borghigiano Carlo Maggi, che la ricavò dal vecchio granaio, la cappella fu completamente decorata dalle Fornaci San Lorenzo con ideazione, progettazione e direzione del giovane ma già artisticamente valido Tito Chini, il cui nome si legge assieme alla data 1923, in due luoghi dell’ambiente.All’esterno il piccolo edificio presenta una policroma facciata preceduta da un loggiato sorretto da pilastrini in mattoni. Sul fianco sinistro sale una scalinata con balaustra a colonnine dotate di capitelli a foglie d’acqua in Grès, molte delle quali risultano gravemente danneggiate. Nella parte superiore della facciata si apre un occhio circolare incorniciato da una decorazione a minute piastrelle policrome, nelle quali la presenza del lustro metallico crea efficaci effetti luminosi. Il piccolo atrio è dotato di un interessante pavimento in piastrelle, alcune delle quali, disposte in file, mostrano decorazioni a piccoli motivi geometrici, secondo una tipologia decorativa molto cara a Galileo Chini. Le pareti dell’atrio presenta decorazioni monocrome a graffito, mentre sulla destra della porta di ingresso, dotata di un architrave sostenuto da mensole di imitazione medievale, si legge la firma di Tito Chini e la data 1923.L’interno della cappella, una piccola aula a pianta rettangolare, colpisce innanzitutto per la completezza della decorazione e degli arredi, che ne fanno uno degli insiemi integralmente dovuti alla manifatture Chini meglio conservati. Se certamente l’ideazione del complesso decorativo, la direzione dei lavori e la realizzazione di numerose componenti, si devono direttamente a Tito, è avvenuto anche che, come prassi delle Fornaci, ove possibile siano stati utilizzati pezzi già da tempo in produzione e la cui ideazione poteva essere anche precedente di anni ed appartenente a Galileo.Lo splendido pavimento ceramico è composto di diversi tipi di piastrelle delle Fornaci. Alcuni riguardano la tipologia decorativa a piccoli motivi geometrici di gusto Klimtiano, come abbiamo già incontrato nell’atrio, mentre altri riguardano piastrelle con decorazioni floreali di fattura molto fine, elegante ed accurata, che appartengono al più puro gusto Liberty e nelle quali è possibile riconoscere la mano di Galileo Chini. Sulla parete d’ingresso si trovano due eleganti acquasantiere a muro di imitazione rinascimentale, in tutto analoghe a quella appartenente all’oratorio della Misericordia a Borgo San Lorenzo. Le pareti della cappella sono dipinte, in basso, con un finto tendaggio, riferimento ad un uso medievale, ed impiegato proprio in quegli anni anche nella sala di accesso alla scala elicoidale della Villa Pecori Giraldi. Sopra il tendaggio dipinto corrono le parole dell’Ave Maria. Sulla parete destra, proprio accanto alla piccola e graziosa porta di accesso alla sacrestia, si può leggere di nuovo la firma di Tito Chini e la data 1923. Le pareti sono completate da pitture raffiguranti poliboli a monocromo fregi vegetali, cherubini e al centro della parete di fondo, una formella circolare con la Colomba dello Spirito Santo ed i simboli eucaristici dell’uva e delle spighe di grano. Il soffitto è fornito di una decorazione dipinta a finti cassettoni, mentre il piccolo altare è sorretto da quattro colonnine con capitelli analoghe a quelle della scalinata esterna.L’elemento di maggiore fascino visivo dell’intera cappella è probabilmente costituito dalla splendida serie di vetrate che, malgrado qualche mancanza, si trovano in un buono stato di conservazione. L’occhio della facciata raffigura Il pellicano che si ferisce per nutrire i propri figli, simbolo medievale dell’Eucarestia e del sacrificio di Cristo, opera di grande effetto e dotata di una solidità strutturale che richiama direttamente la mano di Tito Chini. Alle due pareti laterali si trovano quattro vetrate decorate con i caratteristici motivi geometrici, peculiari delle attività delle Fornaci e legati all’arte di Gustav Klimt. Su ciascuna vetrata si trova un tondo raffigurante un simbolo degli Evangelisti. Questi tondi, caratterizzati da un impianto grafico aggressivo e potente, appaiono inequivocabilmente opera di Tito Chini.Sulla parete di fondo, dietro l’altare, è sistemata una grande vetrata raffigurante la Madonna tra i Santi Vincenzo Ferreri e Riccardo. Vero fulcro visivo dell’ambiente, la vetrata raffigura i santi cui la cappella è dedicata ai lati della Vergine vestita di un lungo abito bianco e con le braccia abbassate e leggermente protese in avanti. Lo stile della vetrata è avvicinabile ad alcune parti dei lavori all’Ossario dei caduti sul Pasubio, compiuto da Tito Chini nel 1926, e la sua decorazione rappresenta al più alto livello la capacità tecnica delle Fornaci, raggiunta anche nel campo dell’arte vetraria, e la versatilità nell’assimilare ed amalgamare in un equilibrio perfetto molteplici componenti culturali dell’arte moderna con quelli del medioevo e del rinascimento. A quest’ultimo ad esempio si ispirano gli splendidi capitelli pensili di squisito sapore brunelleschiano. Si opera così una notevole sintesi capace di adeguare i propri caratteri alla destinazione religiosa del manufatto. Alle pareti si possono ammirare le splendide formelle circolari della Via Crucis, istoriate a monocromo blu, entro una cornice circolare classicheggiante, con uno stile compendiario, solennemente e drammaticamente neorinascimentale, spettanti al Tolleri e al Calori, eseguiti per le Fornaci. Infine sono da notare gli originali arredi lignei del piccolo ambiente, realizzati su disegno di Tito Chini, dalla borghigiana falegnameria Bini, nel cui laboratorio di viale della Repubblica furono prodotti numerosi arredi per le Fornaci. All’esterno, sulla parete meridionale dell’asilo infantile, si vede una nicchia con fondo a piastrelle verdi e nere ed un rilievo in ceramica bianca con la Madonna col Bambino, certamente da assegnare alle Fornaci sempre intorno al 1923, omaggio consapevole alla grande tradizione artistica della bottega robbiana, al quale il fondo verde dona una vivace e moderna nota cromatica.