
PALAZZUOLO SUL SENIO – L’episodio che, durante gli anni, venne sintetizzato come “il fatto” avvenne in un anno denso di scontri e di brutalità iniziate, per la valle del Senio, con l’uccisione dell’esponente socialista Luigi Sasdelli di Casola Valsenio il 9 gennaio.
Quel 26 marzo 1922, una piovosa domenica di quaresima, la giornata comincia con la commemorazione, nella sala del consiglio comunale di Palazzuolo, del cinquantesimo anniversario della scomparsa di Giuseppe Mazzini con un discorso del giovane e brillante avvocato Pietro Galassi. Nella mattinata alcuni giovani giungono dalla vicina Romagna per trascorrere la giornata di festa a Palazzuolo fra loro Tommaso Pifferi, Giacomo Giannelli, Staziani e Piccioni. Non sappiamo le ragioni di questa scampagnata; a posteriori si dirà che vennero di sponte propria o che furono “invitati” da alcuni esponenti della destra locale per rabbonire i rossi del paese. Fatto sta che a mezzogiorno sono a pranzo nell’osteria di Baietto, prima di piazza del Crocifisso e alla mangiata segue una partita a carte.
A giocare nel tavolo c’è anche Domenico Ragazzini, cantoniere sposato con una bambina piccola, simpatizzante socialista. Non si seppe mai perché la partita sfociò in lite (donne, carte, politica le più accreditate cause) fatto sta che lo scontro divenne feroce e si trasferì in strada. Non sappiamo chi scappava e chi inseguiva, ma quel che e’ certo che il gruppetto di litiganti, comprendente il ragazzini e tre o quattro del gruppo di romagnoli, si infila in via di mezzo e all’ altezza del cancello del giardino della signora Adelaide avviene il primo scontro dove Domenico stringe contro l’inferriata il Gianneli che riesce a fuggire.
La scena si trasferisce in piazza della compagnia per poi terminare all’ inizio della scalinata che conduce alla chiesa. Sempre Giannelli si trova in difficoltà: si dice che il Ragazzini abbia estratto un coltello, quello che e’ certo e’ che Tommaso Pifferi estrasse la pistola, uccise il cantoniere e ferì due giovani socialisti: Giuseppe Vignoli e Antonio Cantini . Vi e’ un buon numero di persone che sta salendo le scale della chiesa poiché quel giorno c’ e’ la frequentata predica delle anime e fra questi Romana Ruggeri, cugina dell’ucciso, che sviene. Ragazzini muore sul colpo e giunge in farmacia, dove viene subito trasportato già cadavere. Gli altri vengono presto fermati dai carabinieri, mentre una folla tumultuosa cerca di linciarli senza riuscirci. Il Pifferi si darà alla macchia e non verrà arrestato.
Due giorni dopo, durante uno sciopero generale indotto per protesta riguardo al fatto accaduto, si svolgono i funerali che vedono la presenza delle autorità al completo, dei membri del circolo repubblicano e della società operaia. Le vere ragioni del fatto non saranno mai chiarite, ma senza dubbio risentono del clima pesante che si era formato in Italia in quel periodo e che sfocerà, sei mesi dopo, nella marcia su Roma. Per occultare il fatto, il regime, cambierà nome alla piazza della Compagnia dedicandola a Gianni Berta, anche lui vittima di un delitto politico a Firenze perchè simpatizzante del fascismo, fino a che, nel dopoguerra il luogo venne intitolato al Domenico Ragazzini. Riabilitazione o senso di colpa ?
Gianfranco Poli.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 Marzo 2022