Chiesa di San Michele a Ronta (“chiesa vecchia”)
Sorta, secondo la tradizione, sopra un antico tempio dedicato a Marte, la chiesa di San Michele a Ronta (detta “chiesa vecchia”), costituisce la prima chiesa sede parrocchiale della frazione e benché documentata solo a partire dal XIII secolo, la sua origine è senza dubbio più antica. Il primo documento noto che fa menzione della chiesa risale al 1233. La chiesa fu dichiarata prioria nel 1518.
Nel 1785, a seguito della soppressione della badia vallombrosana di san Paolo, che si trovava nell’abitato, l’arcivescovo di Firenze Antonio Martini decise che il titolo parrocchiale fosse trasferito dalla vecchia chiesa di san Michele alla appena soppressa badia vallombrosana di San Paolo, che sorgeva proprio all’interno dell’abitato .
Attualmente la chiesa vecchia si mostra con una semplice ma elegante facciata a capanna fornita di un bel portale in pietra serena dotato di timpano spezzato al centro del quale campeggia lo stemma della famiglia Buini. Sull’architrave si legge la scritta: Benvenutus Buini Prior fecit A.D. 1770. In alto, si apre una finestra con cornice a campana. Due grandi lapidi marmoree, risalenti al 1922, ricordano i caduti rontesi nella Grande Guerra.
L’interno è articolato a croce latina irregolare e in alcune sue parti (si tratta di un paio di monofore a doppio sguancio e dell’arcone ogivale che sovrasta il presbiterio) mostra i resti della struttura medievale e gotica. Per il resto, le pareti laterali appaiono sostanzialmente spoglie (ad esclusione di opere moderne). Nel braccio destro del transetto si vede ancora oggi l’altare del 1726 realizzato da Michele Martini, benché privo dei quadri che lo adornavano. Sul lato opposto, un altare ligneo con lo sfondo dipinto con un paesaggio, ha ospitato in passato il crocifisso miracoloso ora conservato nella attuale chiesa parrocchiale di Ronta. L’altare maggiore, in pietra, risale al 1635, realizzato in ricordo della peste di manzoniana memoria: la data e lo stemma del priore Buini compaiono sui dadi delle colonnine che sorreggono la mensa dell’altare, mentre un’iscrizione ricorda la costruzione seicentesca dell’altare stesso e un suo restauro nel 1837, in memoria del terremoto e dell’epidemia di colera avvenuti in quell’anno.
Le opere d’arte che la chiesa possedeva e che non sono andate perdute, sono state restaurate e sistemate, per motivi di conservazione, nell’attuale chiesa parrocchiale.
(scheda a cura di Marco Pinelli)
(foto di Marta Magherini)
Pingback: Matteo Rosselli, Madonna del Rosario e Santi, 1620 ca. (Chiesa di San Michele a Ronta)