MUGELLO – Non so chi sia nato prima, se i Consumi o il passo della Consuma. Entrambi stanno lì da decenni. La strada è migliorata, la schiacciata pure. A dire il vero, su ogni valico mugellano (e non solo) svetta un ristorante o almeno un’osteria. Il Giogo vanta Nandone, la Futa il Sozzi; sulla Colla si manifesta una bottega mille usi, sul Muraglione un locale dove rombano i motociclisti. Ma la schiacciata del Consumi, ripiena mi raccomando, ha pochi rivali. La crostata di frutta segue a ruota.
Quassù la cucina è quella tradizionale. Niente cuochi francesi, niente sushi, verdure scarse. Del resto, la fatica del salire richiede cibi forti: pane buono e affettati innaffiati dal rosso, la tradizione insomma. Il Chianti Rufina cresce proprio lì sotto, nella valle, a Pomino si confonde con un panorama mozzafiato. E i suini, da qualsiasi parte del passo tu vada, Casentino o val di Sieve, caschi in piedi. Perché tutto questo scintillare di bontà? Facile. I passi sono fatti per essere oltrepassati, collegano spesso regioni diverse, da lì transitano uomini e merci. Da sempre. Meglio allora aprirvi un luogo di ristoro.
E nel passato? Proprio come oggi. La Futa si chiamava un migliaio di anni fa ‘passo dello Stale’, dove ‘Stale’ sta per hospitale, ospizio per accogliere i pellegrini. In età medievale sul Giogo trovavi un’osteria, e così sulla Colla. Ti imbattevi anche in dazi e gabelle ma le osterie dove mangiare e dormire non mancavano davvero. In tempi più recenti, quando le carrozzabili granducali resero più facilmente raggiungibile la Toscana, le poste per il cambio dei cavalli e gli ostelli si moltiplicarono. I marchesi Gerini aprirono una trattoria a Le Maschere, in faccia alla strada. Pare fosse la migliore. Poi locali a Montecarelli, a Santa Lucia e naturalmente oltre la dogana delle Filigare, sulla via per Bologna, in pieno stato pontificio. Monghidoro, nei testi medievali, viene ricordata come Scaricalasino. Chissà perché… Scarperia e Firenzuola brillavano di alberghi, un paio addirittura di livello superiore. Vi dormirono Machiavelli, una regina e nobili a iosa (a Firenzuola), Montaigne il saggio venne inseguito dall’oste perché scegliesse la sua locanda (a Scarperia). A Dicomano, il più bel mercato mugellano, gozzovigliavi prima di ripartire per le Romagne o per Firenze. Alternativa: nel castello di San Godenzo, proprietà dei Guidi fino al XIV secolo. C’è di più. Il valico dell’Osteria Bruciata, sull’Appennino sopra Sant’Agata. Bel passo, importantissimo qualche secolo fa. Collegava Firenze al settentrione. A nord lo avevano ribattezzato la ‘via dei monaci’. Ecco, sul passo svettava, appunto, un’osteria con tanto di leggenda nera: l’oste che uccide i viandanti con portafoglio pieno. Covigliaio docet. Sarà vero? Ma… Un diverticolo tagliava la foresta e raggiungeva Gagliano. Appena fuori Porta Bolognese (non cercarla. È stata distrutta) trovi ancora oggi lo Spedalino, un piccolo oratorio affrescato con pittura trecentesche. Ci pregavano, s^, ma soprattutto vi si riposavano i pellegrini di passaggio. Pane secco, acqua e poco più. Al sicuro dai briganti.
Il quadro è imperfetto tuttavia non c’è dubbio: il Mugello era disseminato di insegne di locande. E però, magari avessero gustato la schiacciata del Consumi.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 dicembre 2018