Il busto di San Cresci
BORGO SAN LORENZO – Tra gli arredi sacri appartenenti alle chiese mugellane più prezioni e prestigiosi è senza dubbio da annoverare il busto reliquiario di San Cresci, realizzato per l’omonima pieve che sorge sulle pendici del Monte Giovi.
Si tratta di uno splendido e prezioso reliquiario a busto in argento fuso a cera persa e cesellato, con rifiniture in rame dorato (h. cm. 50) che raffigura il santo evangelizzatore del Mugello rivestito dell’armatura romana finemente decorata e cesellata. Il bellissimo volto giovanile, barbuto e dotato di una folta capigliatura, è leggermente girato verso destra. Sulla base corre la scritta: Sancti Crescij Xp Martyris Caput.
Il busto argenteo, destinato a contenere all’interno della calotta cranica la reliquia del cranio del santo evangelizzatore del Mugello, martirizzato – secondo la leggenda – nel 250 d.C., si deve alla committenza diretta del granduca di Toscana Cosimo III dei Medici che, come noto, ebbe una particolare attenzione per la illustre ed antica pieve mugellana, tanto da farla restaurare dal suo architetto di fiducia Giovanni Battista Foggini, al quale si deve anche il disegno del grande reliquiario, eseguito dall’argentiere e orafo di corte il tedesco Bernardo Holzmann, come è attestato dal suo punzone apposto sul manufatto. Dalla documentazione rintracciata risulta che il busto, fornito di una base in legno di ebano (perduta) fu realizzato nel 1703, nell’ambito della produzione dei nuovi arredi liturgici di cui lo stesso granduca volle fornire la pieve appena restaurata.
Da un punto di vista stilistico è da sottolineare l’alta qualità esecutiva, evidente nella accuratezza della rifinitura dei dettagli e nella potente fierezza della figura, nella quale appare chiara la derivazione dai modelli classici, ispirati certamente dallo stesso soggetto (un martire romano tardoantico), innestata su una tipologia di reliquiario di origine medievale, ma riletta e rivitalizzata in età rinascimentale dal sommo Donatello nel famoso busto di San Rossore.
Sarebbe auspicabile che il reliquiario, rimosso per comprensibili ragioni di sicurezza dalla sua collocazione originaria e custodito a Firenze, potesse ritornare nella terra per la quale è stato realizzato e nella quale è stato conservato per secoli per restituirlo all’ammirazione dei mugellani (e non solo).
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 2 settembre 2019