Il lupo è tra noi!
MUGELLO – Una domenica di inizio primavera, una ventina di anni fa, io e mia moglie eravamo estenuati da un’influenza che non si decideva a passare e così decidemmo di fare un’uscita in auto verso Luco di Mugello. Ci fermammo davanti ad un caseggiato bianco, dove poi la strada scende e attraversa il torrente Bosso per salire al paese. Qui sentimmo a lungo un abbaiare di cani e uno strepito di oche. Poi ogni rumore cessò e a quel punto vedemmo un animale che, dal fosso, si stava dirigendo verso l’abitazione. Mia moglie esclamò: “Ma quello è un lupo!”. Lo guardai bene e non potetti che confermare. Intanto l’animale, al piccolo trotto, aveva costeggiato la recinzione della casa e, arrivato al cancello, cercava un modo per entrare. Dopo vari su e giù, non trovando un pertugio, si diresse in una vicina pioppeta in direzione di Borgo. Riaccesi il motore e feci dietrofront per tentare di intercettarlo nuovamente e in effetti, dopo una ventina di metri, il lupo attraversò la strada proprio davanti a noi per risalire su una carrareccia verso il fosso da cui era venuto. Lo vedemmo per una decina di minuti e ci sembrò che avesse l’atteggiamento tranquillo di un padrone che si fa una passeggiata nei suoi possessi.
Ho visto altre volte un lupo sull’Appennino ma non mi era mai capitato di incontrarlo così in basso e, soprattutto, mai così vicino ad una grossa borgata come Luco. Il fatto dimostra chiaramente che l’areale di questo animale ormai si è espanso su tutto il territorio. Sapevo che il lupo aveva già superato il Monte Giovi ed era sceso verso Firenze, seguendo evidentemente le sue prede preferite (cinghiali e caprioli). Ma non pensavo che si sarebbe così avvicinato agli abitati. Ma era lì. E per restarci.
Il primo esemplare di lupo lo vidi nel 1975, quando feci visita al maestro tassidermista Giorgio Bani. Allora la versione ufficiale era che il lupo fosse in via d’estinzione, presente in Italia solo in qualche regione del Meridione. Invece un lupo (morto) era nel Mugello, sul pavimento di un laboratorio della Gracchia. Non si trattava dell’unico caso perché vi erano state segnalazioni nella nostra zona a partire dagli anni ‘60. Si può quindi pensare che il nobile predatore fosse stato sempre presente sui nostri monti, seppur con pochissimi esemplari estremamente guardinghi nei confronti dell’uomo.
In quel periodo le grosse prede, come i caprioli, erano poche, per cui con il poco cibo a disposizione le riproduzioni scarseggiavano e il lupo risultava invisibile. Con l’accelerazione dell’abbandono della montagna si era aperta alla fauna selvatica uno spazio immenso, data l’assenza di competizione con l’uomo, delle sue coltivazioni e dei suoi allevamenti. Così, mentre la vegetazione selvatica cominciava ad invadere tutto il territorio, gli animali avevano a disposizione quantità di cibo sempre maggiori e potevano crescere di numero. Ciò valeva per i caprioli, ma anche per i cinghiali, introdotti anni prima nei territori demaniali. E questo ha fatto in modo che il lupo potesse finalmente dedicarsi ad altre prede, oltre ai topi e alle lucertole: l’abbondanza di bistecche non può che portare all’abbondanza del mangiatore di bistecche.
Nel 1992, su incarico della Provincia di Firenze, il Liceo Giotto Ulivi di Borgo tenne un corso professionale per operatori faunistici in collaborazione con l’Istituto Nazionale per la Fauna selvatica, organizzando poi una ricerca sistematica sulla presenza del lupo in Mugello per ufficializzarne giuridicamente l’esistenza. Ovviamente i risultati confermarono ciò che ormai era chiaro: il lupo è qui e “lotta insieme a noi”, come diceva un vecchio slogan.
Fu nel corso di quella ricerca che feci la prima conoscenza diretta con questo predatore. Era un fine febbraio, una bella giornata tiepida di sole, e io salivo da Porcellecchi verso il Giogo di Corella, a monte di Villore. Guardavo in terra in cerca di tracce, quando all’improvviso sentii un fruscìo sopra di me. Alzai gli occhi e vidi sparire dietro una ginestra la parte posteriore di un animale grigiastro, con tanto di coda. Dai passi che si allontanavano capii che gli animali erano due (forse una coppia?). Qualche anno dopo Duccio Berzi (che dopo il corso di operatore faunistico era divenuto il “luparo” ufficiale della Provincia) mi disse che aveva trovato una tana a Porcellecchi. Fece di più: una sera venne a trovarmi a casa e mi disse di seguirlo promettendomi un regalo. Quasi a mezzanotte eravamo sul posto.
Montammo le attrezzature per il wolf-howling (l’ululato al lupo) e lanciammo gli ululati. Dopo poco tempo ci rispose un concerto di voci, non proprio bianche, che si sovrapponevano le une alle altre in un’allegra confusione. Erano i piccoli di lupo, ancora nella tana, che rivelavano al mondo la loro presenza. Al coro si unirono poi anche i due adulti. Fu una sensazione bellissima, il percepire una natura ancora vergine in un territorio come il nostro che aveva visto la presenza dell’uomo fin dai tempi dell’uomo di Neanderthal, centomila anni fa.
Oggi il lupo da noi è presente dappertutto. Essendo un animale molto intelligente e che ben conosce l’uomo, avendoci convissuto per tanti secoli, sta molto attento a limitare al minimo i contatti e, se si trova davanti qualche persona, fugge subito oppure, se questa mostra indifferenza, la ignora e prosegue per la sua strada. È davvero una favola la vecchia storia del lupo cattivo che mangia i bambini. Ne riparleremo.
Paolo Bassani
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – Maggio 2021
“È davvero una favola la vecchia storia del lupo cattivo che mangia i bambini. Ne riparleremo” Invito Paulo Bassani ad informarsi e documentarsi meglio per quanto riguarda quello che chiama “favola2 Un ottimo libro sarebbe “Storie vere di lupi cattivi” di G. Todaro.
Paolo Bassani 17.05.2021
Ringrazio per la cortese segnalazione. Certamente me lo leggerò.
Paolo Bassani 18.05.2021
Sono andato sul sito “g.todaro storie vere di lupi cattivi | k9 uomini e cani” e ho trovato un ampio commento al testo citato, penso scritto dall’autore o da persona molto vicino a lui. Il testo è ampiamente condivisibile: in particolare segnalo i capoversi n° 6, 7,8,11,12,13, che mi sembrano porre problematiche attuali. D’altra parte, il mio articolo segnala la fase che in questo momento vive il lupo in Mugello, cioè una fase in generale di diffusione, ma di sostanziale non considerazione dell’uomo come possibile preda. Cosa che ovviamente ci auguriamo duri sempre. sicuramente non è simpatica la presenza così ravvicinata delle due specie (perchè ecologicamente per un predatore una fonte di cibo non è mai alla lunga trascurabile, e l’uomo ecologicamente è una specie come le altre). I danni sono un altro argomento, che esula dalle mie competenze. Per questo non ne parlo.
BELLISSIMO articolo, grazie prof Bassani