Il Mugellano di città
C’è un solo mugellano, ed è tanto, ma proprio tanto, sepolto in Santa Croce, il pantheon delle glorie italiane. Mescolato a Foscolo, Machiavelli, Michelangelo, Rossini, Galileo, addirittura a una Bonaparte, svetta un rontese: Filippo Pananti. Rontese, non borghigiano. A Borgo troppo denso il fumo delle candele per un mezzo giacobino. Che vita, Filippo! Non basterebbe Dumas a disegnarla. Cavalca con Foscolo, cena con Lorenzo Da Ponte, il librettista di Mozart, educa ai misteri della vita la duchessa di York, si traveste da spia, insegna nel sud della Francia dopo aver attraversato l’Europa. Al tramonto della vita viene traslato per meriti in Santa Croce.
A pochi passi da dove giace il nostro, puoi ammirare una statua in marmo che somiglia a un simbolo del nostro tempo. La somiglianza è stupefacente. Un po’ troppo. Ma le cose stanno al contrario. Stai guardando l’originale. È Il gallo che l’ha proprio copiata. Sei di fronte alla ‘Liberta’ della poesia’ scolpita da Pio Fedi nell’Ottocento. La statua della libertà che ti sorprende di faccia a New York, opera del francese Bartholdi, è davvero sua sorella: il braccio destro alzato, il volto che guarda lontano, oltre l’orizzonte, la posa del corpo. Pare che il gallo si sia imbattuto nell’originale nell’atelier del Fedi in via dei Serragli, durante un viaggio a Firenze.
I soliti francesi, con la puzza al naso e con poche idee. Ecco, oggi potremmo accusarlo di plagio.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 1 dicembre 2019