Il Santuario della Madonna dei Tre Fiumi ed il miracolo dell’asino orbo
BORGO SAN LORENZO – La località denominata “Tre fiumi” sopra Ronta ha sempre avuto un destino legato alla religione e alla devozione fin dall’antico. Secondo gli storici qui c’era un convento intitolato a Santa Maria fin dall’anno 854, poi delle grotte in località Castellina dove avvenivano pie visioni e così via! Non dimentichiamoci che poche curve più avanti la leggenda narra di San Giovanni Gualberto che liberò la strada da un grosso tronco di faggio sollevandolo come fosse un fuscello con un paio di diti, mica bruscolini dico io!
Nel Cinquecento sorgeva in loco una piccola cappella che aveva preso il posto di un tabernacolo viario e che conteneva una bella immagine della Madonna con Bambino. Nel 1578, giorno dell’Ascensione, il volto della Vergine del dipinto si sarebbe trasformato in carne rivolgendo uno sguardo pietoso a donne del luogo in preghiera. Tra queste c’era una certa Madonna Dianora che rimase letteralmente pietrificata; e c’è da capirla poverina, vorrei vedere voi al suo posto!
La notizia del miracolo si sparse in fretta, e la zona diventò luogo di venerazione e pellegrinaggio. La Curia fu costretta a incentivare la costruzione di un edificio di culto adatto a venerare dignitosamente l’immagine della Vergine miracolosa. Iniziò cosi in quel tempo lontano e con il contributo dei rontesi la costruzione dell’Oratorio; con l’aumento dei pellegrini nel secolo successivo ci furono ampliamenti con un bel porticato e un refettorio. Infine, nel 1684 su iniziativa di Domenico Pananti, ex parroco benefattore in Santa Maria a Vezzano poi pievano di San Giovanni Maggiore, si costruì una casa di accoglienza e ristoro per i pellegrini che diventò l’Osteria della Madonna dei Tre Fiumi. Cristoforo di Pietro Buini, aristocratico del luogo, volle poi per l’Oratorio un restauro trasformandolo grosso modo come è oggi (1705).
Nel Settecento il culto e la venerazione della Madonna raggiunse l’apice e si aggiunsero miracoli, prodigi e grazie ricevute. Tra i tanti pellegrini che vennero a visitarlo ci fu una compagnia religiosa fiorentina che, a causa di vari contrattempi, arrivò a tarda sera il 7 giugno 1767. In particolare, un ragazzino al seguito, un certo Marco di Alessio Corsini, sbagliò strada e arrivò da solo in piena notte. Giungeva (si scrisse al tempo) “senza cappa” e a cavallo di un asino mezzo cieco. Giunto dirimpetto allo Stefaneschi, nel luogo detto la Romita dove esisteva l’immagine di Maria Santissima dei 3 Fiumi (qualcuno dice dentro una semplice cassetta di legno con vetro davanti e affissa a una quercia), l’asino a causa del buio e della vista scarsa mise una zampa fuori dal selciato precipitando insieme al ragazzo in un batter d’occhio e per diversi metri nel precipizio sassoso. Tutti accorsero sicuri che non ci fosse più nulla da fare visto il dislivello, e grande fu la loro meraviglia quando s’accorsero che l’asino era morto ma il ragazzo, molto spaventato, aveva
solo un piccolo graffio su un fianco nonostante fosse rimasto quasi schiacciato dall’animale. Fu messo a letto e visitato dal prof. Giacinto Martini che gli trovò solo una gran febbre da paura ed ebbe la geniale pensata per sicurezza di .. cavargli il sangue! Davvero geniale, tanto che il giorno dopo, chissà mai perché, il ragazzo era molto indebolito, ma riuscì a trascinarsi fino al Santuario.
Raccontò di aver chiesto aiuto alla Madonna mentre precipitava e di averla vista in una grande luce insieme a Gesù che gli sorrideva; era senza fiato, non riusciva a parlare e subito dopo la visione scomparve. Questa la storia tramandata, e di sicuro possiamo dire che se avesse visto il ciglio del fosso bene come la visione, non sarebbe certo precipitato.
Comunque sia, a sera al giovane fu dato un cavallo (con la vista buona) e lui se ne tornò a Firenze.
Che vi devo dire; si vede che, dopo che aveva sbagliato strada di notte, cavalcato un asino mezzo cieco, essere precipitato in un dirupo con la bestia addosso, aver subito anche il salasso succhia sangue dal simpaticissimo dottore, secondo me la Madonna s’impietosì per quel ragazzo disgraziato e, con immensa pietà e sportività, in qualche modo pensò che doveva almeno …pareggiare!
Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – dicembre 2021