MUGELLO – Il prossimo anno verrà ricordato il centenario del terremoto che colpì gran parte del nostro territorio, il 29 giugno 1919. Una catastrofe, di poco successiva alla fine della prima guerra mondiale. Vittime, oltre cento, e gravi danni, con migliaia di sfollati. Nella storiografia sismica si trova però traccia di un evento più antico e, probabilmente, più cruento, quello del 13 giugno 1542. Ne ripercorriamo il fatto con la descrizione di Fra’ Giuliano Ughi della Cavallina (Cavallina di Barberino di Mugello,1485 – Bosco ai Frati, 1569), storico e biografo di quel tempo, frate minore francescano, padre guardiano al Bosco ai Frati.
Nel Libro IV di una sua opera, la “Cronica di Firenze” o “Compendio storico delle cose di Firenze, dall’anno MDI al MDXLVI” (n.d.a., 1501-1546), troviamo la narrazione di quell’evento. Ecco le sue parole originali.
L’anno medesimo 1542, a dì 13 giugno, a ore sei e mezzo, venne nel dominio Fiorentino un terremoto di tal sorta e si grande, che nel Mugello in più luoghi rovinò assai edifizi, con morte di più persone: e massime in Scarperia, la quale rovinò la maggior parte. E il palazzo del vicario rovinò in buona parte, e vi morì tre persone: et il vicario stette sotto la rovina forse sei ore, ma non morì. La chiesa di Scarperia e Sant’Agostino rovinò la maggior parte. Il convento del Bosco a’ Frati, rovinò tutto il tetto del monastero, e nel dormentorio caddero tutte le pareti e tramezzi delle celle: cadde la campana grossa, e non si roppe: il campanile s’aperse tanto, che si rimurorno due finestre: tutte le mura del convento si apersono, e creporono; che non ci rimase muro saldo o sicuro. A Sant’Agata rovinò quasi tutte le case: et a Ronta il simile. Ma alla Cavallina caddono le facciate dinanzi di quattro case: l’altre tulle tanto furono commosse et intronate, che non v’era sicuro abitare in alcuna. E così in Barberino, al Borgo a Gagliano, e per tutto il Mugello: in modo che per tutto s’abitava fuori alla campagna, e sotto li padiglioni, per più di due mesi.
Fu fatta diligente inquisizione dal signor duca del danno che era stato nel Mugello, e mandossi commessari a questo; e trovossi essere rovinate in Mugello mille dugento ottanta otto case, che non si potevono più abitare, e morti corpi centotredici, e stroppiati o feriti dugentocinquanta: onde li poveri paesani si pensarono che il signor duca dovesse e volesse far loro qualche agevolezza et esenzione; massime che in questo tempo assai era angariato e gravato tutto il dominio di Firenze per le gravezze ordinarie d’anno per anno, e per il sale caro, e per molt’altre angarie. Ma, oltre a ogni male, quest’anno si messe un balzello tanto disonesto, che tutto il contado e dominio Fiorentino sclamava insino al cielo; e massime il contado presso a Firenze, che l’anno dinanzi ne aveva pagalo un altro di mala sorte. Onde i poveri Mugellesi feciono ambasciadori a domandare almeno che non avessino a pagare questo balzello: e fu loro promesso, che, benché fusse loro posto, non sarebbero gravati a pagarlo. Ma non passò tutto ottobre, che furono tutti gravati, e bisognò pagarlo con le spese. Laudato sia Dio! Durarono li terremoti più di cinquanta dì; che quasi ogni dì ne veniva qualcuno: ma non rovinò mai edifìci, se non il dì detto di sopra.
(“Cronica di Firenze” o “Compendio storico delle cose di Firenze, dall’anno MDI al MDXLVI” (n.d.a., 1501-1546), Libro IV, di Fra’ Giuliano Ughi della Cavallina)
Scheda a cura di Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 novembre 2018