In viaggio sulla luna ai tempi del Covid: un progetto della IV liceo del Giotto Ulivi (5^ Parte)
MUGELLO – Astolfo, in groppa all’ippogrifo, raggiunge la luna per recuperare il senno di Orlando; nel suo viaggio prodigioso il paladino scopre con meraviglia che sulla luna si trova tutto ciò che sulla terra è stato perduto o invano desiderato.
I ragazzi della IV classe del liceo scientifico all’Istituto Giotto Ulivi insieme alla professoressa Sabina Mazzoldi hanno immaginato cosa potrebbero trovare i ragazzi sulla luna nel 2021.
Francesco Golini: Sulla luna con un alce e una civetta
Avvertenza: Il testo che segue contiene ciò che secondo me manca realmente sul nostro pianeta; ho evitato di scrivere di molte cose per me meno rilevanti e più soggettive. Si prega di leggere il testo in chiave allegorica: il tema è molto fantasioso.
Se mai dovessi fare un viaggio simile a quello di Astolfo, utilizzerei come mezzo per raggiungere la Luna un alce, simbolo della consapevolezza: è questo l’elemento fondamentale per riuscire a comprendere sia i nostri errori che le nostre virtù. Lo scopo del viaggio non sarebbe tanto quello di recuperare qualcosa, ma quello di comprendere i motivi di determinate ingiustizie e conoscere ciò che manca all’uomo per vivere in pace e in armonia.
Una volta giunto a destinazione, noto che il paesaggio non è molto differente dal nostro: ci sono piante ovunque, terra, sassi e un’enorme montagna (simbolo del distacco dai beni terreni) proprio di fronte ai miei occhi. Come mi hanno insegnato i miei amati documentari sulla sopravvivenza, la prima cosa da fare in un luogo da noi sconosciuto è recarsi in cima all’altura più vicina per poter scrutare meglio il paesaggio, e così decido di fare.Soltanto arrivato sulla vetta della montagna, riesco a comprendere appieno cosa si trova ai piedi di essa: quattro differenti biomi separati da un fiume ciascuno. Durante la discesa, sporgendomi da un precipizio, noto che poco lontano da me si trova una strada che può sicuramente facilitare il mio viaggio; decido di proseguire per il sentiero, ma non appena lo calpesto provo una strana sensazione: come se qualcuno o qualcosa fosse dietro di me.
Proseguo lungo la strada, quando un grosso pennuto mi sorvola la testa e si ferma proprio di fronte a me; subito dopo scopro che è un’enorme civetta parlante (simbolo della saggezza) e che sarà la mia guida attraverso i cinque biomi. Ci addentriamo nel primo: una fitta foresta oscura quasi completamente la vista del cielo e mi accorgo immediatamente che la vegetazione che dovrebbe nascere a terra, come l’erba, il muschio gli arbusti, non è minimamente presente; dunque, pensando che in questo particolare bioma crescano solo alberi, decido di chiedere spiegazioni alla mia guida. Con l’intento di portarmi sopra la foresta, la civetta mi afferra per le braccia, ferendomi un poco all’altezza del polso: una volta oltrepassate le chiome degli alberi, noto con una certa perplessità che la vegetazione di terra si trova sopra di esse. Il saggio pennuto mi spiega che tutte le piante hanno diritto alla stessa luce: questo particolare bioma è simbolo dell’equità, un principio che da sempre si trova sulla Luna, in attesa di essere applicato sulla Terra, mondo impari per natura. Attraversato questo primo ambiente, io e il mio insolito compagno ci addentriamo nel secondo e subito noto che la vegetazione è strutturata in un modo molto particolare: tutto sembra accatastato su pochi enormi alberi, a formare delle piramidi composte da qualsiasi tipo di essere vegetale. Il colore della flora è molto intenso così come gli odori, è un luogo paradisiaco e inviolato, perfetto nella sua semplicità. Chiedendo spiegazioni alla mia guida, apprendo che questo è il bioma della solidarietà, qui le piante più piccole vengono aiutate dalle più grandi: il filo d’erba è accostato al fiore, il fiore all’arbusto, l’arbusto al cespuglio, il cespuglio all’albero; le specie più imponenti aiutano e difendono le più piccole in caso di necessità per un benessere collettivo.
Oltrepassato questo spettacolare bioma, ci prepariamo ad addentrarci nella terza porzione di terra racchiusa tra due fiumi; qui la vista di un enorme serpente fa sì che io mi blocchi istantaneamente. Sto per assistere a una delle scene più raccapriccianti che io abbia mai visto: la bestia si lancia rapidamente su una piccolissima e apparentemente innocente rana che si trova di fronte a lei, divorandola senza alcuna fatica. Dopo pochi istanti noto che il corpo del rettile inizia a contorcersi su se stesso; le convulsioni comunicano un senso di atroce dolore e portano il predatore alla morte. Chiedo spiegazioni alla mia guida e lei mi comunica che il bioma nel quale abbiamo appena fatto ingresso è quello della giustizia; apprendo che la scena alla quale abbiamo assistito è proprio un esempio di essa: il serpente, uno tra gli animali più temuti da sempre, fa valere la sua capacità di predatore divorando il piccolo anfibio, che però, a insaputa del rettile, è cosparso di uno dei veleni più potenti del regno animale, capace di uccidere un predatore molto più grande di lui. Comprendo che, nonostante la differenza di stazza e la morte di entrambi i soggetti della scena, è stata fatta giustizia: la rana è una semplice preda ma, nonostante ciò, ha sviluppato una capacità incredibile per difendersi da animali più grandi di lei, in modo tale da potersi fare giustizia da sola. La mia guida mi spiega che in ogni angolo del bioma ci possiamo imbattere in questa scena, che si ripeterà per sempre in quanto la Terra non sarà mai un luogo di giustizia, anzi, accadrà per sempre l’opposto: persone potenti si approfitteranno fino alla fine dei loro giorni di persone più deboli e indifese. Cercando di dimenticare la terribile scena a cui ho assistito, mi preparo ad addentrarmi nel quarto bioma, che mi lascerà traumatizzato più del precedente. Un enorme campo, colmo di ciottoli e scarso di vegetazione, si stende di fronte ai miei occhi e in lontananza posso scorgere una mandria di bovini diretti verso l’unica chiazza di verde presente. Mentre ci avviciniamo, la mia guida scioglie ogni mio dubbio: mi anticipa che il bioma in cui ci stiamo addentrando è quello delle possibilità. Nonostante la scarsità di piante, ogni mucca avrà la possibilità di cibarsi e quindi di sentirsi appagata, sfamata. Questo mi fa molto riflettere e mi vengono in mente moltissimi casi della Terra in cui le persone non riescano a realizzare i propri sogni per cause impedienti: malattie, guerre, povertà, mancanza di sostegno e moltissimi altri motivi. Oltrepassato quest’ultimo bioma mi preparo a tornare sulla terra con l’alce che è diventato un po’ più piccolo, probabilmente perché adesso sono più consapevole di quanto non lo fossi all’arrivo, pronto a diffondere ciò che ho appreso sulla Luna.
Emma Agresti: Un viaggio insolito
Anno nuovo, vita nuova: è così che spesso accogliamo un nuovo anno, nel quale riponiamo tutte le nostre aspettative, tutte le nostre speranze e i nostri buoni propositi. In realtà, ogni volta che pronunciamo questa frase, non ci accorgiamo che il vero cambiamento spesso può avvenire grazie a un tuffo nel passato, piuttosto che nel futuro. È proprio adesso, all’inizio di un nuovo anno, il 2021, che mi si è presentata un’occasione a dir poco pazzesca e alquanto insolita.
A seguito del 2020, anno duro che ha portato l’intero pianeta a sperimentare una Pandemia globale e una vita del tutto fuori dalla normalità, sono stata scelta insieme ad altri ragazzi per recuperare tutto quello che abbiamo perduto in questo anno così ‘pienamente’ vuoto. La richiesta di aiuto è venuta da un gruppo di persone anziane che, memori dei vecchi e felici tempi, ha visto in noi giovani una speranza per trasformare un mondo devastato in un posto migliore. Ci hanno riuniti in una stazione spaziale e ci hanno svelato qualcosa di cui nessuno fino a ora era a conoscenza: la Luna è la casa di tutto ciò che abbiamo perso sulla Terra, di tutto ciò che ci siamo lasciati sfuggire senza nemmeno accorgercene. Gli anziani sono gli unici a essere al corrente di questo sulla Terra, poiché a loro volta da giovani, quando ci furono le Guerre Mondiali, sono stati incaricati della nostra stessa missione da altri anziani, al fine di recuperare il senno degli uomini, per mettere fine a tutti i conflitti. Così noi, un gruppo di giovani semplici e ancora poco esperti della vita, siamo partiti alla scoperta di una nuova dimensione. Il viaggio è stato piuttosto lungo e turbolento, dato che il punto in cui la Luna ospita tutto ciò che abbiamo smarrito, non è apertamente visibile: è necessario un grande sforzo per trovare ciò che non sappiamo di aver perso, ma alla fine sarà ripagato. È noto che la superficie lunare non è liscia, ma irregolare e imperfetta; eppure il luogo dove noi ci siamo trovati era tutt’altro che imperfetto: si trovava all’interno della Luna e per accedervi era necessario passare attraverso una porta naturale perfettamente rotonda, posta nel punto più piccolo e nascosto del satellite terrestre. Una volta entrati, ci siamo imbattuti in un tunnel buio a spirale, di cui non si vedeva l’uscita. Ecco che però, ad un tratto, è apparsa una forte luce a cui siamo andati incontro; era lì che le cose perdute sulla Terra giacevano: nel centro della Luna. Ci siamo ritrovati circondati da un’atmosfera di pace e di armonia: nell’aria risuonava una melodia che ci faceva sentire a nostro agio, nonostante ci trovassimo in un luogo tutt’altro che comune. Avanzavamo lungo un sentiero tutto colorato, che avevamo trovato appena usciti dal tunnel, incerti ma con la sensazione che fosse quella la strada giusta: niente lì era fuori dall’ordine e quei colori sgargianti sembrava proprio che ci chiamassero a seguirli. Presto ne abbiamo avuto la conferma: abbiamo notato che ai lati del sentiero si ergevano fiori giganti che ancora dovevano sbocciare e, solo dopo un po’ che procedevamo, ci siamo accorti che quelli si aprivano nel momento in cui noi passavamo e volgevano i loro ‘volti’ verso la nostra direzione di marcia: ci stavano indicando la strada. Una volta giunti al termine del sentiero, ci siamo trovati di fronte a una gigantesca e imponente cascata, che, con nostra grande sorpresa, non proveniva da alcun fiume e non era neanche costituita da acqua, bensì da qualcosa di più leggero. Non scendeva in maniera violenta, il suo corso era simile alla struttura di una scala a chiocciola. Grazie a questa sua strana e fantastica forma, noi, semplici esseri umani, siamo riusciti a scendere fino in fondo scivolando su quella cascata di leggerezza, come se sapessimo volare. Alla fine ci attendeva la meraviglia maggiore di tutte le altre: la valle delle note. Fu così che noi chiamammo quel magico posto, dal momento che qui fluttuavano sette gigantesche note, fonti della musica che dominava in tutto quel regno. Ben presto scoprimmo, osservandole, che non erano solo l’origine della musica armoniosa, bensì anche quello che stavamo cercando: i valori perduti sulla Terra, o meglio una sorta di contenitori di questi. Ce ne accorgemmo perché, nonostante queste avessero le stesse forme delle nostre note, sotto di loro fluttuavano dei nomi, ben diversi da quelli che conosciamo noi: BU, FI, CO, RI, TRA, LE e AL. Emozionati e vogliosi di portare a termine la nostra missione, ci siamo spinti verso la prima nota: BU, la nota del BUON SENSO, riempita per più della metà della sua forma da piccoli cubi attaccati su di essa. Non siamo rimasti sorpresi che il buon senso si trovasse in maggiore quantità qui che sulla Terra, dal momento che ormai, dopo un anno fuori dalla normalità, questo valore è come svanito.
Abbiamo staccato ad uno ad uno i cubi del buon senso e li abbiamo riposti in una speciale cesta che ci era stata fornita da coloro che ci avevano assegnato la missione. Poi siamo passati alla seconda nota, quella della FIDUCIA NELL’ALTRO, che era completamente ricoperta da cubi: la fiducia nell’altro ormai non è più sulla Terra, poiché siamo stati costretti a rinchiuderci in un guscio sicuro; le mascherine che dobbiamo portare per proteggere gli altri e noi stessi, spesso non ci permettono di riconoscere le persone che incontriamo per strada e questo ha contribuito alla nostra chiusura nei confronti del mondo esterno.
Con la stessa modalità di raccolta dei cubetti, siamo passati alla terza nota, quella del CORAGGIO. Con grande gioia, abbiamo notato che questa era ricoperta solo in minima parte: questo valore non ci è mai mancato del tutto, né nel 2020, né mai, dato che abbiamo da sempre vissuto sulla Terra cercando di adattarci il più possibile alle condizioni in cui ci siamo trovati. Inoltre, nel 2020 più che mai, abbiamo dimostrato di saper resistere e quindi siamo stati coraggiosi. Quella minima parte di nota coperta dai cubi, è sicuramente dovuta alla paura che abbiamo tutti i giorni di imbatterci in qualcosa di più grande di noi, quella paura che fa venire meno il coraggio. La quarta nota era quella della RISOLUTEZZA, piena per metà: prendere una decisione è un’impresa molto ardua a volte, anzi, spesso! Durante tutto il 2020, chi ci governa è stato portato a prendere delle decisioni molto difficili, che nessuno fino a ora aveva mai pensato di dover prendere. Il Governo non si è dimostrato sempre risoluto e le decisioni spesso sono apparse contraddittorie; noi, d’altra parte, siamo stati talvolta poco risoluti nell’attenerci alle regole. È stato un momento duro per tutti e forse la risolutezza verso gli altri e nei confronti di noi stessi non è stata abbastanza, ma si può sempre rimediare imparando dagli errori.
La quinta nota era quella della TRASPARENZA DELLE PERSONE, ricoperta quasi al limite. Come per la fiducia nel prossimo, anche la trasparenza e la sincerità delle persone, a giudicare da quello che ci attesta la nota, non è più presente nella Terra, o per lo meno lo è solo in minima parte. Chiaramente è stata la situazione generale che ci ha fatti diventare poco aperti e meno trasparenti agli occhi degli altri, ma è anche chiaro che c'è ancora la speranza che prima o poi tutto torni alla normalità e che le persone inizino nuovamente ad aprirsi al mondo in maniera più limpida; è solo una questione di tempo e noi eravamo in quel posto proprio per riportare una speranza. Dopo aver raccolto anche questi cubi, siamo passati alla sesta nota, la LEGGEREZZA. Arrivati a questo punto, abbiamo capito perché la missione era stata affidata a noi, ragazzi giovani, dal momento che la nota della leggerezza era ricoperta del tutto e in più alcuni cubi andavano al di sopra della sua forma. La leggerezza è qualcosa che tutti, bambini, giovani e anziani, dovrebbero portare con sé, ma in particolare che i ragazzi dovrebbero avere in ogni momento. Capimmo pienamente perché proprio noi eravamo lì: era quello il valore che ci era stato tolto più di ogni altro, eppure c’era ancora una speranza per imparare a vivere di nuovo. Noi, una volta recuperata quella leggerezza tipica della gioventù, avremmo potuto sentirci di nuovo invincibili e vivi, saremmo potuti tornare con il sorriso dopo un viaggio lontano da casa, da dove avremmo riportato la gioia negli occhi e nei cuori dei nostri genitori e dei nostri nonni, che hanno sempre dato tutto per vederci felici.
Consapevoli di aver recuperato la leggerezza, siamo giunti all’ultima nota, l’ALLEGRIA. Anche questa nota era ricoperta, ma solo a metà, e abbiamo capito bene il perché: il 2020 ci ha portato via tante cose belle, ma allo stesso tempo ci ha permesso di dare peso e importanza a molte altre che forse prima davamo per scontate. Abbiamo riscoperto il valore della famiglia, primo nucleo di amore incondizionato, abbiamo capito di chi abbiamo davvero bisogno e abbiamo imparato a essere felici anche delle cose più semplici, imparando ad apprezzarle come se fossero le uniche che abbiamo. Insomma, abbiamo capito bene che l’allegria non mancava del tutto sulla Terra, ma solo in parte.
Portato a termine il nostro compito, abbiamo ripercorso tutta la strada e siamo finalmente tornati sulla Terra, con tutte le note di cui mancava. Questo viaggio è stato fondamentale per farci capire che anche quando tutto ci sembra andare per il peggio, c’è sempre una luce in fondo al tunnel; prima o poi, se siamo coraggiosi, possiamo sentire di nuovo la melodia del buon senso, della fiducia nell’altro, della felicità delle piccole cose, della sincerità, ma anche della fermezza e della risolutezza nelle nostre decisioni.
Il viaggio ci ha incoraggiato a fare tutto quello che possiamo, anche nei momenti più difficili, per sentirci vivi davvero, e il 2021 sembra essere iniziato diversamente dall’anno precedente: ci siamo un po’ riavvicinati agli altri, abbiamo ripreso le nostre abitudini, anche se con alcune restrizioni, abbiamo imparato a essere prudenti, ma allo stesso tempo felici di vivere.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 aprile 2021