“Jè di sonett”, i sonetti marradesi di Francesc’ Alessandro Cattani
MARRADI – si prepara a muovere i suoi primi passi tra il pubblico una piccola raccolta di poesie dal titolo ”Jè di sonett”, stampata recentemente coi tipi della litografia Fabbri di Modigliana. La presentazione del libro avverrà a Marradi nel pomeriggio del prossimo 14 aprile, alle ore 16.30, presso il Centro Studi Campaniani che per il IV anno consecutivo porta avanti un progetto, teso a salvaguardare e valorizzare il dialetto marradese.
L’autore è persona ben nota dalle nostre parti: si tratta del dottor Francesc’ Alessandro Cattani, per quasi trent’anni titolare della condotta veterinaria del Comune di Marradi. La peculiarità del libro, come si desume dal titolo, è la lingua in cui l’autore si è espresso, e cioè il dialetto marradese.
Dire “marradese” è forse non del tutto preciso: il dottor Cattani risiede infatti stabilmente nell’amata casa di famiglia a Vossémole, nei pressi di Lutirano, località del comune di Marradi molto vicina al centro, eppure lontana abbastanza perché la parlata locale risulti già un tantino diversa. Così è il nostro dialetto, genericamente definito “romagnolo”: a Popolano (distanza da Marradi: 2 km.) la pronuncia ha una certa particolare inflessione che prelude alle sonorità romagnole; a Crespino (distanza: 9 km.) già si insinuano lessico e modi toscani; per non parlare di Campigno (distanza: 7 km.), luogo dove la gente si esprime in forme tanto speciali che farebbero la delizia di un docente universitario di Storia della Lingua.
Il dottor Cattani, ben consapevole di questa affascinante varietà, solo per uno dei suoi sonetti si sente di affermare che “è in perfetto dialetto marradese”. Gli altri sono in dialetto e basta, nella lingua, cioè, che gli è familiare da una vita.
Il dialetto è per lui una scelta stilistica e culturale insieme. Come il latino, studiato negli anni della scuola e sempre frequentato con piacere negli “otia” della vita in campagna, il dialetto ha, secondo il suo giudizio, doti di espressività e sinteticità eccellenti. Certi suoi vocaboli sono intraducibili semplicemente perché la lingua ufficiale ne è mancante. Designano soprattutto il mondo naturale: quello della terra e degli animali che la popolano. Ma sanno penetrare anche frequentemente nella complessità dell’animo umano.
Tra questi temi si muove con eleganza la poesia di Francesc’Alessandro Cattani, utilizzando la prediletta forma metrica del sonetto, antica ma inossidabile, capace di snodare nelle sue quattro strofe brevi vicende di favola o di mondo reale.
Favole di animali, rivisitate in maniera nuova e attuale sugli esempi classici di Esopo e Fedro, oppure del tutto inventate con vivace fantasia. Piccole storie di uomini, con le loro debolezze, le loro astuzie, i loro motti salaci, il loro desiderio di vivere in pace e semplicità nel mondo.
Sul finale del libro, una breve “Commedia” riscritta sulla traccia dell’esperienza di vita dell’autore: il veterinario, novello Dante, guidato dal Sant’Antonio-Virgilio compie un viaggio nell’aldilà, attraverso il Paradiso degli animali. Si noti bene: niente Inferno né Purgatorio per loro: solo il mondo della luce, dove sopravvivono in eterno liberi e felici, nella loro naturale innocenza.
Un piccolo libro bello e accattivante, dove le puntuali traduzioni dal dialetto, opera dell’autore, consentono una lettura e una rilettura facilitata di ciascuna pagina, con a fianco l’illuminazione incisiva dell’immagine. I 28 disegni di Paolo Montuschi, ai quali va aggiunta anche la felicissima sintesi di copertina, oltre a essere aderenti al testo esprimono una loro vitalità artistica di grande impatto. Quel tratto nitido, pulito, preciso e talvolta impietoso nel dettaglio, sa esprimere l’ironia dello scherzo ma anche, dove occorre, la dolcezza dei sentimenti che legano uomini e bestie nell’universo mutevole del vivere, Gli animali, descritti con grande accuratezza anatomica, hanno movenze ed espressioni studiate dal vero, senza sdolcinatezze disneyane. Gli uomini sembrano uscire dall’album dei ricordi di ieri. Individuati nell’espressione carica del loro stato d’animo d’ira o di scherno, di malinconia o di assorta meditazione, sono più “tipi” che ritratti, personaggi di quella “commedia” umana nella quale tutti siamo impegnati a portare avanti la nostra parte.
Livietta Galeotti Pedulli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 aprile 2018