La festa di Giandolea a Cornacchiaia
FIRENZUOLA – Alcune vecchie immagini di una festa che si svolgeva sul Poggio Giandolea davanti ad una piccola cappella, posta nel recinto di quello che fu il castello ubaldino di Montegemoli (articolo qui) .
Per raccontare la sua origine bisogna risalire all’estate del 1944, quando il fronte si avvicinò al paese di Cornacchiaia e alla sua pieve millenaria. Cominciò un periodo buio e difficile per la popolazione.
Dapprima nella canonica, quando la situazione a Firenzuola divenne pericolosa per la vicinanza del fronte, fu trasferito l’ospedale del paese con i suoi medici e i suoi malati. Successivamente l’edificio fu requisito dall’esercito tedesco e, fatto sgomberare in poche ore, fu adibito a sede del comando e della truppa e la chiesa adibita ad ospedale da campo con trecento posti letto. Il pievano fu costretto ad abbandonare tutto e a trasferire la la parrocchia presso l’oratorio di San Giuseppe ai Poggini Rossi.
Con l’intensificarsi delle operazioni militari, per evitare il trasferimento a Medicina ordinato dai tedeschi ma anche spaventata dai cannoneggiamenti e dalle incursioni aeree, gran parte della popolazione, a partire dall’undici settembre 1944, si disperse nei boschi rifugiandosi in baracche improvvisate, in grotte o altri rifugi di fortuna.
Da lì assistettero al bombardamento americano e al successivo cannoneggiamento che ridussero Firenzuola ad un ammasso di macerie. Furono giorni di vita dura con poco cibo, con il loro parroco che li assisteva e senza perdere la fiducia nella protezione della Madonna del Carmine, assai venerata a Cornacchiaia. La dura vita nei boschi terminò il 21 settembre quando, all’arrivo delle truppe alleate, la popolazione poté tornare alle proprie case. Molte erano state depredate o danneggiate, ma le vite erano salve. Si ha notizia solo di un ottantenne morto a Sigliola sotto le macerie della sua abitazione che non aveva voluto abbandonare.
Per ringraziare la Madonna del Carmine per la protezione dai pericoli della guerra, su iniziativa del pievano don Elio Righini e col concorso di tutto il popolo, nel settembre 1945, venne piantata sul poggio una grande croce di legno; ai piedi di questa venne, nel 1946, costruita una piccola cappella in pietra. Vi si teneva periodicamente (prima ogni cinque anni, poi ogni anno) una bella festa che vedeva un grande concorso di gente. Dopo la cerimonia religiosa le persone si distribuivano nei castagneti sottostanti per il pranzo a sacco e nel pomeriggio si svolgevano numerosi giochi di abilità per divertire grandi e piccini.
In occasione di uno di questi eventi fu coniata una medaglia, da un lato era impressa una croce con la scritta “in hoc signo vicimus”, dall’altro la Madonna del Carmine “Mater decor Carmeli Cornuclarae populum terramque protege”.
Purtroppo sono molti anni che questa tradizione è stata interrotta, chissà se un giorno si potrà riprendere questa festa che è rimasta nel cuore di tutti.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – Giugno 2021