MUGELLO – Si prepara la liberazione di Firenze, per ordine del CTLN in Mugello tornano le brigate partigiane che si erano spostate sul Pratomagno, la Divisione “Arno” comandata da Potente deve, infatti, partecipare all’insurrezione della città, così come altre divisioni a cui è stata assegnata una zona: Careggi, Rifredi, Campo di Marte. Inoltre il CTLN vuole che i partigiani occupino Firenze prima dell’arrivo degli alleati, da metà luglio l’obiettivo è quello di convergere sulla città. La “Caiani” si sposta verso Firenze insieme a un’ottantina di elementi della formazione 2^ “Rosselli” di Giustizia e Libertà. 3000 partigiani convergono dai monti su Firenze, il territorio a nord della città rimane privo di collegamenti, i tedeschi attaccano la “Lavacchini” che si sparpaglia sul monte Giovi.
Nella notte tra il 3 e 4 agosto le brigate “Rosselli” e “Caiani” stanno procedendo verso Firenze. Nella notte avviene un terribile scontro vicino a Settignano, le formazioni partigiane che escono sconvolte, 11 partigiani della “Caiani” sono giustiziati dai tedeschi, la “Rosselli” si spezza in due tronconi e rimane con 15 unità, il comandante Vittorio Barbieri, catturato e fucilato, due uomini sono considerati dispersi, tra cui Ugo Claudi “Delfino” di Scarperia, e un partigiano napoletano “Nembo”; sul fronte avverso 20 i tedeschi uccisi. Partecipano allo scontro Giuseppe Iandelli e Imperio Bellaretti, entrambi giovanissimi partigiani borghigiani.
Nei giorni 3-5 agosto, minati, saltano i ponti di Firenze. Firenze è la prima grande città italiana a insorgere. Convergono sulla città i partigiani che hanno resistito in montagna: la “Fanciullacci” da monte Morello, la “Caiani” e la 2^ brigata “Rosselli” (il cui nuovo comandante è divenuto Ezio Castelli “Didon”) dalla zona del monte Senario, la 3^ “Rosselli” dallo scandiccese, la “Teseo” da Impruneta, la “Sinigaglia” dal Chianti, la “Perseo” da Reggello, la “Lanciotto” dalla Consuma. Gli inglesi hanno rallentato la marcia di avvicinamento, chiedono che avvenga lo scioglimento delle squadre partigiane, cosa energicamente respinta, poi accettano di utilizzare i 1600 partigiani installati presso Villa Cora; non solo, una squadra mista alleati – partigiani e comandata da “Potente” si assume il compito di snidare e eliminare i franchi tiratori tedeschi e fascisti appostati nei quartieri di là d’Arno.
Anche Sandro Pertini, che è a Firenze, interviene presso il comando inglese per accelerare i tempi e limitare le sofferenze alla città. I tedeschi hanno fatto saltare i ponti e sono difficili le comunicazioni, ma attraverso il corridoio vasariano che collega le due sponde viene stabilito un contatto tra il CTLN e i comandi alleati. Il CTLN rompe gli indugi e la mattina dell’11 agosto la Martinella suona a distesa, poco dopo risponde la campana del Bargello, è il segnale dell’insurrezione; manca però Aligi Barducci ucciso da una granata tedesca due giorni prima. Il CTLN nomina Sindaco Gaetano Pieraccini, Mario Augusto Martini Presidente della Provincia, i tedeschi ripiegano oltre i viali e verso nord da dove verranno definitivamente cacciati il 20 agosto. Gli alleati arrivano con le proprie armate nella città del fiore e da lì proseguiranno verso Bologna. Il tributo dei partigiani alla liberazione di Firenze è alto, 205 partigiani caduti, 400 feriti, una ventina i dispersi.
Massimo Biagioni
(Da “Scarpe rotte eppur bisogna andare”, Pagnini e Martinelli. Foto U Cicconi)
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 Agosto 2020
1 commento
Ho apprezzato molto la pubblicazione del brano tratto dal libro di Massimo Biagioni. La memoria di quei tristi eventi deve essere tenuta sempre viva, per non dimenticare e per rendere un doveroso omaggio a quei tanti giovani che immolarono la loro vita per la libertà di cui oggi godiamo e di cui molti ignorano il caro prezzo che è costata.Grazie. Biancalani Dario.