MUGELLO – Nel mio ultimo libro “I segreti del Mugello mediceo” ho trattato anche dello stemma della famiglia Medici sul quale, è risaputo, troneggiano delle grosse “palle”, ma questo lo sanno anche i sassi. Ma qual è il loro significato? Le ipotesi si sprecano e la fantasia corre veloce, fa il giro del mondo almeno una decina di volte e poi entra in orbita. Averardo, capostipite della famiglia Medici e comandante dell’esercito di Carlo Magno, intento a liberare il territorio toscano dall’invasione dei Longobardi, avrebbe affrontato il gigante Mugello che conficcò la sua mazza dentata nello scudo dorato del nostro eroe. Naturalmente, il buono nelle leggende vince sempre e alla fine il Medici uccise il nemico e trionfò. I segni rimasti impressi sullo scudo erano simili a delle palle e diedero l’idea dei “bisanti” inseriti sul blasone mediceo.
Vi rendete conto quali stramberie erano capaci d’inventarsi per rivendicare nobili origini? Comunque sia, sempre meglio di quell’altra storia da gonzi che, essendo il capostipite mediceo un certo Medico di Potrone, si supponeva fosse un dottore e quelle sullo stemma sarebbero state delle… pillole! Sì, d’aspirina, peggio che andar di notte; chi s’è inventato questa roba penso che le pillole le avesse ingerite lui e dovevano essere pure parecchio allucinogene. Ancora Carlo Magno torna alla ribalta con un altro significato dato alle nostre ormai ultracelebrate palle, quello di “coppette succhiasangue”. Secondo quest’altra bizzarra teoria l’imperatore, a caccia in Mugello, s’ammalò e fu salvato proprio dal Medici che lo curò applicando sulla pelle le predette “coppette succhiasangue”. E magari, chissà, se indaghiamo scopriamo pure che Carlo Magno non andava a caccia, non aveva nemmeno un regolare porto d’armi e veniva a far fuori i nostri cinghiali. Maledetto lui.
Anche il cambiamento nel tempo del numero di palle sul blasone mediceo, ma anche sulle monete coniate, si presta a diverse interpretazioni. Infatti, dovete sapere che sullo stemma furono:
- in origine 11 di colore rosso in campo d’oro;
- ridotte a 9 con Giovanni detto Bicci;
- ridotte a 8 cambiando colore con Cosimo il Vecchio;
- ridotte a 7 con il figlio Piero il Gottoso, sei a triangolo e una al centro azzurra con gigli di Francia;
- infine, ne rimasero 6 con il nipote Lorenzo il Magnifico, con in alto una palla azzurra che il primo granduca Cosimo I trasformerà in ovale.
Insomma, che conclusione ne ho tratto? Semplicissimo, con l’aumentare della fortuna dei Medici diminuirono, testimoniando quindi un fatto ancor oggi inconfutabile: in genere “girano” molte più palle quando …le cose vanno male.
Va detto che questa storia delle palle perseguitò i Medici a lungo, come una maledizione; peggio delle “pale” eoliche, in pratica una vera rottura di … insomma, mi avete capito, non voglio usare ancora l’abusata parola. Pare che a un certo punto nella corte medicea fosse nato un forte contrasto tra i poeti Matteo Franco e Luigi Pulci per accaparrarsi i favori di Lorenzo de’Medici. Nella battaglia verbale che ne seguì il Franco scrisse al Magnifico descrivendo il Pulci con queste esatte parole: “ Gigi è inportuno, Gigi è fastidioso, Gigi ha pessima lingua, Gigi pazzo, Gigi arrogante, Gigi seminator di scandoli, Gigi ha mille difetti secondo voi, et nondimeno sanza Gigi non si può respirare in casa vostra, Gigi è animella delle vostre palle”. E questa volta, se pensate che Franco si riferisse alle palle dello stemma, sbagliate davvero di grosso!
Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 ottobre 2023
1 commento
E comunque, palle non palle, averne oggi di gente come la stirpe dei Medici!!!
Bellissimo racconto ironico.