Mario Lancisi racconta Don Milani e il suo rapporto con il Mugello
BORGO SAN LORENZO – Nel centenario della nascita (1923-2023) Mario Lancisi con il suo ultimo libro “Don Milani. Vita di un profeta disobbediente” (che sarà presentato a Borgo San Lorenzo venerdì 3 Marzo, clicca qui) traccia un ritratto completo, e per alcuni versi inedito, del priore di Barbiana. Un’opera corposa realizzata dallo studioso, figlio di contadini, che si avvicinò al testo di “Lettera a una Professoressa” dopo una bocciatura al liceo classico, e che da allora non ha mai smesso di approfondire il tema.
Lei ha dedicato gran parte della sua vita professionale allo studio di Don Lorenzo, cosa c’è ancora da scoprire su Don Milani? “Dopo quasi quaranta anni che scrivo libri e articolo su Don Milani posso rispondere che in questo libro, peraltro anche molto corposo, ho trovato anche cose nuove. La grandezza e la peculiarità di questo personaggio è che i suoi scritti si presentano in maniera semplice, destinati anche a contadini e montanari, ma hanno una grande profondità. Tale che ogni volta che li leggo trovo aspetti nuovi”.
Tra questi temi ci indica un aspetto che a suo avviso è stato molto sottovalutato? “Il suo martirio. E’ un prete che ha ricevuto attacchi feroci e crudeli da parte della Curia fiorentina, alle volte al limite della crudeltà. Ad esempio una lettera del cardinale Florit, molto dura e molto pesante, che gli venne consegnata in ospedale, quando ormai era certo che sarebbe morto e si trovava in uno stato di grande sofferenza. Lui affrontò con un grande senso dell’obbedienza a Dio questo sacrificio e questi attacchi duri, pesanti e crudeli da parte di una certa Chiesa”.
Perché dice “di una certa Chiesa”? C’erano delle differenze all’interno della Chiesa? “Sì. Dall’altra parte c’era l’attenzione simpatizzante di Roma e dei Papi, sia di Papa Giovanni XXIII sia di Papa Paolo VI. Il suo grande avversario è stata la Curia fiorentina, con il Cardinale di Firenze Florit. Mentre da Roma c’era un’attenzione diversa, nel libro c’è anche un’intervista al segretario di Papa Giovanni XXIII e poi collaboratore di Montini. Lo fa capire bene un inedito che si trova nel mio libro. Quando Florit dovette lasciare Firenze per raggiunti limiti di età, nel 1977, il giornale Avvenire nello stesso giorno in cui dava la notizia dell’addio di Florit dalla guida della Diocesi Fiorentina, pubblicava anche la prima puntata di un reportage su Don Milani fatto da don Silvano Nistri, che era un reportage assolutamente benevolo. Questo aneddoto mi pare parli molto chiaramente del rapporto tra Roma e Firenze sulla figura di don Milani”.
Quali sono stati i rapporti tra don Milani ed il Mugello? In particolare quali rapporti c’erano con gli altri parroci mugellani? “C’erano alcuni preti amici, altri nemici. Basta pensare che un allievo di don Lorenzo mi ha raccontato che il suo prete aveva sconsigliato i genitori dal mandarlo alla scuola di don Milani. Tutto questo nacque anche perché, quando fu inviato nel 1954 come priore di Barbiana, la prima cosa che disse ai contadini che lavoravano a mezzadria la terra della parrocchia fu che da quel giorno sarebbe cambiato tutto: che gli agricoltori avrebbero preso tutto il raccolto, non più come prima il 70% alla Chiesa e il 30% agli agricoltori. Così si inimicò molti preti, con questo suo esempio evangelico.”
Un aspetto ulteriore che vuole sottolineare di questo suo libro? “A me hanno molto colpito, tra le lettere pubblicate, quelle che lui invio durante l’alluvione. Era preoccupato per la situazione prodotta dall’alluvione nel Mugello. Si preoccupava dei danni subiti dagli abitanti. Questo è un aspetto fondamentale di don Lorenzo. L’attenzione alle persone, qui ed ora. Ci sono tantissime lettere sull’alluvione, anche se finora non sono state evidenziate nei libri. E’ fondamentale per capire la sua attenzione al territorio, e in questo caso al territorio del Mugello. In merito al Mugello c’è poi anche una immagine meravigliosa. Quando lui arrivava in auto a Barbiana con Adele Corradi (la professoressa che aiutò don Lorenzo a fare scuola fino alla sua morte ndr), c’era un punto nel quale spariva le nebbia ed appariva il sole. E don Milani disse ad Adele Corradi: “Così sarà il paradiso”.
Ci parla di Adele Corradi? “Lei ha insegnato a Borgo San Lorenzo fino al 1963, poi volle andare a vedere come si faceva scuola a Barbiana. Da allora non si è più staccata da lì ed ha aiutato Lorenzo a fare scuola negli ultimi anni della sua vita. Lei adesso ha 99 anni, aveva un anno meno del priore, ed è ancora vivente, abita a Firenze e mi ha concesso l’intervista che si trova nel libro insieme a quella con Francuccio Gesualdi, che insieme al fratello ha vissuto la quotidianità di don Lorenzo come in famiglia”.
Tanti parlano di don Milani. Chi lo ha conosciuto, gli ex allievi e altri. Ma non c’è il rischio di raccontare ciascuno il suo don Milani? Che ciascuno veda solo quello che vuole vedere? “Questo rischio c’è. Ma voglio rispondere con un aneddoto. Ho una nipote. Un giorno mentre eravamo al mare il discorso cadde su mia madre e mio padre, i suoi nonni. Lei dette un giudizio di mia madre che non corrispondeva all’immagine che io avevo di lei, con la quale avevo vissuto fino all’ultimo; e volevo quasi risponderle “Cosa ne sai di tua nonna?”, ma poi rinunciai; dovetti ammettere che anche il suo sguardo meritava attenzione. Ecco, io penso che tutti gli sguardi, se dati con onestà e rispetto, siano legittimi. Sono occhi diversi e questa è anche la bellezza dell’approccio che dobbiamo avere di fronte ad una figura così complessa e meravigliosa”.
Nicola Di Renzone
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 Marzo 2023