Mazzoni, Marisa. Borgo profondo : detti celebri / Marisa Mazzoni. – Borgo San Lorenzo : Parigi & Oltre, 2012. – 251 p. : ill. ; 27 cm
Note: Sul front.: Gruppo facebook fondato da Sduni di Prato (Beppe Ronconi); Memoria storica di Gigi di Penne (Luigi Banchi)
Soggetti: Detti e motti – Mugello Proverbi – Mugello
Classe Dewey: 398.209 Letteratura popolare. Storia, geografia, persone. Toscana. Mugello
Lo trovi in: Biblioteca Borgo San Lorenzo Biblioteca Scarperia Biblioteca scolastica di Borgo San Lorenzo – Liceo Giotto Ulivi
*GP
L’AUTORE: Marisa Mazzoni
“Borgo profondo” è il titolo di questo libro, ma, da molto più tempo, è il nome di un sito che vive molto brillantemente su facebook. Per chi non ha familiarità con Internet, facebook è il più noto ‘social network’: cioè una specie di Piazza dell’Orologio in cui la gente va, s’incontra, lascia detto qualcosa, a volte s’accapiglia; tutto questo non di persona, ma scrivendo dei messaggi o mandando delle immagini che tutti gli altri leggono, e chi vuole risponde, e così all’infinito.
Questo è il primo punto. Il secondo punto è l’argomento al quale sono riservate tutte le conversazioni di ‘Borgo profondo’: il linguaggio borghigiano che ci rende riconoscibili. E naturalmente, insieme alle parole, quello che c’è dietro: la vita d’una comunità, le storie, i personaggi, le espressioni gergali, i mestieri e i luoghi di una volta. Da un modo di dire si dipana una affabulazione senza fine: chi ricorda di averlo sentito da qualcuno in una certa circostanza, chi cita una variante sentita in casa, chi spiega l’origine filologica o storica, chi gli viene in mente qualche figura caratteristica conosciuta, chi lo manda a quel paese, chi dibatte se sia meglio dire abbriccichi o ammennicoli, chi dà la buonanotte e va a letto, chi rimane a bere il bicchiere della staffa filosofeggiando sulla vita di ieri e su quella di oggi, come avveniva cent’anni fa tanto al Bar Centrale quanto nell’osteria del Castagnoli. O, nelle campagne, a veglia. Ma anche in Borgo, dicono i più ‘vintage’.
La lingua è lo strato originario e originale di ‘Borgo profondo’: dai dialoghi emerge la volontà di tutti i partecipanti, giovani e meno giovani, di conoscere, commentare, tramandare e comunque usare quella parlata cara a tutti perché è un lascito dei propri genitori, nonni, bisnonni. E’ la nostra identità. E piano piano, come si accennava sopra, dalla parola si passa al parlatore, ed ecco i detti dei vecchi, soprattutto di quelli caratteristici, magari sentiti raccontare in casa; e via confabulando: e se Dio crea il mondo con la parola, figuratevi se trecento borghigiani non son capaci di ricreare il Borgo! Le conversazioni di ‘Borgo profondo’ son tenute da ogni tipo di gente: chi non ha un nipotino che tratta il computer come noi si trattava la penna, il pennino e la boccetta d’inchiostro? E si vedrà chiaro lo spirito che c’è su questa Piazza dell’Orologio telematica: la voglia di ritrovarsi tutti insieme per continuare a raccontare e a sentire storie. E ci si accorgerà che il Borgo profondo, evocato da tutti con la nostalgia con cui si guarda indietro alla gioventù, diventa il Borgo di oggi: non è per nulla una riesumazione: è una storia che si fa, si svolge mentre si dice, è attualità, movimento, vita!
1 commento
…anche a me è piaciuto, piace e piacerà il parlare dei nostri vecchi. Ora non li vo più cercare perchè son vecchio io e chissà se sono in grado di perpetuare ciò che ho sentito da loro…