Palazzo Medici di Valdastra (Palazzaccio)
La definizione di “Mugello culla del Rinascimento”, coniata qualche anno fa, trova piena conferma nella presenza nel territorio mugellano di straordinarie testimonianze artistiche riconducibili agli albori di quella straordinaria fase dell’arte italiana, universalmente note come le ville medicee di Trebbio e Cafaggiolo (inserite, assieme ad altre ville medicee, tra i siti patrimonio delll’umanità) ma anche nella diffusione di importanti episodi di architettura del primo Quattrocento, certamente meno noti ma non per questo meno significativi, legati spesso alla presenza ed alla committenza della famiglia Medici. Si tratta di una serie di edifici a carattere civile che testimoniano la trasformazione del modo di concepire la dimora signorile rurale dalla tipologia medievale a quella moderna, secondo un linguaggio che sottolinea l’eleganza e la semplice chiarezza compositiva di classico equilibrio, consono all’ambiente rurale, destinato al riposo ed alla riflessione umanistica dei proprietari.
Tra gli esempi più rilevanti, a parte quelli più illustri prima citati, è certamente da annoverare il palazzo Medici di Valdastra (Palazzaccio) che sorge nei pressi della località di Cardetole.
Il palazzo fu fatto costruire da Bernardetto de’ Medici, appartenente ad un ramo cadetto della celebre famiglia di origine mugellana e protagonista della vita politica fiorentina del suo tempo, tanto che nel 1440 ottenne l’arme del popolo di Firenze, che compare anche in alcuni stemmi del palazzetto di Valdastra. Nel 1455 fu anche vicario a Scarperia e forse proprio in quell’occasione fece edificare questa sua residenza mugellana che si presenta con una pianta quasi quadrata ed al cui interno si accede attraverso un monumentale portale bugnato e sormontato da un grande stemma della famiglia Medici in pietra, risalente al XVII secolo.
Le numerose finestre originali appartengono a due tipi diversi ma entrambi appartenenti alla nomenclatura primo-rinascimentale: a croce e a centina lapidea. L’edificio si articola, all’interno, attorno al cortile centrale, caratterizzato da un doppio ordine di loggiato con colonne in pietra sormontate da capitelli ionici. Negli altri ambienti del palazzo, invece, si trovano peducci scanalati, ritenuti di notevole interesse in quanto sembrano costituire il momento di passaggio, all’interno dell’architettura civile, dall’uso del capitello ionico a quello composito.
La notevole qualità della lavorazione e della decorazione dei capitelli e dei peducci ha indirizzato gli studiosi verso un nome di primo piano nell’ambito dell’architettura fiorentina di metà Quattrocento: in particolare, i capitelli e i peducci del Palazzaccio mostrano evidente somiglianze con quelli del chiostro Spinelli (chiostro grande) in Santa Croce che, assieme ad altre considerazioni, ne attribuiscono la paternità ad un architetto attivo nell’ambito di Bernardo Rossellino che impiega anche elementi decorativi e strutturali di stampo michelozziano (R. Querci, 1984).
In una delle sale del piano terra si trovano, invece, peducci con lo stemma Medici e altri con lo stemma della famiglia Giugni, circostanza che rimanda con tutta probabilità al matrimonio tra Ottaviano de’ Medici (nipote di Bernardetto) e Bartolomea di Alamanno Giugni, celebrato nel 1518, momento in cui, evidentemente, l’edificio fu sottoposto a delle modifiche, non distanti tuttavia dalle linee originali. Un accurato restauro realizzato dalla proprietà qualche anno addietro ha consentito il recupero di un prezioso manufatto meritevole di essere conosciuto e valorizzato.
(Scheda a cura di Marco Pinelli)
Foto di Marta Magherini
© Il Filo – Arte e cultura in Mugello