
Per la sua collocazione geografica il territorio di Marradi sembra essere frequentato già in epoca romano o forse addirittura nelle ere precedenti. Non abbiamo certezze sull’epoca di costruzione dei primi “chasamenti” del borgo anche se il nome di Marradi potrebbe avere attinenze con un antichissimo casale agricolo e un podere detto appunto Marrato (zappato), posto lungo le sponde del Lamone.
Tuttavia, in ogni tempo il luogo ha rivestito un ruolo strategico importante per i viandanti e il transito commerciale fra Romagna e Toscana.
Nei primi secoli dopo il Mille, parti del territorio furono oggetto di contesa fra le celebri casate comitali del tempo come i Conti Guidi di Modigliana e i Manfredi di Faenza anche se l’evento di maggiore rilevanza storica resta senza dubbio l’epica battaglia delle Scalelle (1358) durante la quale i Marradesi trucidarono l’intera Compagnia del conte Corrado Lando Alamanno. Mercenari tedeschi al soldo del Comune di Siena per un’azione di guerra contro Perugia, questi militari tedeschi avevano compiuto, durante il loro passaggio, ogni sorta di angheria sugli abitanti della valle, ma attesi dai locali al passo delle Scalelle, furono sorpresi e decimati da una pioggia di macigni fatta cadere dall’alto della gola.
Nel 1428 i fiorentini, che da secoli ne auspicavano il dominio, vinte le ultime resistenze feudali, riuscirono a sottomettere definitivamente tutto il territorio, relegandolo ai voleri della Repubblica fiorentina.
Proprio in epoca feudale erano sorte intanto le splendide abbazie vallombrosane di Santa Reparata in Salto, Santa Maria a Crespino e nella Valle dell’Acereta, l’Eremo camaldolese di San Giovanni, che si univano a San Lorenzo, la chiesa più antica del borgo edificata in un momento storico precedente.
Storici del nostro tempo collocherebbero infatti, le origini di San Lorenzo addirittura in epoca romana. Ulteriore conferma a questa ipotesi potrebbe essere la collocazione dell’edificio, a stretto contatto con la Via Faentina che attraversa il borgo, (anch’essa di epoca romana) una caratteristica adottata nella costruzione degli edifici di culto più antichi, sempre realizzati in prossimità delle principali vie di comunicazione.
Rarissime le tracce relative all’architettura dell’edificio primitivo, certamente molto diverso da come lo vediamo oggi. Questo almeno fino al 1661, anno in cui un violento terremoto ne comprometteva la staticità rendendolo quasi inagibile.
Una lapide posta sulla facciata della canonica ricorda il soggiorno del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo avvenuto nel 1777. Una visita importante per il paese dalla quale avrebbero preso vita numerose innovazioni a carattere pubblico, non ultima la ricostruzione della chiesa per la quale il Governo Granducale aveva stanziato la somma di 4000 scudi, per un’opera conclusasi solo nel 1785. Nella ricostruzione di San Lorenzo notevole fu il contributo dei Fabroni, un nome ricorrente nelle vicende storiche di Marradi e che compariva inciso anche sulla campana grossa della chiesa.
Il terremoto del 1919 provocò ancora danni notevoli all’edificio, con il crollo dell’area absidale e lesioni importanti al campanile. Nuovamente restaurata era riaperta al culto con rito solenne il 16 novembre 1921; altri interventi conservativi furono eseguiti negli anni sessanta del Novecento.

L’edificio coperto a due spioventi si prospetta sul Piazzale Celestino Bianchi al centro del paese. La facciata è lineare con timpano, rosone circolare e lesene piatte. L’interno è arioso e solenne, tipicamente settecentesco caratterizzato da linee neoclassiche, con unica aula a volte sorrette da imponenti colonne cilindriche con capitelli ionici. Ai due altari laterali si affiancano preziosi confessionali settecenteschi di legno intagliato. Interessante un’acquasantiera a colonna di marmo recante lo stemma dei Fabroni, databile al XVI secolo.
Nella parete del coro, dietro l’Altar Maggiore, figurano le parti di un trittico (XV-XVI sec.) smembrato e poi ricomposto attribuito ad un ignoto artista della bottega faentina di Biagio d’Antonio. La tavola centrale rappresenta la Vergine col Bambino seduta in trono. Alla sua sinistra la figura di San Lorenzo, patrono di Marradi, caratterizzata dalla tipica veste rossa e dalla graticola simbolo del martirio. A destra della Vergine, la figura canuta di San Giovanni Evangelista. Da qualche tempo la chiesa si è arricchita di un nucleo di notevoli opere pittoriche provenienti dalla splendida abbazia di Santa Reparata in Salto, tutte realizzate probabilmente verso la fine del XV secolo da un anonimo pittore oggi meglio conosciuto come il Maestro di Marradi. Due di queste tavole sono collocate nel coro ai lati del precitato trittico.

Sulla sinistra del catino absidale si può ammirare infatti, la pala a fondo oro di Santa Reparata raffigurante la Madonna in trono con il Bambino. Disposte a semicerchio attorno alla Vergine, le figure di quattro Santi, con Santa Reparata che impugna il vessillo della Resurrezione e al suo fianco la figura di San Benedetto. Sul lato opposto San Giovanni Gualberto che impugna l’antico pastorale a forma di “tau” e San Bernardo degli Uberti con galero e vesti cardinalizie.
Sempre nell’abside, ma sul lato destro, la splendida Madonna della Misericordia che accoglie sotto il suo manto una moltitudine di fedeli.

Nell’aula, sopra le due porte ai lati del presbiterio, il paliotto di Santa Reparata e un San Sebastiano fra i Santi Antonio Abate e Lucia, ulteriori esempi di un’iconografia destinata ad elevare ed affermare il culto vallombrosano.

In sacrestia invece è collocato il grande quadro dedicato a San Giovanni Gualberto fondatore dell’ordine vallombrosano. Qui il Maestro ci propone il Santo assiso in trono affiancato dalle figure eleganti di due angeli. Evidente la simbologia identificativa che si manifesta nella croce emergente dal libro delle scritture in ricordo del miracolo del crocifisso, che piegò il capo in direzione del Santo e il pastorale a forma di “tau” su cui si appoggia la mano destra, divenuto in futuro simbolo dell’ordine.

Un palinsesto di opere con elevato valore artistico che contribuisce a cementare ancora il forte legame dei Marradesi con il proprio luogo di culto, quella chiesa di San Lorenzo dove furono battezzati Celestino Bianchi giornalista e politico, e Dino Campana ritenuto uno dei maggiori poeti del Novecento.
Scheda e foto di Massimo Certini