Torna in Pieve il Crocifisso cinquecentesco, completamente restaurato. “Un’opera d’arte meravigliosa”
BORGO SAN LORENZO – E’ tornato a casa, ed è ancor più una meraviglia, il grande Crocifisso cinquecentesco che quasi un anno fa era stato rimosso dall’abside della Pieve di Borgo San Lorenzo per essere sottoposto a un urgente intervento di restauro.
Don Antonio Lari, vicario parrocchiale, si era accorto che dal Cristo stava cadendo della polvere. E visto più da vicino ci si è resi conto del devastante lavoro dei tarli. Così il pievano, don Luciano Marchetti ha provveduto a farlo restaurare e ora l’opera d’arte torna nella pieve, consolidata e risanata. “E’ stato un intervento molto particolare -spiega Angela Matteuzzi di Atelier srl di FIrenze-: ci siamo trovate di fronte un Cristo bellissimo che non aveva un centimetro quadrato privo di fori causati dai tarli. Li abbiamo chiusi tutti, a uno a uno”.
Migliaia di fori, siringati a uno ad uno con una sostanza a base di permetrina. E prima la figura del Cristo era stata disinfestata, posta per un mese dentro un sacco anossico per uccidere tutti i tarli. “L’azione -continua la restauratrice- è proseguita con il consolidamento della pellicola pittorica, e si è iniettato in ogni foro uno stucco cellulosico, molto elastico e compatibile con la fibra del legno. Si è quindi portata a livello tutta la superficie dei fori e infine il ritocco pittorico, con colori a vernice e una protezione finale a spruzzo”.
Operazione delicata… “Senz’altro -dice Matteuzzi, così come lo è stato ricollocare l’opera al proprio posto”.
Ha seguito tutto da vicino Jennifer Celani, responsabile della Sovrintendenza di Firenze. Soddisfattissima del lavoro. “Eccoci a ricollocare un meraviglioso Crocifisso, databile al primo quarto del 1500 -dice-. Ha un modellato così morbido ed equilibrato, un volto che visto da vicino davvero emoziona, e viene naturale pensare di aver di fronte l’opera di un grande scultore”.
L’attribuzione non è certa. “Si parla -nota Celani- di ambito Sansovinesco, e un’opera del genere meriterebbe di essere studiata più a fondo. Grazie alla sensibilità di don Marchetti e alla perizia delle due restauratrici ora possiamo ricollocare un’opera d’arte davvero straordinaria”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 28 Luglio 2020
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