Borgo San Lorenzo e l’incursione dei gatti soriani del 1529
BORGO SAN LORENZO Pasquino Corso era un condottiero di ventura nativo della Corsica che partecipò a diverse battaglie e fu a lungo al servizio di Giovanni dalle Bande Nere. Per la verità, si dice che era un capitano più attento all’apparenza che alla sostanza, che curava più l’abbigliamento dei soldati che la loro audacia.
Fatto sta che con tali uomini tra le sue file fu soprattutto protagonista in Toscana di ritirate indecorose sia in battaglia che per sfuggire alla peste, di missioni fallite e soprattutto di proteste per il ritardo nelle paghe dei suoi soldati. Legato ai Medici, si trasferì poi a Roma al servizio di papa Clemente VII (sempre un Medici). Per quel che ci interessa, vale la pena ricordare che nel 1529 fu al servizio di Firenze che a quell’epoca faceva quel che poteva per difendersi con le unghie e con i denti dalle incursioni da nord e per limitare i movimenti mercenari che mettevano a ferro e fuoco il Mugello. In particolare, il condottiero Balasso de’Naldi da Brisighella, giunto a Ronta, depredò quel paese e diede alle fiamme pure Pulicciano, Vespignano, Gattaja e Vicchio. Non contento, continuò su ordine del governatore romagnolo Lionello Pio, la devastazione della valle occupando infine la cittadina di Borgo San Lorenzo.
Così, la Repubblica fiorentina decise alla fine del mese di dicembre 1529 di inviare agli alleati di Borgo delle truppe per liberarla affidando la missione al nostro famigerato Pasquino Corso. Anche in questa occasione, però, il Pasquino non si distinse particolarmente per intelligenza e audacia. Infatti, giunto di notte con l’aiuto di una guida vicino alle mura all’incirca nell’attuale zona del monastero di Santa Caterina, commise un primo errore cercando di praticare un buco nella fortificazione proprio dove la medesima era stata da poco rinforzata! Il rumore ovviamente svegliò i soldati di Balasso Naldi i quali, giunti in forze con i loro archibugi, respinsero gli attaccanti infliggendo la perdita di una quindicina di uomini e numerosi feriti. La missione fallì.
Tra le vittime comunque non ci fu, come affermato dallo storico Baccini, il colonnello Pasquino, morto solo due anni più tardi a Roma (1532) e che anche in quell’occasione se la diede a gambe levate! In una sua relazione Francesco Ferrucci con un paragone direi assai azzeccato ebbe a dire che, mentre i suoi soldati erano gattacci arruffati ma affidabili, i soldati di Pasquino Corso erano come dei gatti soriani, belli a vedersi ma incapaci di… prendere i topi!
Fabrizio Scheggi
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 dicembre 2020
Molto divertente e interessante ma è evidente che il buon Ferrucci non era un gattofilo!Infatti, come storica felina, posso dire che il gatto tigrato che discende dal gatto egizio, di razza dunque antichissima, è un eccellente cacciatore di topi anche perché il felino più simile ai suoi cugini leopardi,ghepardi e gatti selvatici.
Fa piacere però sapere che il nostro tigrato, spesso considerato a torto bastardo, all’epoca era tenuto in grande considerazione come quello che è, una razza pura!