Chiesa di Sant’Andrea a Cerliano
L’impeccabile circuito naturale che definisce l’intera conca mugellana, racchiude luoghi di straordinario interesse storico e culturale, troppo spesso identificati nei soli nuclei principali a scapito di realtà meno note capillarmente distribuite nelle zone poco conosciute del territorio. Luoghi ritenuti forse “minori” o d’interesse marginale, nonostante la loro eco storica costituisca parte integrante di quel mosaico che nei secoli ha disegnato identità e costume di tutto il Mugello.
Anche la zona di Cerliano poco a monte di Scarperia, sembra appartenere a questo criterio discutibile, nonostante la sua storia conservi i segni di una toponomastica riconducibile con poche probabilità di errore, almeno all’epoca romana.
Il luogo è raggiungibile da una stretta strada comunale, che abbandonata la provinciale per il Giogo all’altezza della villa di Montagnana, scende rapida verso il torrente Levisone, lambendone la riva sinistra per puntare poi decisamente verso il Monte di Castel Guerrino toccando le località di Fornace, la chiesa di Sant’Andrea, Vitartali, Poggio al Pozzo, Casacce. Siamo in ambiente pedemontano, dove natura e clima risentono gli effetti di un imminente Appennino, che oggi come in passato, ne condiziona le attività agresti e l’economia. Se si esclude infatti, la presenza di due fornaci per laterizi attive in zona nell’Ottocento, le uniche risorse locali sono apparse in ogni tempo quelle concesse dall’agricoltura e dal lavoro dei boschi, relegando Cerliano a un ruolo esclusivamente rurale, nonostante in passato tutta la zona rappresentasse un punto nevralgico per la viabilità in Appennino.
Il castello di Cerliano con sue “pertinenze” occupava probabilmente un piccolo altipiano collocato sul Poggio di Castro in posizione dominante e strategica, non distante dalla località Uomo Morto. Dell’edificio non resta alcuna traccia se non il ricordo documentato di una miracolosa guarigione che vi avrebbe compiuto San Giovanni Gualberto a grazia di un infermo. Avanzi murati di una Rocca invece, restano visibili sulle pendici del Monte Altuzzo, poco distanti dalle sorgenti del Bagnone. In questa struttura fortificata era inglobata la chiesetta intitolata a San Simone, annessa alla prioria di Sant’Andrea a Cerliano con bolla papale di Giulio III il 22 febbraio del 1550.
Pochissimo sappiamo delle origini e del primitivo edificio che costituiva la chiesa di Sant’Andrea a Cerliano, anche se storici contemporanei lo vorrebbero coevo alla nascita del castello, databile quindi attorno al XII secolo. Nelle Rationes Decimarum del 1276 la chiesa era tassata di due libbre e sei soldi ed aveva annessa insieme alla citata chiesetta di San Simone alla Rocca, anche quella di Manfriano.
Per necessità e volere del popolo, il 10 luglio 1526, la chiesa di Sant’andrea a Cerliano diveniva prioria, quando ne era custode Fra Niccolò Tanci da Peretola, eremita degli agostiniani.
Il 27 febbraio del 1606 vi fu nominato parroco Matteo Pinelli, agostiniano del convento di Scarperia, uno dei personaggi più celebri e determinanti nella storia clericale del Mugello. Prese possesso della chiesa lo stesso giorno della morte dello zio Bartolomeo, priore di Cerliano da trentacinque anni.
Uomo di grande cultura e profondissima fede, Matteo Pinelli si adoperò nel mantenimento e nel restauro delle chiese annesse alla sua parrocchia. Fu autore di molti scritti, dai quali emerge per dovizia di dati e grandezza dell’opera, il celebre Zibaldone, preziosissimo documento di microstoria mugellana, cui lo zelante parroco seppe unire gli eventi di rilievo che caratterizzavano la storia italiana nel Seicento. Una miscellanea di dati registrati anno per anno (1606-1663), riferiti ad epidemie umane, animali e delle piante, agli eventi atmosferici, alle rendite dell’agricoltura locale.
L’8 settembre 1611, un terremoto di violenza inaudita devastava il Mugello intero e Scarperia registrò il crollo di numerosi edifici fra i quali anche la chiesa di Cerliano, costringendo il povero curato ad abbandonare la parrocchia per due anni, andando ad insegnare musica e grammatica a Firenzuola, fino a ricavare i soldi necessari al restauro della chiesa.
Un nuovo evento sismico più violento del precedente, determinò il crollo definitivo dell’antico edificio di culto nel 1786.
Di questo primitivo luogo sacro, noto oggi come la Chiesa Vecchia e posto sullo stesso pianoro che ospita la chiesa attuale, resta visibile solo l’ardita torre campanaria, ormai segnata dalle ingiurie del tempo e dall’abbandono. Niente sappiamo dunque della sua architettura originale, anche se una vaga idea della struttura ci è offerta da una tela datata 1661 commissionata dal Pinelli a Virginio Zaballi, pittore fiorentino allievo di Jacopo Chimenti.
L’opera conservata oggi nel Museo Raccolta di Arte Sacra di Sant’Agata, rappresenta San Simone e Sant’Andrea patrono della chiesa, in adorazione alla Madonna. Sullo sfondo del dipinto è visibile un paesaggio nel quale appaiono i due edifici sacri così come erano stati costruiti sullo stesso pianoro erboso, in posizione contrapposta.
Altre opere importanti componevano l’arredo sacro della Chiesa Vecchia, tra queste un Cristo in pietà con la Madonna e Angeli del XVI secolo e una Santa Caterina d’Alessandria (Sec.XV) attribuita al Maestro di Signa; anche queste come la precedente, conservate nella Raccolte di Arte Sacra di Sant’Agata.
Il 16 giugno del 1627, si celebrava la prima Messa cantata nel nuovo oratorio del SS. Sacramento voluto fortemente dal Pinelli e da tutto il popolo, che l’aveva edificato con le proprie elemosine e fatiche in un periodo di otto anni. L’oratorio che diverrà in futuro la nuova parrocchiale di Cerliano, subirà nel tempo vari interventi di manutenzione e restauro, fino a raggiungere l’aspetto definitivo che vediamo oggi.
La chiesa si presenta con facciata a capanna, preceduta da un loggiato con tre archi a tutto sesto sorretti da eleganti colonne doriche. Il portale di pietra è sormontato dal timpano col simbolo eucaristico e affiancato dalle figure di Sant’Andrea e San Giuseppe dipinte a grandezza naturale. Sopra l’ingresso una finestra con cornice di pietra, da luce alla navata interna.
Il campanile a torre quadrata occupa l’angolo posteriore sinistro dell’edificio. Sul fianco destro della chiesa si apre il cancelletto di accesso alla canonica costruita dal popolo nel 1680, come riporta un’epigrafe scolpita nella pietra sopra la porta d’ingresso.
L’interno della chiesa è ad unica navata con palco a volterrana e un arco a sesto ribassato che delimita il presbiterio, caratterizzato da eleganti colonne con capitelli corinzi. Saliti due gradini e superata un’elegante balaustra a colonnette, si ha accesso all’ampio presbiterio illuminato da un finestrone laterale. L’Altar Maggiore è monumentale, caratterizzato da colonne cilindriche e timpano semicircolare; in origine vi era apposta un’Ultima cena di Virginio Zaballi.
Ai fianchi dell’altare, sopra i due accessi alla sacrestia, i tondi con i volti a rilievo di San Simone e Sant’Andrea. L’aula presenta una cornice modanata all’imposta della copertura, con due altari laterali aggiunti nel 1810, il pulpito sul lato destro e due nicchie contenenti le statue del Sacro Cuore e della Madonna. Sull’altare di sinistra, dedicato a Sant’Andrea è l’unico dipinto presente in chiesa, raffigurante il Santo Patrono e databile al XVII secolo.
Per motivi di sicurezza la chiesa appare oggi spoglia degli oggetti di arredo e delle opere pittoriche che don Matteo Pinelli aveva commissionato ad artisti minori della zona, amplificando ancor più quell’aspetto triste di progressivo abbandono che accomuna le condizioni di Sant’Andrea a Cerliano a troppe realtà analoghe, perdute negli angoli più nascosti del Mugello.
Scheda e foto di Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 gennaio 2020