FIRENZUOLA – Li tenne nel cassetto per una ventina d’anni, il buon pievano Stefano Casini, i suoi racconti sulla vita e le persecuzioni dei primi martiri cristiani. Li tirava fuori ogni tanto per ammaestrare, con questi buoni esempi, la vita e i costumi dei suoi parrocchiani. Fu il padre Giovacchino Geroni, del quale abbiamo già parlato diffusamente (articolo qui), in una sua lettera spedita dalla Cina nel 1901, a consigliare di pubblicarli, allo scopo di raccogliere un po’ di soldi per finanziare il restauro della chiesa di Cornacchiaia, per renderle una sua dignità dopo secoli di declino e di degrado. Il pievano, con questi lavori, si prefisse di ricostruire il presbiterio, demolito alla fine del 700, di sistemare la copertura, di dipingere il soffitto con motivi decorativi neo-medievali e di adornare l’interno con pitture murali.
Per le decorazioni pittoriche fu dato l’incarico al pittore veneto Antonio Pittaco. Costui realizzò alcune figure di santi e il Sacro Cuore nelle cappelle laterali del presbiterio, sul soffitto sopra l’altar maggiore dipinse i quattro evangelisti e nella navata centrale avrebbero dovuto trovar posto dodici medaglioni con i ritratti di santi e patriarchi, ma questi non furono mai realizzati.
Non meno importanti furono le opere di consolidamento della pieve, con la realizzazione di fossati per il trattenimento delle acque provenienti dalla collina sovrastante e di quattro briglie che avrebbero dovuto rallentare la corsa delle acque del fosso di Cornacchiaia e impedire allagamenti.
I lavori iniziarono il 2 luglio 1901, festa della visitazione, con l’accensione della fornace; ad accendere il fuoco, con una candela, fu un giovanissimo Tito Casini.
All’opera partecipò, secondo le sue possibilità, tutto il popolo con quelle poche offerte che poteva donare ma soprattutto con il lavoro volontario al quale aderì con entusiasmo; lo stesso pievano si improvvisò, come ci ricorda Tito in un suo scritto, “fornacino”, segantino, scalpellino, manovale, muratore, ingegnere, a seconda del bisogno “. A sera dopo il faticoso lavoro e dopo aver recitato il rosario con il suo campanaro, don Stefano invece di andare a letto si ritirava nello studio e iniziava un altro lavoro, questa volta letterario, e col capo chino sui fogli, si dedicava al riordino dei suoi racconti sui martiri per prepararli alla pubblicazione.
Il libro venne pubblicato nel 1903, dallo stabilimento tipografico Serantoni di Bagnacavallo, col titolo “I persecutori ed i martiri – Scene dei primi secoli della Chiesa. A benefizio della ricostruzione dell’antica chiesa di Cornacchiaia”.. Lo dedicò al padre Giovacchino Geroni, che l’aveva sollecitato a darlo alle stampe, “cappellano dell’armata italiana spedita colle altre d’ Europa a reprimere nell’Estremo Oriente una persecuzione nuova come quelle antiche senza pietà e legge”.
Il libro ebbe un buon successo, tanto che venne ristampato fino agli anni cinquanta; diventò un compagno di tante famiglie, che lo tenevano appoggiato sul camino, e nelle lunghe sere invernali, quando il lavoro era scarso, faceva rivivere, a grandi e piccini, l’epopea di questa grande stagione della storia della chiesa.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 Giugno 2020