Ingorgo Letterario 2021, quattro chiacchiere con Antonio Caprarica
BORGO SAN LORENZO – Elisabetta per sempre Regina è il nuovo libro di Antonio Caprarica, uscito il 6 aprile 2021 per Sperling&Kupfer. Caprarica, volto notissimo della televisione dopo gli esordi sulla carta stampata, è stato corrispondente estero Rai in vari luoghi caldi del mondo, prima di stabilizzarsi prevalentemente a Londra. È ritenuto il massimo esperto italiano per quanto riguarda la Casa reale, a cui ha dedicato una serie di libri, compreso l’ultimo. Venerdì 30 aprile abbiamo avuto il piacere di fare la presentazione con la sua presenza sui canali di IngorgoOff, evento che ha riscosso ampio successo e migliaia di visualizzazioni
Consigliamo, per chi l’avesse persa, di riguardare la presentazione del libro, perché Caprarica ha un talento nel catturare l’attenzione e spiegare dettagli e fatti storici in maniera leggera e coinvolgente. Il libro che ha scritto contiene una serie infinita di informazioni che vanno da episodi poco importanti ma divertenti, a una ricognizione della storia del mondo attraverso la storia della regina Elisabetta, una vera icona globale. E proprio Elisabetta, intramontabile e per sempre Regina, è al centro di tutto ciò che è accaduto e di tutte le vicende della famiglia reale, che finora si è sorretta sulle spalle proprio di questa donna splendidamente raccontata da Caprarica. Che, nel libro, prova a fare un esercizio ancora più complicato ma allo stesso modo interessante del mero racconto dei fatti. Ovvero la ricerca della Elisabetta più segreta, dei suoi sentimenti, dei suoi comportamenti, e se, dopo quasi 70 anni dall’inizio del suo Regno, è soddisfatta della sua fatica. Se c’è un’altra Elisabetta “dietro la maschera della regalità”. Un libro imperdibile che non risponde alle domande, ma che ragiona attorno ad esse in modo chiaro e coinvolgente.
Abbiamo avuto anche la fortuna di fare una piccola intervista ad Antonio Caprarica, oltre alla presentazione del libro. Eccola qui di seguito.
Lei è arrivato nel Regno Unito all’inizio del 1997, un anno molto particolare per la Gran Bretagna. Quanto è cambiata, comparata a quella di oggi? È cambiata moltissimo. Nel 1997 iniziava il blairismo, la cosiddetta cool Britannia. Si assisteva a una vera e propria primavera britannica dopo gli anni grigi di John Mayor. Lady Diana era un’icona planetaria, c’erano le Spice Girls, le squadre di calcio tornavano ad essere tra le migliori d’Europa, ci fu il boom di Londra con la costruzione di tanti nuovi quartieri e l’inizio della migrazione verso la capitale inglese da parte di persone di tutta Europa.
Adesso abbiamo una Gran Bretagna in ritirata, che ha lasciato l’Unione Europea e che corre il rischio di perdere pezzi di identità, con le spinte indipendentistiche che si fanno più forti. Domani (giovedì 6 maggio, ndr) ci saranno le elezioni, oltre che per Londra e tante altre città, anche per il parlamento scozzese, e probabilmente assisteremo a un rafforzamento dell’indipendentismo. L’Irlanda del Nord è rimasta a tutti gli effetti nei confini dell’Unione Europea. Insomma, sono molti i segni di un’identità ridotta.
L’unico successo di questi mesi è la campagna vaccinale, che sta andando molto bene. Ma per il resto è un Paese in difficoltà. Inoltre l’arrivo di Blair segnalò la fine dello sleaze (semplificando, la corruzione, ndr) a livelli governativi, mentre adesso stiamo assistendo a un ritorno di queste cose, col primo ministro Boris Johnson sotto accusa per la vicenda della costosa ristrutturazione del suo appartamento a Downing Street con i soldi dei donatori del partito conservatore.
Quindi non siamo in una stagione brillantissima, che tra l’altro si accompagna alla fine dell’era di Elisabetta, l’icona globale che è sempre stato un punto di riferimento per la Gran Bretagna nel mondo.
Parlando di Elisabetta e delle cose che possiamo leggere nel Suo libro, come Lei racconta, più volte ha avuto l’onore di andare a Corte. Ci racconta un po’ dei protocolli, e un aneddoto? La vita a Corte è molto rigida. Già l’invito rappresenta un qualcosa di molto formale perché è il Lord Ciambellano che richiede il “piacere della Vostra presenza”. Poi si arriva con la macchina, che viene sottoposta a un controllo, si viene incolonnati verso la Sala della musica, dove il Lord Steward (carica medioevale, come il Lord Ciambellano, il Lord Steward è anche una carica ereditaria) ha un compito delicatissimo: ti porge un cartoncino di carta di avorio pesantissima (che chiamarlo cartoncino è riduttivo, dato che è una a4 ripiegato), dice a voce alta il nome dell’invitato, che a quel punto si fa incontro alla Regina che tende due dita. Ci si può chiedere perché solo due dita: perché se la Regina avesse posto la mano ai milioni di persone che ha incontrato, chissà in che condizioni essa sarebbe. A quel punto l’ospite uomo china il capo, l’ospite donna fa un inchino (che era molto indigesto alla moglie di Tony Blair). Quando toccò a me ricordo che sfiorai le due dita di Elisabetta, e mi parve che la Regina soffermò il suo sguardo su di me più a lungo rispetto agli altri. Pensai ad un momento di gloria, invece mi spiegarono successivamente che la Regina detesta la barba.
Prima di arrivare in Gran Bretagna è stato corrispondente a Mosca, anche lì in un momento molto particolare per la Russia. Ce lo descrive? Innanzitutto voglio dire che mentre ero lì arrivarono per la prima volta dopo quasi un secolo in visita i Reali, quasi fossero nel mio destino. La Russia è stata per me un’esperienza indimenticabile. Quando ero lì era il momento dell’esplosione, e anche se Mosca talvolta sembrava Chicago degli anni ’30, con sparatorie ed altro, quella fu la sola stagione da secoli, e anche per i periodi successivi, in cui c’era piena libertà in Russia. Oltre dieci milioni di persone erano libere di varcare, per la prima volta, le frontiere per andare in vacanza. Inoltre ho nel cuore Mosca anche perché è lì che ho conosciuto mia moglie, con la quale ormai da 26 anni ho un felice rapporto coniugale.
Ricordo l’intervista che feci al primo milionario russo in dollari, colui che aveva fondato la Borsa moscovita. Mi interessava fargli una domanda, ma non potevo farla subito. Dopo un’oretta di chiacchierata glielo chiesi: “Ma come ha fatto a diventare così ricco in poco tempo?”. Era una domanda quasi rischiosa, ma per fortuna ricevetti la risposta più onesta che abbia mai ricevuto: “Non ho mai sentito di uno che ci è riuscito onestamente”.
Nel libro parla molto anche di Meghan Markle e di tutta la vicenda che la circonda, addirittura dedicando il prologo del libro al suo matrimonio con il principe Harry. E sempre nel libro fa le sue considerazioni sugli atteggiamenti e le decisioni di Meghan. Un’ipotesi che possiamo fare: la nuova duchessa di Sussex ha doppi fini, magari riguardo ad un eventuale futuro politico nella politica americana? “Per avere certezze bisognerebbe essere nella testa di Meghan Markle. Una che è arrivata ad essere quello che è, duchessa di Sussex con tutto quello che comporta, potrebbe considerarsi a posto, ma lei non è soddisfatta. Per questo, in molti, compreso io nel libro, abbiamo fatto supposizioni sulle sue possibili mire politiche negli Stati Uniti. D’altronde è una ragazza intelligente, con grandi capacità, anche comunicative. Sarebbe però interessante se volesse fare carriera nella repubblicana America, sfruttando la monarchia inglese, che è popolarissima negli Stati Uniti. Ma i ponti della duchessa con la Gran Bretagna sembrano definitivamente tagliati. C’è chi parla di un futuro al Senato, più facile, e addirittura chi arriva ad immaginarla alla Casa Bianca, ma non va dimenticato che avrebbe due donne afroamericane, al momento, “davanti” a lei: l’attuale Vice-Presidente Kamala Harris, e l’ex First Lady Michelle Obama, che gode ancora di moltissima popolarità”.
Matteo Guidotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 maggio 2021