La pieve di San Pietro a San Piero a Sieve
SCARPERIA E SAN PIERO – Storici del nostro tempo concordano sull’ipotesi che il borgo di San Piero sia sorto in epoca non ben definita, attorno alla sua antichissima chiesa, là dove la Carza si placa in un’ampia radura alluvionale, prima di concedersi al languido abbraccio della Sieve. Del resto la pieve di San Pietro assume caratteri di centralità rispetto la struttura dell’abitato, lambita proprio dal torrente Carza nella sua zona absidale e delimitata sul lato opposto dal passaggio della strada Bolognese che ne racchiude il sagrato e l’ampia piazzetta antistante.
La memoria più antica di San Pietro è leggibile in un atto di donazione con cui il notaio Rolando di Ranieri, lasciava alla moglie Adalescia la terza parte di tutti i suoi beni, con corti, terre, vigne e chiese tra le quali figurava anche la pieve di San Pietro posta a Sieve. Il documento, conservato nell’Archivio Capitolare, riporta la data del 16 giugno 1018 e ciò lascia intuire che la pieve esercitasse ormai da tempo il proprio ruolo pastorale nella zona, rendendo plausibile l’ipotesi che le sue origini siano molto più remote, probabilmente impostate su una struttura esistente di epoca paleocristiana. Donazioni di beni e terre alla chiesa figurano poi in un altro documento del 1046, quando la pieve è ricordata come collegiata, con il diritto di investitura sui padri della Badia del Buonsollazzo. Dalle Rationes Decimarum del 1276 -77 sappiamo che le decime pagate da San Pietro ammontavano a 18 libbre di grano e le erano suffraganee le chiese di San Giusto a Fortuna, Santo Stefano a Cornetole, San Bartolomeo a Petrone, San Michele a Lezzano, San Michele a Carza Vecchia, San Lorenzo a Gabbiano, San Jacopo a Coldaia, Santa Maria a Cardetole e San Silvestro a Ferrone.
Nel 1356 gli Ubaldini da Coldaia donavano il patronato della chiesa ai Medici, la celebre casata di banchieri fiorentini che tanto avrebbe contribuito alla crescita e allo sviluppo della zona di San Piero, dando alla chiesa anche un nutrito numero di pievani che l’avrebbe retta per oltre due secoli. A questa insigne schiera di prelati sembra sia appartenuto anche Giovanni, figlio di Lorenzo il Magnifico, divenuto poi Papa Leone X.
Nel 1482 Leonardo di Bernardo de Medici compiva un radicale restauro della chiesa, cancellando probabilmente parte dell’impianto originale. Un intervento analogo si sarebbe compiuto al tempo del pievano Sebastiano Martellini, fra il 1606 e il 1607, anno in cui fu ricostruito anche il campanile. Verso la fine del secolo, con la Visita Pastorale di Mons. Jacopo Antonio Morigia, compiuta nel maggio del 1685, apprendiamo che si erano aggiunte come suffraganee, la rettoria di Santa Maria a Novoli e la chiesetta di Sant’Anna presente nella fortezza di San Martino.
Il Settecento si sarebbe rivelato come il secolo di nuove trasformazioni, con la chiesa impreziosita da elementi decorativi che tuttora ne caratterizzano l’identità e da interventi conservativi tesi a valorizzare l’aspetto estetico dell’edificio, ascrivibile a quell’architettura di stile romanico adottata fra XI e XII secolo in molti edifici sacri della Toscana. Nel 1768, sul sagrato accanto agli ambienti della canonica, era collocata la statua di San Pietro, realizzata dallo scultore Girolamo Ticciati. L’opera in pietra serena, restaurata dall’artista locale Antonio Berti nel 1949 dopo le mutilazioni subite con l’ultima guerra, è stata oggetto di un nuovo intervento conservativo condotto nel 2014 dagli organi della Soprintendenza cittadina, con il contributo volontario di alcuni abitanti del paese.
Ormai al cospetto della facciata, abbiamo una percezione completa dell’edificio, coperto a quattro spioventi, con paramento esterno caratterizzato da un filaretto irregolare di piccole bozze squadrate di alberese, interrotte da elementi di serpentino e più raramente di arenaria. Gli ingressi all’aula sono tre, con quello centrale di maggiori dimensioni, recante l’arme dei Medici sulla trave e il timpano centinato. Sopra il portale, è un elegante finestra rettangolare con fronte in pietra serena e timpano, realizzata nel 1776 al tempo del pievano Tommaso Poggini.
L’interno compare interamente intonacato, diviso in tre navate, scandite da pilastri a pianta rettangolare che uniscono sei arcate a tutto sesto non troppo elevate, peculiarità alla quale i tecnici attribuiscono caratteri di vetustà.
La navata centrale presenta copertura a botte; realizzata nel 1777 mostra nella sua parte mediana, tracce di un affresco ormai quasi completamente perduto. L’aula si conclude semplicemente nella scarsella non originale rialzata, che sostituisce la primitiva abside. Al centro della scarsella è l’elegante Altar Maggiore databile al 1770, composto di marmi policromi e decorato con fregi e motivi geometrici.
Normalmente ospita uno splendido Crocifisso ligneo, ora in restauro, scolpito da Raffaello di Baccio da Montelupo nella prima metà del Cinquecento. Sulla parete absidale è invece il grande affresco di San Pietro eseguito da Rodolfo Fanfani nel 1935. Alla bottega artigiana dei Chini dovrebbe appartenere invece la vetrata policroma sopra l’ingresso, raffigurante San Francesco di Sales, protettore del paese insieme a San Pietro.
A sinistra dell’Altar Maggiore si colloca la cappella della Madonna dove un tempo si custodiva un pregevole dipinto della Vergine di scuola fiorentina del primo Cinquecento, ora in restauro. La cappella di destra mostra invece un elegante soffitto con volta a crociera affrescata e decorata. Sotto il piccolo altare riposano le spoglie di San Vincenzo martire.
Gli altari delle navate laterali sono in pietra serena e databili al 1760. In quello di destra è una “Sacra conversazione” con Gesù Bambino e tre dottori della chiesa; Sant’Antonio da Padova, San Tommaso d’Acquino e San Bonaventura da Bagnoregio.
Il dipinto di autore ignoto datato al XVII secolo, riproduce i canoni classici della dottrina e della divulgazione teologica, con Sant’Antonio che sorregge il Bambino su di un libro e gli altri santi inginocchiati ai suoi piedi. A destra San Tommaso in abito domenicano, con il sole sul petto e i tre gigli simbolo di purezza e a sinistra San Bonaventura in umile saio francescano. Dietro al santo è visibile il galero cardinalizio che riporta all’evento storico accaduto al convento del Bosco ai Frati nel 1273 in occasione della sua investitura cardinalizia. L’opera è stata restaurata nel 2016 grazie all’impegno e al contributo di Mani di Donna, associazione femminile da molti anni attiva e dedita alle necessità della parrocchia.
Sopra l’altare della navata sinistra, si conserva il pregevole altorilievo riproducente la Madonna col Bambino, opera del XV secolo di scuola del Ghiberti, donato alla chiesa nella seconda metà dell’Ottocento dal pievano Baldassarre Brunori le cui spoglie riposano sotto lo stesso altare.
Sulla controfacciata sinistra, accanto all’ingresso, è appesa e conservata una preziosa lastra di pietra che porta incisa la data 1275 e la scritta che ricorda il momento di costruzione dell’hospitale per i pellegrini voluto dal pievano Giambono. La pietra era murata in origine sulla facciata dell’hospitale, l’edificio posto oltre la strada di fronte alla pieve, poi trasformato in piccolo luogo di culto e infine Cappella della Compagnia dell’Assunta.
Sempre sul lato sinistro, accanto all’ingresso, si apre la piccola cappella aggiunta al complesso nel 1861 per ospitare il Fonte Battesimale, opera artistica notevole, forse fra le più conosciute e meglio conservate del Mugello. Plasmato nel 1518 nella bottega di Giovanni Della Robbia, questo splendido manufatto policromo costituisce uno dei massimi esempi nella tecnica di invetriatura della terracotta.
La base è esagonale ed ogni lato riporta una formella riproducente scene della vita di San Giovanni, come il Battesimo di Gesù, la Nascita del Battista, l’Annuncio a Zaccaria, il Martirio del Battista, San Giovanni nel deserto e l’Imposizione del nome. Ogni formella è racchiusa da pilastrini con fregi elaborati e lo stemma dei Medici che campeggia ai lati dei festoni posti nella parte superiore.
Tornati sul sagrato, a destra dell’ingresso alla chiesa, un bel portale cinquecentesco introduce al Cortile della Magnolia delimitato dai locali della canonica, con gli ambienti realizzati da Bernardo de Medici pievano nel 1550. Nella stessa Corte trovano spazio alcuni dipinti riproducenti scene della vita di San Pietro del pittore locale Simone Rocchi, apposti nel 2018 in occasione dei festeggiamenti del Millennio e una copia in bronzo dell’Annunciazione dello scultore sanpierino Antonio Berti, opera che un tempo occupava il tabernacolo sulla Sieve, all’uscita settentrionale del paese.
Scheda e foto di Massimo Certini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – agosto 2020
Bravo Massimo!