L’aereo fantasma. Lo straordinario ritrovamento di un cacciabombardiere Usa vicino alla Futa
FIRENZUOLA – Chi di noi abitanti delle valli e delle montagne dell’Appennino tosco-emiliano, che ormai abbiamo i capelli e la barba bianca, non ricorda quando era piccolo i propri genitori o nonni ricordare con i loro coetanei gli avvenimenti della seconda guerra mondiale: principalmente fra loro perché le brutte storie e i momenti tristi, che questi avevano vissuto, in cui la fame le malattie e spesso anche dover scampare la morte, erano stati problemi giornalieri che mal volentieri raccontavano ai bambini.
Durante il passaggio della guerra il nostro territorio è stato sconvolto dalle battaglie e azioni militari contrapposte; dal nord dell’Appennino le posizioni difensive e arroccate tedesche, con la massima espressione delle difese costruite lungo la linea gotica, utilizzando mano d’opera locale e che ancora oggi sono visibili, quali i bunker di Santa Lucia, con il fossato anticarro e quelli attorno al passo della Futa ecc. E dall’altra parte la grande pressione alleata anglo-americana che con una quantità enorme di mezzi cercava di forzare le difese germaniche per rompere la linea di divisione dell’Italia che andava da Massa Carrara a Rimini e che doveva rallentare l’avanzata alleata.
Durante l’attacco a questa linea difensiva ci fu un enorme spiegamento di forze umane, con automezzi, artiglierie, aerei e una infinità di vettovaglie, questo scontro portò a enormi distruzioni e lutti, anche fra la popolazione civile, basti pensare alla devastazione della trecentesca cittadina di Firenzuola, bombardata dall’aviazione americana a scopo propagandistico.
Innumerevoli sono le perdite umane dell’attacco alla linea Gotica, sono stimati oltre 200.000 morti, feriti e dispersi in entrambi gli schieramenti compreso i militari italiani, partigiani e civili; nel cimitero militare germanico, al passo della Futa riposano oltre 30600 uomini morti nel centro e nord Italia, la maggior parte dei quali non superava i 25 anni di età, la miglior gioventù venuta a morire nelle nostre regioni, per le mire espansioniste di qualche pazzo statista.
A distanza di decenni dalla fine della seconda guerra mondiale, numerosi sono le mostre e le raccolte di oggetti fatte nell’Appennino e nelle nostre zone per ricordare gli orrori di questa guerra, il primo museo dedicato alla storia locale e quindi anche alla Linea Gotica del nostro territorio è stato quello di Bruscoli nel comune di Firenzuola a pochi chilometri dal passo della Futa.
Moltissimi sono gli appassionati ricercatori di oggetti utilizzati dagli eserciti impegnati negli scontri sulle nostre montagne, ed è proprio grazie ai ricercatori che con l’ausilio dei loro metal-detector ogni tanto riemergono parti di automezzi, blindati, armi e quant’altro utilizzato nel passaggio del fronte, oggetti che celano per sempre la loro storia e quella dei soldati a qui appartenevano. Ed è proprio grazie a uno di questi ricercatori, facente parte del Gruppo Archeologico di Bruscoli, che circa un anno fa sono riemersi vicino al passo della Futa, adiacente alle fortificazioni tedesche i resti di un aereo di costruzione statunitense, abbattuto dai tedeschi durante l’attacco alla linea gotica, si tratta di un Curtis P.40 aereo monoposto da caccia, costruito dalla Curtis Aeroplane and Motor Compani, utilizzato anche come caccia bombardiere prodotto a Baffalo, New York ed era stato dato in dotazione anche alle forze inglesi, sud africane e australiane, ecc, montava un motore in linea di 12 cilindri e poteva portare 454 kilogrammi di bombe, raggiungeva una velocità di 552 kilometri orari.
Gli oggetti recuperati di questo aereo sono in gran parte pezzi del motore, dalle marmitte ai bilancieri dalle valvole ai manicotti di raffreddamento, parti della strumentazione della cabina di pilotaggio e numerosi frammenti di lamiera in alluminio della carlinga e delle ali, il grosso delle strutture dell’aeroplano probabilmente sono state recuperate dai tedeschi o dai raccoglitori di metallo nell’immediato dopoguerra. Purtroppo le sigle di fabbricazione che ogni oggetto ancora reca marcato, permettano di riconoscere il modello di questo aereo, appunto un P40, ma non consentono di risalire allo specifico apparecchio e all’aviatore che lo guidava, una analisi visiva dei resti recuperati (centinaia di frammenti) dimostrano che il caccia è stato abbattuto, ciò si evidenzia dai segni dei proiettili sparati contro il vetro blindato della carlinga e recuperato intero, un proiettile da mitraglia ha forato il bossolo dei nastri delle mitragliatrici dell’aeroplano. Parrebbe anche che il pilota sia deceduto all’interno del aereo, ciò sembrerebbe dimostrato dal recupero di parti della pistola lancia razzi e di alcune fibbiette da buffetteria, nonché il cinturino di un orologio da polso e forse anche gli agganci del paracadute. Quanto recuperato, ci permette però di fare (una ipotesi) di come sia avvenuto l’abbattimento del P.40; in qualità anche di bombardiere questo aereo veniva utilizzato per sganciare due grosse bombe, circa di 250 chilogrammi ciascuna, si trovava in loco probabilmente di notte anche come ricognitore, poiché al suo interno conteneva della strumentazione all’infrarosso, è stata recuperata una lamiera con la scritta “INFRA RED”.
La missione di questo aeroplano poteva quindi essere quella di sganciare due bombe pesanti su punti specifici delle fortificazioni del passo della Futa, bisogna però dire che questo velivolo aveva un motore non troppo potente, e con un carico pesante di esplosivi non raggiungeva alte velocità, una volta intercettato dalle postazioni tedesche è stato poi abbattuto, ciò sarebbe plausibile con i due grossi crateri di circa 15metri di diametro che sono presenti sopra al paese di Santa Lucia e molto vicini alle fortificazioni tedesche. Purtroppo con i soli elementi e informazioni fino ad ora in nostro possesso, non possiamo identificare maggiormente questo velivolo, poiché dai registri americani non risulta nessun aereo USA caduto o disperso in questa zona, e non possiamo neanche fare un giusto ricordo dell’avviatore, ma non disperiamo in seguito di trovare elementi che possono farci risolvere questo enigma, e di conoscere la sua storia, ora questi resti sono visibili assieme ad innumerevoli altri oggetti della seconda guerra mondiale, nelle vetrine della sezione della Linea Gotica del Museo di Bruscoli, all’ingresso della quale si trova l’iscrizione “questa sala non è stata realizzata per amore della guerra o per nostalgia di un’Italia ormai scomparsa, ma perché l’occhio ricordi ciò che la mente potrebbe dimenticare”.
Emanuele Stefanini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 Giugno 2020
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