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Scrittore intervista scrittore. Andrea Tagliaferri con Simone Innocenti

BORGO SAN LORENZO – Andrea Tagliaferri, lo ha già detto, pensa “che ogni scrittore abbia il suo personalissimo metodo di lavoro. Da scrittore sono incuriosito di sapere quello dei miei colleghi”. E così continua la sua serie di interviste, in attesa di farne altre dal vivo, anche all’Ingorgo Letterario, che si terrà il 23 e 24 novembre a Villa Pecori Giraldi.


Così, dopo l’intervista a Valerio Aiolli, oggi è il turno di Simone Innocenti, nerista del Corriere Fiorentino che da 20 anni si occupa di cronaca, raccontando le inchieste che ci sono in Toscana. Nato nel 1974, ha scritto la raccolta di racconti “Puntazza” (Erudita, 2017), la guida letteraria “Firenze Mare” (Perrone editore, 2018) e infine “Vani d’ombra” (Voland editore, 2019).

Domenica 24 novembre, alle 18.00, presenterà il suo libro a Villa Pecori Giraldi a Borgo San Lorenzo in occasione dell’Ingorgo letterario.

        Cos’è per te l’ispirazione (se esiste)?

        Esiste un’idea o una frase. In genere ti frulla per la testa. La insegui e lasci che ti porti dove vuole lei. Dipende, ovviamente, da cosa stai scrivendo. Nel caso di una guida letteraria, ad esempio, devi essere molto rigoroso a seguire la tua tesi.

        Hai un metodo di scrittura? Se sì, è cambiato negli anni?

        Annoto frasi in taccuini o in foglietti sparsi. Solitamente mi piace scrivere al mare. Il che significa che uso le mie vacanze per portare a termine un’idea o un racconto. Il problema è sempre il tempo: occuparsi di cronaca nera non concede molto spazio personale. Ogni momento diventa buono.

        Hai dei rituali di preparazione alla sessione di scrittura?

        Musica, molta musica. E molti libri attorno a me. Tutto questo mi serve a isolarmi. Mal tollero i rumori di macchine o la voce di persone che mi stanno accanto. Sto da solo, voglio stare da solo. Ci deve essere sempre del caffè accanto. Se ho tempo libero, mi sveglio molto presto la mattina e scrivo fino alle 19. Una passeggiata la sera, se riesco sul lungomare: mi rilassano le onde, mi piacciono le persone che fanno il bagno.

        Qual è l’autore che più ti ha influenzato?

        In genere quello che sto leggendo. Però mi rendo conto che Cèline mi ha aperto un mondo. Ma anche Luigi Di Ruscio, un poeta operaio. Ma anche Lorenzo Viani, che non solo dipingeva. Ma non posso sottacere Arpino come anche Parise. E allora: Boris Vian dove lo metto? E il mio amatissimo Antonio Delfini, che è difficilissimo da trovare e per me è fondamentale? E Silvio D’Arzo che con ‘Casa d’altr’ ha scritto il racconto perfetto? Uno è poco. Starei qua a ore a citarli.

        Che libro stai leggendo?

        Leggo almeno cinque libri alla volta. Quindi sto leggendo le poesie di Paolo Volponi e di Bartolo Cattafi, “I cani di paglia” di Drieu La Rochelle, “L’isola” di Gianni Stuparich e ho appena finito di leggere “Ricrescite” di Sergio Nelli. Ho appena iniziato “Come sono strani gli uomini” di José Ovejero.

Intervista di Andrea Tagliaferri

 

 

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