Un risarcimento per gli anfibi salamandridi che vivono in Mugello
MUGELLO – Oltre i mammiferi e gli uccelli, la fauna del Mugello comprende molti altri gruppi. Tra questi sono particolarmente interessanti gli anfibi e, tra questi ultimi, quelli con la coda (gli urodeli).
Quando si pensa agli anfibi vengono subito in mente le rane e i rospi, ed è giusto, perché sono forme che conosciamo sin da quando abbiamo frequentato le scuole elementari e ci veniva descritta la meravigliosa metamorfosi da girino a rana o rospo. La parola “anfibio” significa più o meno doppia vita, o vita attraverso, proprio per le varie fasi che questi animali attraversano, da quasi pesci (i girini, con respirazione branchiale) a animali a quattro zampe, con respirazione dermica (attraverso la pelle) e un po’ polmonare. Rane e rospi sono senza coda, riassorbita durante la metamorfosi: ma in Mugello ci sono anche vari anfibi con la coda, e sono animali che si vedono raramente. Somigliano alle lucertole, però sono più piccoli e gracili, con la pelle viscida e si muovono molto più lentamente.
Avevo sentito parlare della salamandrina dagli occhiali, ma non l’avevo mai vista nel suo ambiente. Così, quando l’amico Leonardo mi disse di seguirlo sul torrente Fistona, accettai volentieri. Risalimmo il torrente per un bel tratto dentro il bosco, poi giungemmo ad una pozza un po’ più ampia e dall’acqua pulitissima. C’erano le salamandrine a deporre le uova! Le uova, traslucide e piuttosto grosse in proporzione al piccolo animale, hanno una sfera all’interno che svilupperà l’embrione, e ad una ad una vengono attaccate nell’acqua, su sassi, vegetazione o altri sostegni. Le salamandrine sono molto graziose, col dorso scuro poco appariscente, ma, se si girano sul dorso, mostrano una sorprendente sinfonia di colori. Il ventre è biancastro, con diverse macchie nere, e le zampe e la coda sono di color rosso vivo. Mentre la colorazione scura del dorso serve per mimetizzarle nella scarsa luce del sottobosco, i colori vivaci del ventre sono un segnale d’allarme per un eventuale aggressore. Quando avverte il pericolo, la salamandrina tende a mettersi a pancia all’aria: i colori forti segnalano che quell’animalino può essere addirittura tossico per cui è bene lasciarlo tranquillo. La salamandrina dagli occhiali vive solo in Italia, sul versante occidentale degli Appennini. Ma non ovunque.
Un altro sorprendente incontro con un anfibio, di cui nemmeno sospettavo l’esistenza, lo ebbi in quel di Razzuolo, sulla statale Faentina. Un pomeriggio di primavera inoltrata mi ritrovai con due mie allieve per fare una ricognizione in un luogo che, a quanto ci avevano detto, presentava un certo interesse dal punto di vista naturalistico. Dopo una ventina di minuti di cammino lungo un sentiero sul fianco di una valle, mi fecero vedere l’imboccatura di quel che poteva sembrare una grotta. Appena entrati, fu chiaro che era stata scavata durante la guerra per deposito di munizioni perché aveva una forma a T e poi i due bracci della T si ramificavano nuovamente in modo perpendicolare. Con stupore notai sulle pareti di questa struttura sotterranea vari animali a forma di lucertola, immobili o con movimenti molto lenti. Con molta cautela ne prelevai alcuni, di colore bruno-marrone, e li portai a casa per osservarli meglio e catalogarli: erano geotritoni. Il geotritone italiano vive nelle grotte e nelle fessure umide delle rocce; è un predatore, come tutte le salamandre (ma forse un lombrico è troppo grosso per lui!).
Invece la regina delle salamandre, quella pezzata, la vidi dove mai avrei immaginato di incontrarla, tanto più che non c’era stata nessuna segnalazione della sua presenza in Mugello. Un pomeriggio ero salito a Barbiana per rivedere quel luogo d’esilio da cui Don Milani, come il profeta sul monte, fece arrivare la sua voce in tutto il mondo. Immerso in questi pensieri giunsi alla chiesa e girando intorno, arrivai alla piscina, in quel momento asciutta. Sul fondo sabbioso-melmoso osservai con mia grande meraviglia una bella salamandra pezzata. L’avevo già conosciuta sulle Alpi ma vederla in Mugello e, per giunta, in fondo alla piscina di Barbiana, fu per me un evento davvero eccezionale.
Ne parlai con gli amici dell’Osservatorio Naturalistico Mugellano e li stimolai a indagare per trovarla anche in altre località. Così un amico che aveva un castagneto alle falde di Monte Giovi mi segnalò che le aveva trovate in un fossetto ombroso, nei pressi della sua proprietà.
La salamandra pezzata è più grossa di una lucertola, di colore nero con macchie giallo vivo, che possono fondersi fino a coprire quasi tutto il nero. Queste macchie sono individuali, per cui possono servire per l’identificazione del singolo individuo, che può vivere anche diversi anni. L’accoppiamento prevede che il maschio deponga sul terreno una spermatofora (un contenitore con lo sperma) e poi vi porti la femmina sopra perché possa assorbirla con la cloaca: così la fecondazione avviene all’interno del corpo della femmina; lì si sviluppano le larve carnivore, con branchie esterne, che vengono poi rilasciate nei piccoli corsi d’acqua. Al contrario delle rane e dei rospi, si sviluppano prima le zampe anteriori.
Un breve accenno meritano anche i tritoni, presenti in Mugello in duplice specie: il tritone comune e quello alpino. Hanno forma simile agli altri salamandridi, piccoli più o meno come una salamandrina. In primavera è possibile trovarli in pozze o in abbeveratoi in prossimità dei boschi, dove vanno per accoppiarsi e deporre le uova, che attaccano alla vegetazione acquatica. Fino agli anni ’80 del secolo scorso il tritone non era mai stato visto nel tratto appenninico tra la Futa e il Casentino e il fatto risultava abbastanza inspiegabile. Poi le segnalazioni si sono moltiplicate e il dilemma si è risolto. È la riprova di quanta poca attenzione si faccia ad animali comuni, ma poco “attraenti”, che finiscono addirittura per essere cancellati dall’ambiente, a vantaggio delle specie più appariscenti, ma a volte meno significative e caratterizzanti.
Queste mie righe rappresentano un risarcimento per questa disattenzione.
Paolo Bassani
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 4 luglio 2021