BORGO SAN LORENZO (Chiesa di San Pietro a Luco) – Iniziamo la visita con la facciata a capanna che presenta ancora il bel portale rinascimentale originale, la cui lunetta che ospita una maiolica con la Madonna col Bambino, opera delle Fornaci San Lorenzo della Manifattura Chini (1932), collocata in occasione dei restauri di quel periodo. All’interno, con pianta ad aula delle stesse dimensioni del biblico tempio di Salomone a Gerusalemme, caratterizzato dall’ampia ed elegante abside con raffinate decorazioni rinascimentali in pietra, troviamo un nucleo rilevante di opere d’arte: sopra l’altare maggiore, risalente al 1630, campeggia la monumentale pala con la Deposizione di Cristo, realizzata nel 1783 dal pittore Santi Pacini quale copia dell’originale di Andrea Del Sarto,al momento dell’acquisto da parte del Granduca Pietro Leopoldo per collocarlo all’interno delle collezioni granducali (si trova nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti). Il grande quadro tuttavia conserva ancora la splendida cornice originale, in legno intagliato e dorato, con alcuni inserti dipinti la cui qualità fa ritenere possibile anche l’intervento autografo di Andrea. Sotto la grande pala si trova una predella dipinta, raffigurante due scene con L’orazione nell’orto degli Ulivi e L’ultima cena, lavoro tardo cinquecentesco del pittore Carlo Portelli da Loro Ciuffenna, artista inquieto e bizzarro della Toscana controriformata. Sulla controfacciata si trova un altro dipinto inserito all’interno di una cornice lignea dorata, in origine coronamento della mostra del seicentesco altare maggiore: di forma ovale, raffigura un Volto di Cristo, ispirato a quello dipinto da Andrea del Sarto per la chiesa fiorentina della SS. Annunziata ed è una raffinata opera del pittore Lorenzo Lippi risalente al 1632. Sulla parete destra si può ammirare un quadro, olio su tela, raffigurante la Crocifissione tra i santi Sebastiano e Ansano. Opera dall’intenso patetismo, di gusto decisamente controriformato, firmata dal pittore Donato Mascagni (che dal 1605 si firma col nome di Fra’ Arsenio a seguito del suo ingresso nell’ordine dei Servi di Maria) e databile intorno al 1592. Sono infine da segnalare un’altra tela di gusto settecentesco raffigurante un Colloquio di Santi (parete destra), l’occhio della facciata con vetrata della Manifattura Chini e l’organo meccanico che conserva ancora il nucleo originale cinquecentesco realizzato da Onofrio Zeffirini.
Non è da dimenticare, infine, il considerevole patrimonio di paramenti e suppellettili liturgiche ancora oggi posseduto dalla chiesa: la grande croce astile, in argento dorato e smalti, opera di orafo fiorentino della metà del XIV secolo e lo splendido calice in argento realizzato da Cosimo Merlini Il Vecchio (firmato e datato 1637), su commissione della monaca Massimilla Berti, uno dei capolavori dell’oreficeria fiorentina del XVII secolo.
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