Chiesa di San Quirico a Uliveta
VICCHIO – San Quirico a Uliveta è uno degli innumerevoli luoghi sacri del Mugello destinato a scomparire. La nostra valle è punteggiata da un numero incredibile di chiese, oratori, cappelle, ormai ritenuti non più idonei al culto e per questo inspiegabilmente relegati all’oblio. Un patrimonio inestimabile di architettura, di arte e cultura inscindibilmente legato ai luoghi e ai popoli di appartenenza, e quindi naturalmente, anche lembi di costume e di storia locale che sembrano sbiadire in un’indifferenza generale, assurda e ingiustificabile. Senza dubbio il fenomeno contribuisce ad un impoverimento morale e culturale notevole, che insieme alla fede, priva il nostro animo di quei valori materiali legati all’arte e al gusto del bello, ma soprattutto inibisce la facoltà di apprezzare e valorizzare opere che non potranno più essere ammirate, ammassate e dimenticate per sempre in anonimi depositi.
Tuttavia, nonostante l’amarezza e un profondo moto di nostalgia generato da questa situazione inaccettabile, ci sembra doveroso ricordare la storia e l’identità di luoghi ameni come San Quirico, almeno secondo le vicende vissute dalle ultime generazioni o addirittura da quelle precedenti, quando la chiesa era riferimento spirituale e sociale dell’intero Comune di San Martino a Uliveta.
La chiesa sorge lungo la Strada Provinciale 41, poco a valle di Sagginale, su un piccolo promontorio appena rialzato rispetto al piano alluvionale della Sieve.
Incerte le origini dell’edificio, forse già esistente sul finire del XII secolo e probabilmente eretto da una celebre casata nobiliare che aveva altre proprietà nella vicina Rocca Bruna.
Ser Gherardo degli Ubaldini era al tempo padrone e signore di un forte posto a monte della chiesa, possesso riconfermato a quella stessa famiglia nel 1220 da un diploma di Federico II.
Inizialmente affidata al patronato del popolo, la chiesa compare nei decimari del 1276, quando aveva il controllo sul vasto territorio di Uliveta, nel quale figuravano anche molte proprietà del vescovo di Firenze.
Per la fertilità dei terreni e le sue qualità agroforestali, tra XV e XVI secolo, tutta la zona avrebbe assunto caratteri di elevato valore economico tanto da stimolare gli interessi di molte casate cittadine che vi si stabilirono. Fra queste sono sicuramente da ricordare quella dei Baldelli, dei Risaliti e soprattutto dei Magalotti, forse i maggiori acquirenti, che in Uliveta costruirono la propria residenza signorile e nel 1611 furono promotori e finanziatori nella ristrutturazione della chiesa, che praticamente fu ricostruita ed ampliata insieme alla canonica, secondo le esigenze del momento.
Lo scorrere del tempo avrebbe imposto opere conservative e di restauro periodiche, compiute con cadenza ciclica, anche se l’intervento più importante deve essersi tenuto dopo il terremoto del 1919, che qui come altrove in Mugello, infierì in maniera particolarmente grave sugli edifici di culto.
Qualche tempo dopo fu indispensabile per la chiesa un nuovo intervento conservativo, con ristrutturazione radicale dell’immobile che avrebbe previsto anche la demolizione e ricostruzione di un nuovo campanile a pianta quadrangolare e sommità cuspidata, solennemente benedetto dal Card. Elia Dalla Costa il 28 agosto del 1955.
Dal settembre 1969, iniziava per San Quirico un lungo periodo di declino, con le funzioni parrocchiali affidate da quel momento alla nuova chiesa della Sacra Famiglia di Nazareth, appena eretta in Sagginale.
Nonostante le condizioni di sudditanza e un ruolo spirituale marginale, San Quirico trasmette ancora il fascino dei luoghi di culto più antichi, affiancata sulla destra dalle prime gibbosità collinari e a sinistra dai più bassi spazi coltivati, ancora disegnati da sparuti filari di viti maritate, rare reminiscenze di coltura promiscua adottata in Mugello in epoca mezzadrile.
La facciata è a capanna con oculo nella parte superiore e portale di pietra serena munito di una trave con fregi e volute, interrotta dal simbolo eucaristico.
L’interno è a navata unica, coperto a cavalletti. Nella zona mediana della parete sinistra, una nicchia rettangolare accoglie il Fonte Battesimale, protetto da una cancellata di ferro battuto e sovrastato dalla statua del Battista.
Gli altari laterali sono due, realizzati in pietra serena, con paraste a capitelli compositi che sostengono timpani di gusto secentesco finemente elaborati. Un arco trionfale divide l’aula dal presbiterio a sua volta rialzato di un gradino. Sulla parete di fondo, ai lati dell’Altar Maggiore, sono due accessi agli ambienti di servizio; hanno foggia speculare con stipiti di pietra serena e trabeazione modanata.
Ancora sulla parete di fondo resta la grande pala d’altare realizzata a fresco da Ferdinando Folchi nel 1830 e raffigurante il Martirio di San Quirico. Sulla parete sinistra del presbiterio era il pregevole tabernacolo (ora traslato nella chiesa di Sagginale) in terracotta policroma adibito alla custodia degli Oli Santi.
La piccola opera si mostra secondo una vivace e brillante cromia generata dal geniale abbinamento di pochi colori come il blu, il giallo ed il bianco che esaltano una pregevole composizione plastica di elementi classici come gli angeli, i cherubini e le ghirlande, nella quale si distingue nitido lo stile di Giovanni della Robbia. Nella parte superiore le figure contrapposte di due angeli sono a protezione dell’accesso al tempio, a sua volta sovrastato dalla colomba dello Spirito Santo. Alla base della piccola porta, un’epigrafe riporta il nome del donatore e l’anno di realizzazione del manufatto: “Per rimedio dell’anima di Giovan Battista di Gieri Risaliti A.D. MDXXVIII.” Il grembiale sottostante è caratterizzato da eleganti cornucopie di frutta e fiori che racchiudono lo stemma dei Risaliti (d’azzurro a due branche di leone decussate d’argento).
Una composizione estremamente gradevole e di immediato impatto visivo, che in Mugello si ripropone in pochi altri casi ad indicare il preciso momento di acquisizione dell’arte robbiana sul nostro territorio, impreziosito da opere di notevole interesse estetico, apprezzatissime e profondamente radicate nella devozione popolare.
Massimo Certini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 settembre 2021
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