Firenzuola, le Suore Stabilite della Carità e l’asilo “Buon Pastore”
FIRENZUOLA – Un legame tra Firenzuola e le Suore Stabilite nella Carità c’era già stato in passato, quando la venerabile Diomira Allegri, il 24 giugno 1672, entrò nel monastero di via della Scala dove morirà cinque anni più tardi, in odore di santità.
Quando l’ Ordine ricevette in donazione, da don Pietro Vivoli parroco di San Piero Santerno, la casa dove aveva abitato la “ Santa “ di Firenzuola, il proposto della chiesa parrocchiale del paese, memore dell’antico legame e forse perché le suore avevano a disposizione un luogo dove abitare, chiese se queste fossero state disposte a impegnarsi nella gestione della casa di riposo, che intendeva aprire in parte del vecchio ospedale.
La superiora rifiutò, adducendo motivi di scarsità numerica e di poca dimestichezza nell’assistenza alle persone. Le Stabilite presero possesso nel 1891 dell’immobile a loro donato. Non è chiaro se tra questa data e il 1903, anno in cui arrivarono alla casa di riposo le Suore Figlie della Nostra Signora della Misericordia, abitarono stabilmente a Firenzuola e se si occuparono, perlomeno temporaneamente, della gestione del ricovero.
Nel 1903, ceduta la loro prima sede al seminario, si stabilirono nei locali della chiesa di Sant’Antonio, che sarà demolita pochi anni dopo. Qui furono aperti, in quell’anno, l’ asilo del Buon Pastore e una piccola scuola di ricamo.
L’ asilo aveva lo scopo di accogliere i bambini da due a sei anni i cui genitori, a causa del lavoro, avrebbero dovuto lasciarli in balia di se stessi.
La scuola di ricamo ebbe, a partire dal 1912, un notevole impulso su iniziativa della marchesa Maddalena Guadagni, tanto da raggiungere, nel giro di dieci anni, oltre 200 ragazze impiegate e che fece richiedere, direttamente dalla nobildonna all’Ordine, l’invio di altre suore esperte per l’insegnamento di quest’arte. Successivamente furono istituiti, sempre su iniziativa della marchesa, dei laboratori a Firenzuola e in altre parrocchie (sicuramente a Cornacchiaia e a Rifredo).
Questi avevano lo scopo di insegnare un mestiere e produrre questi preziosi manufatti e porli in vendita per poter dare, alle ragazze che ne facevano parte, un salario dignitoso affinché non fossero costrette ad andare a servizio in città, sottoponendosi a rischi sociali e morali a volte notevoli. Le suore collaborarono attivamente con la marchesa e assunsero poi loro stesse la direzione portando avanti queste iniziative per molti decenni. Negli anni quaranta a causa della crisi dei ricami dovuti al cambio dei gusti delle persone che chiedevano biancheria più pratica e meno costosa, comprarono delle macchine per maglieria e le affiancarono al lavoro dei laboratori.
Durante la seconda guerra mondiale, che vide la loro casa distrutta dal bombardamento, alcune suore, benché richiamate dalla casa madre, non vollero abbandonare la popolazione di Firenzuola. Nel dopoguerra, quando in paese furono impiantate della fabbriche di confezioni, istituirono nei loro locali una sorta di mensa a disposizione delle ragazze e delle donne lavoratrici. In tutti questi anni portarono comunque avanti l’impegno dell’asilo, che era quello che in definitiva le aveva portate a Firenzuola. Oltre a queste attività naturalmente le religiose hanno condotto con impegno e dedizione quella missione che era per loro più congeniale: la preghiera e l ‘assistenza spirituale e materiale alla popolazione. L’impegno è durato fino ad oggi, fino a quando ci è giunta la notizia per noi dolorosa e inaspettata della chiusura dell’asilo (articolo qui).
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 Giugno 2020