Uno dei più importanti protagonisti della Grande Guerra italiana è stato senza dubbio il generale Guglielmo Pecori Giraldi, che ha comandato la I armata dell’esercito italiano dal maggio 1916 alla conclusione del conflitto.
Nasce a Borgo San Lorenzo il 18 maggio 1856 da una famiglia di origine mugellana e appartenente al patriziato fiorentino.
Intraprende la carriera militare a soli 18 anni, frequentando la Scuola Militare di Modena e l’Accademia di Torino, distinguendosi da subito per le sue qualità.
Partecipa alla campagne militari in Eritrea negli anni 80/90 dell’800 con grado di colonnello di Stato Maggiore, e in quell’occasione si guadagna la promozione a generale.
Successivamente, al comando della I Divisione mobilitata, prende parte alla guerra di Libia, durante la quale fu coinvolto nello sfortunato episodio di Sciara Sciat: responsabile del fatto, fu costretto a lasciare il servizio attivo.
Successivamente riabilitato e scagionato da ogni responsabilità, al momento dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, gli viene assegnato il comando della 27esima divisione mobilitata e inviato sul fronte dell’Isonzo, dove, assieme ai suoi soldati, si distinse per la resistenza sul Monte Sei Busi.
Passato quindi al comando del VII corpo d’armata, l’8 maggio 1916 a seguito della rimozione del generale Brusati, il capo di stato maggiore Luigi Cadorna (che ne aveva grande stima) gli assegna il comando della I armata, impegnata in un ampio fronte dai ghiacciai dello Stelvio fino agli altipiani vicentini, con compiti difensivi e di contrasto della minaccia austro-ungarica.
Appena preso possesso del nuovo incarico, i soldati della sua armata sono chiamati ad opporsi con coraggio alla “Strafexpedition” (spedizione punitiva) guidata dal maresciallo austro-ungarico Conrad, destinata a sfondare le linee trentine per colpire alle spalle l’esercito italiano impegnato sul Carso e l’Isonzo. La resistenza italiana porta al fallimento dell’iniziativa militare austriaca, uno degli episodi più rilevanti dell’intero conflitto sul fronte italiano.
Il 3 novembre 1918, dopo aver liberato la città di Trento dal governo austriaco, ne diviene il primo governatore militare e civile italiano.
Nominato nel 1919 generale d’esercito e, nello stesso anno, Senatore del Regno d’Italia, è successivamente eletto vicepresidente del Consiglio dell’ Esercito. In quello stesso anno, i cittadini del Mugello donano al generale una spada d’onore, disegnata da Galileo Chini e ora conservata nel museo civico a Vicenza.
Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 1922, alla vigilia della marcia su Roma, il re Vittorio Emanuele III convoca il generale Pecori Giraldi, assieme ad Armando Diaz, per avere un parere sull’atteggiamento da tenere coi fascisti e sulla eventualità di decretare lo stato d’assedio.
Nel 1926 è nominato maresciallo d’Italia e in seguito è insignito del titolo di Cavaliere dell’ordine supremo della Santissima Annunziata.
Muore a Firenze il 15 febbraio del 1941, viene sepolto a Borgo San Lorenzo nella cappella di famiglia di Villa Pecori Giraldi, per essere traslato nel 1953 nel Sacrario militare del Pasubio, dove riposa insieme ai resti di 5000 dei suoi soldati.
A Borgo San Lorenzo sorge ancora la maestosa villa Pecori Giraldi, oggi di proprietà comunale e sede del Museo della Manifattura Chini, già dimora mugellana della famiglia, in cui è possibile ammirare le splendide decorazioni chiniane, molte delle quali volute dallo stesso generale.