L’Ospedalino di Galliano
Il piccolo oratorio dell’Ospedalino, oltre ad essere uno dei luoghi più cari per gli abitanti, costituisce uno degli edifici più antichi e ricchi di storia del paese di Galliano.
La sua costruzione è probabilmente strettamente legata a quella dell’intero abitato. Il castello di Galliano fu edificato intorno all’anno mille dagli Ubaldini, signori feudali di questo territorio, in una zona di fondovalle del fiume Tavaiano posta nelle immediate vicinanze della loro rocca. La scelta di questo luogo non fu scelta a caso dal momento che da qui passava uno dei rami principali dell’antica via Transappenninica che, mediante il “passo dell’Osteria Bruciata”, permetteva di collegare la città di Firenze con il nord Italia. Galliano, assieme ad una serie di castelli e rocche che questa famiglia possedeva su entrambi i versanti appenninici, era parte integrante di una efficiente rete di controllo sui traffici di beni e mercanzie da e verso la città del fiore che costituiva, grazie ai pedaggi imposti ai viaggiatori, un’importante fonte di ricchezza e potenza. Diretta testimonianza di tutto ciò ci viene da un importante avvenimento verificatosi nel 1201 quando il Comune di Firenze, nel tentativo di tutelare maggiormente i suoi traffici, inviò direttamente a Galliano il suo Podestà Paganello de’ Porcari con tutto il suo seguito per stipulare un atto con i signori Ubaldini che permettesse un più libero transito ai pellegrini ed ai mercanti.[1]
All’interno del sistema viario del tempo un posto importante era costituito dagli “Hospedali”, ovvero quelle strutture poste lungo i tracciati nei quali ogni viaggiatore, poteva trovare un rifugio ed un giaciglio, oltre ad un ricovero per gli eventuali animali che aveva al seguito. Vista la posizione strategica del paese, immediatamente prima o subito dopo aver affrontato il difficile valico appenninico, anche Galliano fu dunque dotata di una struttura del genere, posta immediatamente fuori porta Bolognese. Come visto, anche se le prime notizie certe dello “Spedale” di Galliano risalgono ad un elenco redatto nel 1275,[2]per l’importanza avuta dalla strada nell’intero sistema creato dagli Ubaldini, è ragionevole supporre che esso sia stato edificato quasi contemporaneamente al castello.
Dopo la presa del castello di Montaccianico, con la successiva sconfitta della signoria Ubaldina, nel 1301 Firenze fondò le “città nuove” di Scarperia e Firenzuola che, unite dalla nuova strada passante per il passo del Giogo, determinarono lo spostamento dei traffici e la caduta in disgrazia del paese[3]. Ovviamente anche lo “Spedale” dovette aver subito un profondo ridimensionamento, essendo venuto meno il traffico di pellegrini e viandanti che fruivano della struttura. Anche nello “Spedale” di Galliano dunque, come accadde per la stragrande maggioranza delle analoghe strutture sparse lungo tutte le antiche strade medievali, finì per prendere il sopravvento quella che, inizialmente, ne costituiva una funzione sussidiaria, ovvero la sanitaria – assistenziale. Essendo infatti edifici aperti non solo ai pellegrini ed ai viaggiatori, ma anche a tutte le persone bisognose di aiuto e di assistenza, soprattutto in caso di epidemie e pestilenze, nel tempo tutti gli “Hospitali” si specializzarono in questo particolare tipo di utilizzo, venendo così a costituire i prodromi dei moderni Ospedali (da cui il nome). Per svolgere tale compito lo “Spedale” era dotato di pochissime e povere attrezzature, che ai giorni d’oggi farebbero impallidire chiunque: in una ispezione del 1610 per esempio si riporta infatti che nello Spedale di Galliano “….si sono trovate le suddette masserizie: un letto d’albero co pagliericcio, una materassa usata, quattro lenzuola… et una panca d’albero….”[4]
Oltre a ciò l’Ospedalino si arricchì però di una ulteriore particolare funzione, ovvero di diventare un centro di accoglienza per i “gettatelli”, i bambini abbandonati. La comunità, costituita dal piccolo “comunello di Gagliano”stipendiava infatti un apposito addetto per abitare “nella casa ed orto” ricavata nel vecchio edificio, con il compito di”ricevere i fanciulli, e portarli a Tagliaferro”[5] dove probabilmente vi era una struttura direttamente gestita dall’Ospedale degli Innocenti di Firenze. Tale funzione era talmente importante per gli abitanti del paese che è proseguita pressoché ininterrottamente fino alla metà del secolo scorso, come testimoniato in alcune interviste ai paesani più anziani.
Per farci un’idea di come era fatto l’edificio originario, in mancanza di precise descrizioni del suo interno o di riproduzioni grafiche, bisogna risalire alle raffigurazioni dell’intero abitato che però sono assai tarde rispetto agli anni considerati. La prima rappresentazione del castello infatti risale alla “Mappa dei Capitani di Parte Guelfa” del 1560[6]. Nonostante si tratti di una raffigurazione simbolica, eseguita per scopi meramente fiscali, è ugualmente ricca di importanti informazioni. A nord del castello, raffigurato con le sue torri e le due porte ai lati opposti del tratto interno della strada, troviamo infatti lungo il tracciato un edificio isolato identificato proprio come “ospedale”. Si tratta di un edificio semplice ad un piano, dalla planimetria rettangolare, ad un unico piano, con copertura a capanna. Le proporzioni sembrano coincidere con quelle dell’edificio che attualmente lo ingloba, che sembra essere dunque stato realizzato per sopraelevazione dell’edificio originario. Anche la tipologia del tetto a capanna trova riscontri con l’esistente: nella parete principale affrescata è infatti ancora oggi visibile ai due lati, sopra le varie scene rappresentate, due fasce oblique laterali, che sembrano proprio essere delle cornici superiori che dovevano seguire internamente l’andamento della copertura. Ovviamente niente sappiamo sull’epoca in cui fu realizzato questo oratorio interno, e se quindi esso sia contemporaneo all’edificio. La presenza di un portale interno, nella esatta metà della parete, potrebbe portare a ritenerlo come l’elemento di separazione fra la parte pubblica (oratorio) e privata (la casa dell’Ospedaliere). Ma non si può escludere che esso fosse il posto dove era ubicata la “ruota” vera e propria, con l’accesso all’abitazione posto sul lato principale lungo la strada. Lo stesso Chini, nel 1875, parla infatti solo di “una piccola cappella che serve anche da buca per i gettatelli”, senza menzionare l’abitazione[7].Una testimonianza orale raccolta in occasione dell’evento del 31 agosto 2019 parla invece di una piccola apertura verso l’esterno, sotto (o in corrispondenza) dell’attuale finestra rimasta occlusa dalla costruzione di un garage. Difficilmente però poteva trattarsi dell’apertura attuale, essendo questa posta in posizione troppo alta per permettere di svolgere questa particolare funzione. Purtroppo nessuna immagine in nostro possesso inquadra questo lato dell’edificio, e quindi solo opportuni saggi futuri nelle murature potranno permettere di dare una risposta definitiva.
Anche il portale lapideo interno presenta alcuni interrogativi circa la sua funzione. Chiuso in secondo tempo mediante mattoni in laterizio, fu dotato di una decorazione pittorica ad imitazione di un cannicciato esterno per cercare di armonizzarlo in qualche modo con la decorazione esistente. Nell’architrave vi è scolpito uno stemma molto particolare, rappresentante un castello con una porta centrale e, compresa fra le due torri laterali, un sole. Attualmente non è stato ancora possibile individuare a quale famiglia o istituzione si riferisca. Nella relazione del priore Pananti del 1758 si legge che si tratta di un edificio “dato dai signori Pieroni”, una importante famiglia che aveva un proprio edificio all’interno del paese, in posizione confinante con l’originario Oratorio del Corpus Domini, oggi sostituito da via Spartaco Lavagnini.Questa famiglia si inurbò anche a Firenze assumendo il nome di “Pieroni della Torre” o “Pieroni di Gagliano”.[8] Lo stemma con cui si identificarono però non corrisponde con quello presente all’Ospedalino, dal momento che si tratta di una semplice torre di due piani posta su un monte con sei cime. A complicare il tutto anche il fatto che, nelle carte di famiglia Ubaldini presenti nel loro fondo conservato all’Archivio di Stato di Firenze, è contenuta una riproduzione dello stesso stemma, risalente ai primi anni del milleottocento, con il semplice commento “quest’Arme è sopra la porta dell’Ospitale di Gagliano[9]. Non è dunque dato sapere se si tratta di una semplice notazione redatta come curiosità sul paese o se invece è qualcosa riferibile direttamente all’importante famiglia feudale.
La rappresentazione cronologicamente successiva del paese risale ad un “Campione di Strade” del 1779[10], una mappa di tutto il territorio della nuova Podesteria di Barberino con lo scopo di rappresentare tutte le vie di comunicazione presenti all’interno del suo territorio. La situazione non sembra essere mutata significativamente rispetto a quella precedente. Infatti l’edificio indicato come “Spedale” è costituito da un edificio a un piano con tetto a capanna, posto appena fuori del paese a ridosso della pescaia del sottostante mulino della comunità. La stessa identica situazione è riscontrabile nella prima rappresentazione geometrica dell’edificio, costituita dalla mappa d’impianto del Catasto Generale Toscano risalente al 1823.[11]In essa l’ospedalino è costituito dalla particella individuata dal numero di mappa 163. Essendo quest’ultima una rappresentazione geometrica, è però possibile confrontare le misure desumibili dalla mappa con la situazione attuale. Questo confronto porta a confermare le supposizioni finora esposte, ovvero che l’ingombro del complesso attuale coincide con quello precedente. Tutto ciò ci porta dunque a concludere che il complesso attuale è sorto semplicemente sopraelevando il vecchio edificio. Questo fornirebbe dunque una spiegazione del soffitto attuale dell’oratorio, semplice e senza alcuna decorazione.
In definitiva si può concludere che, fino al periodo fra le due guerre mondiali, il complesso dell’Ospedalino non dovette aver subito alcuna sostanziale modifica, rimanendo pressoché inalterato per molti secoli.[12]D’altronde è la stessa situazione che si avverte nel paese: ancora nella planimetria catastale sono perfettamente evidenti e visibili le due porte, porta Fiorentina e porta Bolognese, almeno tre delle originarie quattro torri angolari, tre torrioni laterali ed ampie porzioni di mura. Nella zona dell’Ospedalino era ancora perfettamente esistente e funzionante il sistema di mulini del paese, con la pescaia del mulino della comunità di “Vetta Porta” che lambisce l’ospedalino e d il cui canale, passando sotto un ponte, arriva ad alimentare le sue macine.Le prime grosse modifiche rispetto ad un sistema consolidato da secoli si hanno soltanto nel millenovecento, principalmente nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, per poi portare ad un completo stravolgimento a partire dagli anni cinquanta. Per l’Ospedalino le decisive variazioni si sono probabilmente verificate quando le mutate regole e organizzazioni di assistenza sanitaria portarono ad abolire il ruolo di ospedaliere e la necessità di avere, in paese, uno spazio di prima accoglienza per i malati. E’ sicuramente a seguito di ciò che la vecchia abitazione, privata ormai di qualsiasi ruolo “pubblico”,fu probabilmente venduta e successivamente ampliata, al fine di renderla atta a rispondere alle nuove esigenze abitative. Ad uso pubblico, come testimonianza dell’illustre passato, rimase dunque il solo oratorio.
Il ridimensionamento del complesso non fece comunque venir meno l’importanza e l’affetto che gli abitanti provavano per l’edificio. Intanto proseguì l’importante ruolo a supporto dei bambini abbandonati. Anche se i nuovi incaricati di questo servizio non svolgevano più questo incarico a tempo pieno, “l’ospedalino” rimase pur sempre il luogo di riferimento in caso di bisogno. Poi pian piano acquistò sempre più importanza l’aspetto devozionale: la bellissima Madonna con Bambino fu attribuita di particolari grazie, al punto da venire dotata di un altare in muratura e protetta da una teca lignea decorata e vetrata che, se da un lato ha inevitabilmente danneggiato le figure laterali che la circondavano, da una parte ha protetto l’immagine principale dai guasti del tempo, del fumo delle lampade e da interventi umani. Tra essi figurano senz’altro i graffiti (visibili soprattutto nella porzione a sinistra in basso dell’immagine) e maldestri interventi di restauro. Tra essi figura probabilmente un intervento effettuato nella seconda metà del milleottocento di cui da testimonianza il Chini nella sua “Storia del Mugello”. Nel descrivere la cappella dell’Ospedalino egli infatti annota che “vi sono affreschi rappresentanti S. Francesco, S. Antonio e una Madonna assai guasta da chi pretese restaurarla e ricolorirla” [13].
L’urna della Madonna fu presto ricoperta di ex voto, ovvero di omaggi da parte di chi aveva ricevuto una grazia o si sentiva beneficiato di un particolare favore. Purtroppo buona parte di essi sono oggi andati perduti, trafugati nei recenti periodi di abbandono.
Pian piano però anche l’utilizzo devozionale si è andato riducendo, rimanendo limitato al rosario mariano che ancora si tiene tutti i giorni durante il mese di maggio. Nonostante ciò il legame che i gallianesi provano per l’ospedalino rimane forte. Testimonianza di ciò rimangono le varie raccolte di firme effettuate tra i paesani per chiederne la salvaguarda ed il recupero[14], e le iniziative svolte da gruppi o singoli privati cittadini nel corso degli ultimi anni per cercare di valorizzarlo[15]. Lo stesso amore che ha portato un gruppo di privati cittadini, riuniti attorno al nome “Gli amici di Galliano”, a farsi promotori di una raccolta documentale, estesa all’intero paese, che si propone non solo di supportare le iniziative fattive di restauro ed i relativi studi storici messi in atto, ma anche di non disperdere un patrimonio di usi e conoscenze che è stato uno degli elementi fondanti dell’identità paesana.
Leonardo Cerbai
[1]Ildefonso di S. Luigi, “Delizie degli Eruditi Toscani”, Firenze, 1778, t. VII, p. 275.
[2]Chini L., “Storia antica e moderna del Mugello”, Firenze, Roma, Multigrafica, 1969 (Rist. Anast. dell’ed.: Firenze, 1875, p. 116
[3] Marchionne di Coppo Stefani, Istoria Fiorentina, L.IV, in Ildefonso di San Luigi, op. cit., Firenze, 1778
[4] A.S.Scarperia, F.3952 – Podesteria di Barberino – Visita di Spedali, 6 settembre 1610
[5] A.P.G., Relazione del Cappellano don Gio. Pananti al prof. Morozzi, 1758
[6] ASF, Capitani di Parte Guelfa, Mappe, f. 120, Comunità di Gagliano
[7]Chini L., Storia Antica e Moderna del Mugello, libro quarto – capitolo III, pag. 37, Firenze, 1876
[8] A.S.F., Fondo Ceramelli – Papiani da Picchena, f.3763
[9] A.S.F., Ubaldini- Vaj Geppi. F.587
[10] A.C.B., Campione di Strade eseguito dal Perito Agrimensore Antonio Rossi, Popolo di San Bartolomeo a Gagliano
[11] A.S.F., Catasto generale Toscano, Mappe, Comune di Barberino di Mugello, Sez. D. Detta di Gagliano
[12] Anche una successiva rappresentazione catastale del castello, risalente al 1888, conferma pressoché in toto la rappresentazione precedente di 55 anni prima
[13] Chini L., Op. cit., pag. 37, Firenze, 1876
[14] Tra essi sicuramente vanno menzionate una possente petizione effettuata negli anni ottanta presso il comune per chiedere l’annullamento di alcuni progetti che prevedevano la trasformazione edilizia del complesso e la chiusura della cappellina, e una raccolta di oltre trecento firme effettuata nel 2018 per promuovere l’Ospedalino fra i beni del cuore del FAI
[15] Tra essi le iniziative effettuate da parte del passato Consiglio di Frazione, con il coinvolgimento anche di alcuni restauratori per cercare di capire come poter intervenire sul bene.
Pingback: Galliano riscopre il suo Ospedalino, ricco di arte e di storia. E lo si vuole restaurare